ospedaleSi è tenuto lo scorso 3 settembre nella Sala Nebiolo della Confartigianato Asti, l’incontro informativo con i cittadini, organizzato dal Comitato No Teleriscaldamento, sul progetto di Teleriscaldamento di Asti.
Nella sala messa a disposizione dalla Confartigianato di Asti, si sono succeduti vari interventi, che hanno permesso ai cittadini presenti di approfondire l’argomento e focalizzandosi sulle criticità del progetto presentato dal Comune e dalla società Asti Energia e Calore, partecipata di ASP.
Ha fatto gli onori di casa Luigi Poggi, presidente ANAP Confartigianato Asti, che ha moderato l’incontro. Biagio Riccio, presidente della Confartigianato Asti, ha aperto la serata indicando la posizione netta della Confartigianato: “Ribadisco che la posizione contro il teleriscaldamento non è una posizione personale del signor Biagio Riccio, ma è una posizione di Confartigianato”.
Sono quindi intervenuti alcuni membri del Comitato contro il progetto del Teleriscaldamento ad Asti che, con il supporto di diapositive, hanno fatto il punto della situazione del progetto stesso che “prevede addirittura la realizzazione della centrale, di potenza superiore ad 80 MW, nell’area di pertinenza dell’Ospedale Cardinal Massaia, ovvero nell’area più sensibile della città, lasciando in mano ai privati un’area pubblica e sottraendola a possibili future necessità di natura sanitaria ed ospedaliera”.
La raccolta delle 300 firme autenticate necessarie per richiedere al sindaco di proporre una consultazione popolare mediante referendum senza quorum per chiedere ai cittadini di Asti se sono favorevoli o contrari al progetto di teleriscaldamento ad Asti come presentato dall’amministrazione comunale, è stata vanificata dalla decisione di Giunta di respingere tale richiesta. Le motivazioni si riferiscono al fatto che la realizzazione del teleriscaldamento sia stata prevista nel programma elettorale dell’attuale sindaco e che lo Statuto Comunale preveda questo come causa di non ammissibilità del referendum.
Durante la serata sono stati evidenziati i numerosi punti critici che anche lo stesso sindaco ha chiaramente evidenziato per iscritto nella sua relazione contenuta nella delibera della Giunta Comunale numero 518 del 19 novembre 2014.
“Innanzitutto – fanno sapere da Confartigianato – il teleriscaldamento dà al gestore dell’impianto il monopolio assoluto, in quanto nessun altro soggetto potrebbe fornire il servizio e, dunque, le tariffe di vendita non godrebbero di alcun controllo garantito dal mercato: le bollette potrebbero quindi raggiungere delle cifre considerevoli. Inoltre, il teleriscaldamento è ormai una tecnologia vecchia e meno efficiente delle moderne caldaie a condensazione anche a causa delle inevitabili perdite di calore lungo la rete di distribuzione. E’ un danno ambientale perché non utilizza fonti di energia rinnovabili e non si garantisce una riduzione significativa dell’inquinamento cittadino, che nel caso di Asti è causato principalmente dal benzene, cioè dalla circolazione veicolare, e non certo dal riscaldamento degli edifici.
Le notevoli dimensioni dell’impianto necessiterebbero di camini molto alti per la dispersione dei fumi, mentre nella documentazione presentata per la ‘Valutazione di Impatto Ambientale’ (VIA), messa a disposizione dal 7 di agosto sul sito della Provincia di Asti, l’altezza dei quattro camini indicata nel progetto presentato può dar adito a seri dubbi di adeguatezza. In ogni caso, la ricaduta atmosferica interesserebbe tutta la città e non solo l’ospedale e gli edifici abitati circostanti. La posa di 30 Km di tubi interrati lungo le strade cittadine comporterebbe inoltre inevitabili disagi dovuti alla realizzazione di importanti e lunghe opere di scavo e conseguenti modifiche della viabilità.
Questo progetto non prevede un effettivo controllo pubblico del servizio e causerebbe inevitabilmente un danno sociale perché il risparmio dichiarato del 6-8% non arriva nemmeno ad essere equivalente all’agevolazione fiscale relativa all’Iva ridotta al 10%.
Inoltre, nella stessa relazione del sindaco non manca neppure l’ammissione che la città di Asti sia già ampiamente metanizzata con impianti efficienti e adeguati alle normative, arrivando addirittura a scrivere che “il rischio che si correrebbe con la centrale di teleriscaldamento sarebbe quello di inquinare di più ma in maniera concentrata”.
Angelo Porta (Legambiente) ha ricordato la posizione non necessariamente positiva di Legambiente sul teleriscaldamento e ha illustrato l’iter del progetto, ricordando il termine del 6 ottobre per la presentazione delle osservazioni da parte di chiunque sia interessato; ha inoltre evidenziato alcuni punti critici sul bilancio energetico della nuova centrale e la composizione sociale di AEC con la conseguente probabile mancanza di un effettivo controllo pubblico del servizio.
Giancarlo Dapavo (Legambiente) ha presentato alcune alternative al teleriscaldamento, quali la riqualificazione energetica degli edifici che permette sempre di ottenere un reale risparmio energetico con una vera riduzione dell’inquinamento ambientale e con costi molto più ridotti rispetto al progetto di teleriscaldamento proposto da AEC.
A conclusione della serata, sono intervenuti due rappresentanti di Comitati contrari al Teleriscaldamento che hanno portato le loro testimonianze da Alessandria (Gianni Gatti, Comitato Teleriscaldamento e sue alternative) e da Chivasso (Ugo Franchi, Presidente del Comitato Vivi Chivasso), illustrando le situazioni che i cittadini delle rispettive città stanno vivendo per quanto concerne i progetti di Teleriscaldamento portati avanti dalle loro amministrazioni comunali: “progetti che già in fase di analisi prevedono consumi di gas metano doppi rispetto a quelli degli impianti esistenti con conseguente maggiore inquinamento ambientale; progetti i cui dati relativi alle emissioni degli inquinanti rilevati con gli impianti in funzione sono risultati molto superiori a quelli dichiarati nei progetti stessi; progetti i cui costi sono lievitati a dismisura come i tempi di realizzazione; centrali di teleriscaldamento in cui i combustibili utilizzati sono stati cambiati ‘in corso d’opera’ causando sensibili aumenti dell’inquinamento cittadino, non rispettando le prescrizioni previste per questi progetti”.
E’ stato inoltre annunciato ufficialmente dai Comitati di Asti, Alessandria e Chivasso, il via a quella che diventerà una grande “Rete dei Comitati contro il Teleriscaldamento insostenibile” che riunirà molte realtà italiane che stanno combattendo contro questi progetti, per poter estendere in tal modo le azioni dei Comitati sul piano nazionale.
“Questa Rete si rende necessaria perché i progetti di Teleriscaldamento in atto in tutta Italia fanno parte di un piano di Governo che ormai sta portando tutto alla privatizzazione (dai trasporti, all’acqua pubblica, all’energia); piano in cui i cittadini risultano poi essere sempre più vessati in quelli che sono i loro bisogni primari”.