Il vescovo Marco Prastaro è in viaggio in Brasile, in missione della diocesi di Juina.Pubblichiamo il diario della missione.

Martedì 5 novembre

La notte è stata breve, ma il sonno molto ristoratore. 
I seminaristi alle 6,15 sono in chiesa per la preghiera. Alle 7 sono già a scuola. Qui fa caldo e bisogna sfruttare bene le poche ore fresche della giornata.
È Douglas, insieme ad Andrea, a farci da guida in questa mattinata.
Passiamo subito alla facoltà teologica. Entriamo nella classe di don Italo e salutiamo i suoi alunni. Passiamo poi dal direttore della scuola. Ci parla della sforzo della Chiesa brasiliana a creare una cultura cattolica nel paese attraverso le università. Condivide con noi riflessioni profonde. Penso alla nostra chiesa europea che ha molto raffreddato questo afflato missionario di presenza significativa attraverso le università cattoliche.
In città visitiamo la scuola salesiana di San Gonzalo. Una scuola con 2400 alunni dalla materna alle medie. Il direttore ci porta in visita: la biblioteca, i grandi cortili tipici degli oratori salesiani, le aule dei ragazzi, la Chiesa con vetrate raffiguranti i santi salesiani: don Bosco, la Mazzarello, Domenico Savio, Francesco di Sales. Sembra che Cuiabá sia stata proprio sognata da Don Bosco, che ne indicò la posizione geografica. Nei cortili i murales riprendono i momenti salienti della vita di don Bosco, la sua frase “Basta che siate giovani perché vi ami” sovrasta i cortili.
Ci rechiamo poi alla chiesa di San Benedetto preto (cioè nero). La Chiesa più antica della città. Due statue davanti alla chiesa sono piene di rimasugli di candele e forse anche olio, segno della continua devozione. La Chiesa purtroppo è chiusa e ai molti campanelli a cui suoniamo nessuno mai risponde.
Rientriamo in Seminario, con don Luigi celebriamo messa. Douglas ci assiste, legge le letture in Brasiliano anche se noi celebriamo in Italiano. 
Alle 12 pranzo coi ragazzi che arrivano da scuola.
Nel pomeriggio don Italo ci porta a visitare una realtà che lui sta seguendo come padre spirituale. Si tratta di un gruppo di giovani, due ragazzi, quattro ragazze e una anziana signora che intendono consacrarsi in una vita fatta di preghiera e servizio ai poveri. Visitiamo prima la casa delle ragazze, poi andiamo in un quartiere della periferia perché in una casetta del rione una coppia raduna i bambini del quartiere. I bimbi fanno doposcuola, mangiano insieme e sono seguiti dalla coppia e dalle ragazze che periodicamente vengono a fare volontariato. Quando arriviamo i bambini stanno pregando con il rosario nel cortiletto. Sono almeno una ventina e riempiono quasi tutto lo spazio. Mentre la coppia mi fa visitare la loro casa, le ragazze giocano coi bambini. Nonostante il pochissimo spazio riescono a correre. La casa è semplice: la cucina, una sorta di tinello, la camera della coppia, una sala che fa da magazzino per il vestiario e il cibo che periodicamente viene distribuito alle famiglie bisognose. Le ragazze hanno portato una grande teglia con una torta che sarà la merenda dei bambini. Don Italo mi ricorda che dei benefattori astigiani permettono a questa bella iniziativa di andare avanti. Concludiamo il rapido incontro recitando un’ave maria e con la benedizione dei piccoli. Ci salutano festanti mentre ripartiamo, alcuni preso coraggio, chiedono a don Luigi, che è grosso e con il barbone bianco, se sia Babbo Natale.
Usciti dalla città ci inoltriamo in una zona boschiva. Qui i ragazzi hanno avuto in dono un grosso terreno e hanno riadattato una stalla come casa della loro comunità. Nonostante non abbiano ancora l’allacciamento all’acquedotto ed abbiano una sola lampadina, i due Lucas vi abitano da qualche giorno. La casa è stata ristrutturata con grande essenzialità. Alla cappellina mancano ancora le finestre e la porta, i bagni non hanno ancora tutti i sanitari, la cucina è nella grande veranda aperta. La zona è vicinissima al fiume ed in mezzo al bosco. Avrebbe bisogno di essere recintata, non tanto per proteggersi dai ladri, ma perché l’area è abitata dai coccodrilli e dalle pantere. I ragazzi ci illustrano i loro piani e sogni circa la fondazione che hanno intrapreso. Concludiamo pregando insieme e benedicendo i locali. Rientriamo quindi a Cuiabá.
In seminario in questi giorni vi sono 2 ragazzi di un’altra diocesi che stanno facendo il ritiro per il diaconato. Alle 18,15 ci incontriamo con loro e mi viene chiesto di condividere alcuni pensieri. Ricordo loro che vi è un aspetto su cui si baserà tutta la loro vita futura al di là di ciò che materialmente faranno: il Signore li ha scelti, loro hanno dato la loro vita a Gesù e Gesù si è preso la loro vita gioendo del dono ricevuto.
Dopo cena uno dei seminaristi mi taglia i capelli, nel frattempo mi dice anche lui di avere origini italiane, anzi ha ora ottenuto il doppio passaporto.