Non solo utenti, ma anche ricercatori per testare il funzionamento dei servizi di cui sono essi stessi fruitori: è l’incombenza che, per oltre un anno, ha impegnato 6 pazienti della Struttura Psichiatria Valle Belbo interna all’Asl AT.
Il progetto puntava, in particolare, a verificare l’efficacia degli inserimenti lavorativi promossi dall’Azienda a favore degli utenti psichiatrici che usufruiscono di borse lavoro ed analizzare le loro motivazioni, i dubbi e le difficoltà rispetto alle possibilità di trovare e mantenere un impiego. Per fare questo i 6 pazienti prescelti hanno concorso alla stesura di un questionario successivamente sottoposto a 55 fruitori della Psichiatria Valle Belbo, che ne conta complessivamente 565.
Per loro anzitutto una fase di formazione e poi una di lavoro sul campo, entrambe coordinate dalle referenti Asl AT Caterina Corbascio, direttore del Dipartimento di Salute Mentale e della S.O.C. Psichiatria Valle Belbo, e Gabriella Sala, responsabile Integrazione Socio-Sanitaria.
Per la costruzione del questionario si è potuto contare anche sulla supervisione della professoressa Shula Ramon, esperta di livello internazionale e docente alla Facoltà di “Health and Social Care” di Cambridge.
I risultati del progetto sono stati presentati da Corbascio e Sala alla conferenza internazionale “Lifelong Learning and Empowerment in Mental Health” tenutasi a Parigi, appuntamento dedicato alle iniziative di lavoro e formazione a favore di utenti psichiatrici a cui l’Asl astigiana è stata invitata per illustrare la propria esperienza.
Tra le indicazioni particolarmente significative emerse dai questionari compilati dai pazienti, quella sulle cause che rendono difficile ottenere o conservare un impiego.
“Oltre il 90% degli intervistati – illustra Sala – ha risposto che l’ostacolo principale risiede nella situazione di crisi economica, oltre che nella loro età e mancanza di qualifiche professionali. Solo il 10% vede nella malattia mentale un motivo di impedimento. Questo dato ci dice che i pazienti si sentono sostanzialmente ben integrati al tessuto sociale ed individuano gli stessi ostacoli percepiti da tanti altri cittadini”.
“Il valore aggiunto del progetto – aggiunge Corbascio – sta nel coinvolgimento diretto dei pazienti che hanno saputo aiutarci a tracciare una valutazione qualitativa del nostro servizio secondo il loro punto di vista”.
L’iniziativa è stata finanziata dalla Regione, nel 2009 e 2010, nell’ambito dei progetti di ricerca sanitaria finalizzata e ha visto la collaborazione dell’Associazione Cerchio Aperto di Canelli.
I risultati ottenuti sono consultabili al sito internet www.lifelonglearninginmentalhealth.net