Oggi domenica 13 luglio, nell’ambito della rassegna AstiMusica, salirà sul palco di piazza Alfieri Cristiano De André con il suo tour “De André canta De André Best of Estate 2025”. Sarà un’occasione unica per rendere omaggio al vastissimo repertorio del padre Fabrizio. Questa tournée estiva segna un nuovo capitolo per il progetto “De André canta De André”, che, a partire dal 2009, ha già visto la pubblicazione di quattro album. Sul palco, Cristiano De André, riconosciuto come l’unico vero erede del patrimonio musicale deandreiano, sarà accompagnato da una band d’eccezione, per un concerto che arriva ad Asti dopo il grande successo del “De André canta De André Best of Tour Teatrale”, che, nelle sue tappe, ha registrato diversi sold out. Per l’occasione, abbiamo avuto il piacere e l’onore di intervistare il cantautore e polistrumentista.
Come nasce e cosa ha scaturito il desiderio di realizzare il progetto “De André canta De André”?
“Era inizialmente un desiderio di mio padre. Nell’ultimo tour fatto insieme, “Anime salve”, io avevo arrangiato alcuni brani e anche un brano del disco, che era “Le acciughe fanno il pallone”. A lui piacquero moltissimo questi arrangiamenti che avevo creato e quindi il suo desiderio era che io prendessi in mano altri brani suoi e gli dessi un nuovo vestito, una nuova vitalità. Ci stavo già pensando, poi purtroppo è andata come è andata. Ci sono stati anni parecchio difficili. Poi ho preso il coraggio e ho deciso di farlo comunque per conto mio. Parte, quindi, proprio dal suo desiderio. Sono quattro album, adesso, che ho registrato, dedicato a lui è “De André canta De André”. La differenza che c’è tra questo tour rispetto a quello del 2009-2010 è che sono stati fatti altri album e in questo caso abbiamo preso, secondo noi, il meglio di questi quattro lavori, e quindi il best of è proprio questo. Racchiude le cose migliori che abbiamo arrangiato”.
In quanto artista polistrumentista, suonerà la chitarra acustica e classica, il bouzouki, il pianoforte e il violino. Verrà accompagnato dai musicisti Osvaldo di Dio, Davide Pezzin, Luciano Luisi e Ivano Zanotti e con nuovi arrangiamenti, farà rivivere le canzoni di suo padre. Che valore assume l’arrangiamento musicale nelle canzoni? Allora come oggi? Qual è la principale fonte di ispirazione? Cosa ha rinnovato in questi anni? Cosa troveremo di nuovo in questo concerto?
“Ci sono stati altri dischi, quindi in qualche modo siamo andati avanti. Questo tour , come ho detti, è il best of di questi quattro dischi. Gli arrangiamenti sono nati dalle mie passioni musicali, da quello che ho sempre ascoltato: musica anni ‘70, grandi gruppi, grandi cantautori internazionali. Quindi l’impronta musicale è quello che mi è piaciuto mettere in questo lavoro. Ho lavorato con grandi arrangiatori come Luciano Luisi, Max Marcolini, Stefano Melone, quindi persone che interpretavano tutte queste mie idee e le mettevano in pratica. È stato un lavoro molto difficile, perché bisogna stare molto attenti a mettere mano a delle opere così importanti, senza snaturarle oppure non andare a soverchiare quello che il testo vuole significare, ma anzi cercare di dargli una spinta maggiore persino. È stato un lavoro molto lungo e certosino”.
Ritiene, quindi, che sia questa la chiave per far rivivere canzoni di questo calibro?
“Sì, bisogna stare intorno alle parole, alle poesie che Faber ha scritto, quindi dargli ancora più significato”.
L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 11 luglio 2025
Dana Proto