Lutto nel mondo del Palio di Asti. E’ scomparso infatti il pittore Colombotto Rosso che fu maestro del Palio nel 2004. L’artista era nato a Torino nel 1925.
Nel 1948 incontra Mario Tazzoli con cui più tardi aprirà a Torino la galleria Galatea che tratterà artisti del calibro di Giacometti, Bacon, Balthus. 
Quali saranno i temi dominanti della sua pittura sono anticipati dalla “piccola storia per un bambino che aveva grandi orecchie e piccole zampe”, che scrive in questo stesso periodo e sarà pubblicato più tardi con il titolo di “Storie di Maghe per adulti”.
Nel 1950 compie il suo primo viaggio a Parigi, dove incontra Leonor Fini, Stanislao Lepri, K.A. Jelenski, personaggi padroni già della scena internazionale e molto vicini a lui per la loro espressione artistica; queste amicizie dureranno tutta la vita. Poi Vienna, Siviglia e gli Stati Uniti costituiscono per l’artista altri importanti punti di riferimento dove ha occasione di conoscere e stringere amicizie nell’ambiente artistico con grandi personaggi. Nel frattempo espone nelle piu’ importanti gallerie europee e statunitensi con mostre personali ed è regolarmente presente con le sue opere agli appuntamenti d’arte importanti, sia in Italia che in altri Paesi europei e negli Stati Uniti. Si cimenta altresì nel cinema e nel teatro disegnando scene e costumi, ad esempio nel 1970 per l’opera teatrale “Le jeu du massacre” di Jonesco per il Teatro Stabile di Torino e per la “Danza di morte” di Strindberg.
Tra i primi critici e letterati che si sono interessati della sua opera, fin dagli anni Cinquanta, si trovano nomi di primo piano quali: Marziano Bernardi, Giuliano Briganti, Giovanni Carandente, Luigi Carluccio, Libero De Libero, Alain Jouffroy, Aldo Passoni, Giovanni Testori. 
Nel 1991 lascia Torino per stabilirsi definitivamente a Camino (Al) dove inizia una nuova vita di intenso lavoro artistico, mentre si occupa meno del mercato e dell’attività espositiva. Realizza opere molto grandi, come il disegno alto due metri e lungo un chilometro.
E’ in questo momento che si libera totalmente delle esigenze del mercato ed ha così la possibilità di creare solo opere di carattere museale, non solo per le grandi dimensioni, ma soprattutto perché sono totalmente e autenticamente quelle che la sua immaginazione crea senza condizioni: sono immagini molto forti e spesso crude, se non violente per i colori, gli accostamenti (rossi sanguinei, neri, argenti) e le espressioni delle figure che “urlano” tutto dramma interiore inconfessato dell’umanità. Nella sua carriera artistica ha tenuto numerosissime mostre personali e collettive, in altrettante prestigiose sedi pubbliche e private, in Italia e all’estero. 
Vivva e e lavorava  a Camino, nell’Alessandrino.