FRANCESCO RAVINALE VESCOVOCome da tradizione a pochi giorni dalla domenica di Pasqua il vescovo della Diocesi di Asti Francesco Ravinale, scrive a tutti i fedeli. Un messaggio di auguri che quest’anno è ancora più caloroso che in passato, visto che cade a pochi giorni dall’elezione del nuovo pontefice, papa Francesco, che vanta origini astigiane. “Non mi riesce difficile in questi giorni formulare l’augurio di buona pasqua, perché la figura e i gesti di Papa Francesco ci coinvolgono in una sensazione di novità che ci permette di vivere il mistero pasquale in chiave di rinnovamento e di vita nuova. Con il suo stile così sobrio e privo di retorica il nuovo Papa ci ha fatto capire con molta chiarezza che la Chiesa è chiamata ad essere una cosa nuova, non rifiutando quello che è, ma semplicemente vivendo fino in fondo quello che è chiamata a essere. La stessa scelta del nome, Francesco, è ricca di provocazioni, perché con l’esempio del Santo di Assisi esprime il sogno di una Chiesa povera e vicina ai poveri, talmente libera da sapersi concentrare nella ricerca dell’essenziale. In questi primi giorni del suo pontificato ci siamo accorti che veramente Papa Francesco non si attarda sui fronzoli, ma ci richiama con il suo comportamento a tenere bene in evidenza alcuni comportamenti essenziali. In primo luogo l’umanità. Prima di essere papa, vescovo, prete, cristiano, ci ha dimostrato di essere uomo autentico. Non è privo di significato il saluto che ha rivolto a tutti nel momento in cui si è presentato per al prima volta: Fratelli e sorelle, buona sera. Così come non possiamo dimenticare uno dei suoi primi gesti pubblici è stato quello di saldare il conto nella casa che lo aveva ospitato . Anche il deferente pensiero rivolto al suo predecessore è stato segno di umanità squisita, con l’evidente convinzione che il mondo non comincia con noi e chi è venuto prima merita sempre la massima considerazione. In secondo luogo ci ha testimoniato e proposto il senso di Chiesa, a volte messo in ombra proprio dalla luminosità delle cariche. Con molta semplicità ci ha parlato del Vescovo Emerito di Roma e del suo essere Vescovo di Roma, pur venendo dalla fine del mondo. Forse non ce ne siamo accorti, ma con questo atteggiamento ci ha insegnato come deve essere chi vuole ispirarsi ai documenti del Concilio Vaticano II per vivere la sua vicenda di Chiesa. Papa Benedetto ci aveva chiesto per questo anno della fede di conoscere meglio il Concilio Vaticano II, in particolare quel documento basilare che è la Costituzione sulla Chiesa, il grande mistero di salvezza, che prima di mettere l’accento sulla gerarchia parla del popolo di Dio. Papa Francesco, quasi sorvolando sulla sua posizione di sommo pontefice, ci ha ricordato che siamo un popolo incamminato verso la piena realizzazione del Regno di Dio e ci ha invitati a compiere insieme, Vescovo e popolo, questo cammino, accettando umilmente di avere bisogno dei fedeli e della loro preghiera. Altro elemento che ci ha indicato come essenziale è stata la preghiera, una realtà così semplice che può sgorgare in ogni luogo, in qualsiasi momento e trova il suo ambiente naturale nel silenzio. Tutti ricordiamo con commozione il Padre nostro, l’Ave Maria e il Gloria al Padre per Benedetto XVI; la preghiera che ci ha chiesto di fare per lui nel silenzio; il pellegrinaggio a S. Maria Maggiore per affidare la sua nuova missione alla Madonna, esprimendo con naturalezza non solo l’importanza della preghiera, ma anche la certezza che Maria è Madre e Modello della Chiesa, proprio come ci ha insegnato il Concilio Vaticano II, nel capitolo conclusivo della costituzione dogmatica della Chiesa. Con questo stile di umanità, senso di Chiesa e spirito di preghiera non sarà difficile per Papa Francesco camminare, edificare e confessare Gesù Cristo noi potremo accompagnarlo e lasciarci guidare nell’esperienza della vita di Chiesa, che quanto più è autentica, tanto più si percepisce come bella ed efficace. L’augurio che rivolgo di cuore a questa Chiesa diocesana in prossimità della Pasqua è quello di imitare quest’uomo che inizia il suo ministero di successore di Pietro e lo vive con uno stile di grande autenticità, dimostrandosi uomo vero, che agisce con correttezza; vero uomo di Chiesa, che vive nel comportamento gli alti insegnamenti dei documenti conciliari; vero nella sua spiritualità, che sa trasmettere con estrema naturalezza. In pochissimo giorni Papa Francesco ci ha indicato il rinnovamento da ricercare nella prossima Pasqua. Se sapremo camminare con lui in questa direzione, abbiamo la speranza che veramente il Signore aprirà una strada nel deserto di un mondo secolarizzato. Soprattutto se ciascuno di noi, anziché chiedersi cosa devono fare gli altri, sarà disponibile a imitare in prima persona questo esempio luminoso”.