Bilancio catastrofico per molti paesi del nord Astigiano dopo la violentissima grandinata di domenica scorsa.
Siamo stati tra i primi a fornirvi in presa diretta le drammatiche testimonianze fotografiche che ci giungevano dai nostri lettori – ai quali va il nostro più vivo ringraziamento – verso le 20 di domenica, ossia pochi minuti dopo la fine della grandinata che ha martellato i cieli del nord Astigiano per circa mezz’ora, ed era chiara fin da subito la portata straordinaria e devastante dell’evento che ha colpito con maggiore intensità i centri di Passerano Marmorito, Berzano San Piero, Albugnano, Campo Lungo, Cerreto e, in parte, Castelnuovo Don Bosco, nei quali l’imminente vendemmia della freisa e della malvasia è “praticamente azzerata”, come dichiarato da Enrico Masenga, tecnico di Confagricoltura.
L’epicentro del violento nubifragio è stato localizzato a Cocconato dove la grandine – caduta con chicchi grandi come albicocche – ha severamente danneggiato case rurali, stalle, auto in sosta e pure la caserma dei carabinieri, mentre il forte vento ha divelto i tetti di alcune abitazioni.
L’evento estremo ha arrecato danni ingenti anche alle culture di mais, già stressate dall’eccezionale siccità. “Invece della pioggia è arrivata la grandine che mette a rischio il raccolto 2012”, sottolineano con amarezza da Confagricoltura, che nella stima dei danni afferma non sia azzardato ipotizzare “cifre a sei zeri con uno stop alle coltivazioni di pregio, soprattutto in campo vitivinicolo”.
Mario Porta, direttore provinciale della Cia di Asti, ha già invitato gli agricoltori a denunciare i danni ai fabbricati e alle strutture in vista di un risarcimento, auspicando che Provincia e Regione riconoscano lo stato di calamità naturale. Il rischio – rileva Porta – è non solo la perdita dei raccolti del 2012 ma anche quelli della prossima annata “a causa dell’impossibilità di ripresa vegetativa da parte delle piante danneggiate”.
L’estate 2012 sarà sicuramente ricordata negli annuali di meteorologia: secondo il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) stiamo vivendo, infatti, la stagione più calda degli ultimi 121 anni, seconda solo a quella del 2003 che provocò, dai dati forniti a suo tempo dal Ministero della Salute italiano, circa 4000 decessi dovuti al calore. La tromba d’aria – e connessa grandinata – di domenica scorsa non è il primo evento estremo registrato nell’estate astigiana: restano ancora tracce evidenti del violento nubifragio che sferzò il capoluogo provinciale il 21 giugno scorso provocando danni per circa 500.000 euro.
L’origine di queste manifestazioni naturali straordinarie è da imputarsi alla persistente calicola, insediatasi su tutta la Penisola dagli inizi di luglio, che scontrandosi con massicce correnti d’aria fredda proveniente dal nord Europa costituisce il “carburante” ideale per fenomeni devastanti.
In siffatto contesto non deve quindi stupire la rilevanza dei seppur tardivi fenomeni grandigeni che stanno devastando molte zone del nord Italia; la grandine, infatti, si genera nei cumulonembi, grandi formazioni nuvolose a sviluppo verticale, al cui interno le gocce piovasche tormentate da violente raffiche di vento, salgono e discendono vorticosamente fino a quando non incontrano strati più freddi e si congelano, rafforzando gli strati di ghiaccio già esistenti e cadendo al suolo grazie all’influsso della forza di gravità.

Le foto del nubifragio sono disponibili sulla nostra pagina Facebook al seguente indirizzo: www.facebook.com/media/set/?set=a.429411510438275.90326.104463729599723&type=3

Fabio Ruffinengo