migranti5Verranno trasferiti a Capriglio, nell’ex canonica appena ristrutturata, fra pochi giorni, appena concluse tutte le visite sanitarie, i 15 migranti pakistani arrivati ad Asti nella notte fra mercoledì e giovedì. Attualmente i profughi, tutti di età compresa fra i 25 e i 35 anni, sono ospitati temporaneamente nell’oasi Wwf Villa Paolina, una sistemazione di primissima emergenza in attesa di una struttura più “duratura”. Capriglio ha onorato la sua mamma Mergherita, rispondendo subito alle necessità dei migranti, che lavoravano come “contractors per società libiche nel settore dell’edilizia e mettendo a disposizione l’ostello destinato ai pellegrini in visita al vicino Colle Don Bosco. Un edificio appena ristrutturato e che può accogliere comodamente i profughi. La macchina della solidarietà si è messa subito in moto, come ci ha sottolienato l’architetto Elisabetta Serra direttore dell’Ecomuseo Basso Monferrato Astigiano che ha in gestione la struttura. “Le donne del paese hanno raccolto l’insegnamento di mamma Margherita (madre di Don Bosco ndr) rimboccandosi subito le maniche in vista dell’arrivo dei giovani – ci spiega -. Abbiamo trovato maestre in pensione e professionisti che terranno lezioni di italiano, mentre ci stiamo attrezzando per i pasti, grazie alla collaborazione del Ristoro del Colle Don Bosco e delle Pro Loco della zona”. Nonostante l’efficienza dimostrata sul campo, serve l’aiuto della cittadinanza. “C’è bisogno di biancheria, scarpe, abiti ma anche biciclette per permettere ai migranti, una volta inseriti nella comunità caprigliese di potersi spostare nei paesi vicini”. I 15 migranti pakistani si ano ad aggiungere a quelli arrivati a Gorzano e ora sistemati in diverse zone del territorio e ai 50 giunti un paio di settimane fa nella Casa del Pellegrino di Villanova. Tre “sbarchi” nel giro di un mese che sono il termomento di un fenomeno nazionale, quello dei flussi migratori, che non può essere considerato una semplice emergenza. Proprio per questo, in vista dei molto più che probabili arrivi di altri profughi nei prossimi mesi, la diocesi di Asti sta lavorando alla costruzione di un’equipe ad hoc. Un team di rappresentanti delle diverse realtà diocesane, guidate dal vescovo Francesco Ravinale, che ha l’impegno di creare una rete di luoghi, ma anche di volontari, di esperti e di risorse. Nei giorni scorsi si è svolta una prima riunione che ha coinvolto una quindicina di persone fra sacerdoti, laici e volontari. Scopo del progetto organizzare l’accoglienza, ma anche sensibilizzare la comunità cattolica e stabilire le linee da tenere con la prefettura, organo che decide l’arrivo sul territorio dei profughi. Fra i primi passi che l’equipe intende compiere ci sono la ricerca e il censimento di luoghi non utilizzati di proprietà di diocesi e parrocchie; la ricerca di volontari e la creazione di una rete, in modo che sia coperta ogni area della diocesi e la delineazione di alcuni compiti specifici da individuare (insegnanti di italiano, assistenti sociali, esperti di diritto, mediatori culturali). Non solo. E’ il volere della squadra è quello di mantenere i contatti con gli altri attori protagonisti della vicenda migranti (cooperative, associazioni, amministrazioni), ma anche portare avanti un dialogo e una collaborazione con le altre confessioni. “I Cristiani  affronteranno la situazione aiutati dalla convinzione che il forestiero bisognoso di essere accolto è Gesù stesso, ma anche quanti non hanno la fortuna di dare un senso così alto dovranno comunque vivere questa nuova situazione storica con grande responsabilità – è parte dell’appello del vescovo ai fedeli di fronte all’arrivo continuo dei profughi – . Ci troviamo di fronte a una svolta della storia caratterizzata da migrazioni di massa, che gli stessi interessati vorrebbero evitare, ma che tutti siamo chiamati ad affrontare con molta concretezza, evitando timori fuori posto e ostilità preconcette. Alla comunità cristiana chiedo di mostrarsi all’altezza della situazione, collaborando con le autorità civili per trovare forme concrete di accoglienza, controllare l’emotività inevitabile e pericolosa di questi momenti e mostrare l’autenticità della propria fede”.