Confagricoltura Asti interviene con forza nel dibattito generato dalla pubblicazione delle valutazioni dell’Airc (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) correlate al consumo di carni rosse e carni trasformate. Dati largamente travisati dai giornali e che rischiano di affossare un settore, quello zootecnico, già in ginocchio per effetto della crisi economica. Perentorio il commento di Francesco Giaquinta, direttore di Confagricoltura Asti: “La carne degli allevamenti piemontesi è regina indiscussa della tavola visto il suo ruolo essenziale in qualsiasi dieta sana ed equilibrata. Non a caso è inserita da nutrizionisti e pediatri ai vertici della piramide alimentare e rinunciarvi comporta gravi carenze nutrizionali: bassi livelli di ferro, proteine, vitamina D e vitamina B12, quest’ultima completamente assente nelle diete vegane. In discussione non sono quindi la qualità delle carni nostrane e i metodi di allevamento, di assoluta avanguardia per la salute degli animali e il rispetto dei ritmi naturali. Siamo disponibili ad approfondire il dibattito ma questo deve essere incentrato sui metodi di cottura: da preferirsi sono la bollitura (il bollito misto alla Piemontese è un ottimo esempio di primo piatto unico e completo), la cottura in padella (a fiamma bassa e senza l’aggiunta di sughi o condimenti ad alta concentrazione di grassi) e la cottura a vapore, in assoluto il metodo più salutare e indicato per salvaguardare le proprietà nutritive della carne. Generare infondati allarmismi per conquistare le attenzioni dei lettori rischia di creare devastanti ripercussioni nella filiera della carne nostrana, che annovera per la provincia di Asti circa 1000 aziende e 3000 addetti complessivi”.