i è svolta la scorsa settimana la “Camminata tra i beni confiscati del torinese e dell’astigiano”, ideata dall’associazione di promozione sociale Camminare Lentamente, in collaborazione con il Coordinamento Provinciale di Libera Asti.
Una quattro giorni di manifestazione, con la quale si è voluto valorizzare e far conoscere i beni confiscati alle mafie sul nostro territorio e riaffermare il principio della restituzione del maltolto alla comunità, tramite il riuso sociale dei beni stessi.
L’evento era inserito all’interno della Campagna Nazionale di Libera “Fame di verità e giustizia”, una mobilitazione per mettere al centro dell’agenda politica la lotta alle mafie e alla corruzione, suddivisa in 11 punti, uno dei quali proprio il tema dei beni confiscati, in cui viene richiesto di accrescere, valorizzare e facilitare la loro possibilità di riutilizzo.
Lo scopo dell’iniziativa è stato anche quello di sensibilizzare una Regione Piemonte, che risulta al settimo posto come beni confiscati, ma terzultima come capacità di riutilizzo.
Una camminata svoltasi in un anno – il 2025 – molto importante e speciale per la rete di Libera: nei trent’anni dalla sua fondazione nazionale, e nei vent’anni dalla costituzione del coordinamento provinciale astigiano.
L’itinerario suddiviso in quattro tappe, ha visto la partenza il 30 settembre da San Sebastiano da Po’, presso Cascina Caccia, bene “simbolo” della Regione Piemonte intitolato a Bruno Caccia (primo magistrato assassinato dalla mafia nel nord Italia), per arrivare a Castelnuovo Don Bosco, paese in cui non vi sono immobili confiscati, ma dove questa primavera è nato il primo presidio territoriale in provincia, intitolato alle vittime innocenti Mariangela Ansalone e Giuseppe Biccheri, originari di Oppido Mamertina, un paesino in Calabria dove quest’anno ci sono stati degli atti intimidatori contro dei beni confiscati. La seconda tappa il 1°ottobre con partenza da Castelnuovo Don Bosco, che ha visto i camminatori della legalità, accompagnati per una tratta iniziale da alcuni studenti dell’Istituto Tecnico Andriano, e arrivo a Dusino San Michele, piccolo paese il quale ospita dei terreni che erano stati al centro di riciclaggio di denaro, derivante dallo spaccio di sostanze stupefacenti legato alla ‘Ndrangheta, ora affidati al Comune e tramutati in Orti Sociali.Terza tappa il 2 ottobre da Dusino San Michele ad Asti, dove sono presenti in corso Einaudi due appartamenti confiscati alla criminalità e destinati all’edilizia popolare, con l’arrivo presso il Foyer delle Famiglie.
Quarta ed ultima tappa il 3 ottobre, da Asti in direzione Moncalvo, dove sorge Cascina Graziella, casa sottratta al boss di Cosa Nostra – Francesco Pace – che con il progetto “Casa delle Rose” gestito da Rinascita ONLUS, accoglie donne vittime di violenza. Ad oggi sono presenti quattro persone, in attesa della quinta. Un progetto di fatto a pieno regime.
Al termine dell’ultima tappa in frazione Santa Maria di Moncalvo vicino a Cascina Graziella in presenza dei camminatori, dei volontari di Rinascita ONLUS, di rappresentanti del coordinamento provinciale di Libera, dell’amministrazione del comune di Moncalvo e rappresentante della Prefettura di Asti per raccontare la storia del bene e dell’impegno verso il suo pieno riutilizzo.
Un ringraziamento particolare alla NOVACOOP che come sempre sostiene le iniziative su Cascina Graziella mettendo a disposizione prodotti di sostegno e ristoro ai camminatori.
I beni confiscati rappresentano un patrimonio della collettività, che attraverso l’impegno trasversale di istituzioni, società civile e enti del terzo settore ridanno nuova vita a immobili che furono di proprietà di persone colluse o facenti parte di organizzazioni mafiose o criminalità organizzata.
E’ stata una Camminata al segno della memoria e dell’impegno capisaldi di Libera, per ribadire quanto sia estremamente importante e soprattutto ancora attuale, colpire le ricchezze delle mafie e dei corrotti, restituirli alla comunità, per valorizzare un patrimonio pubblico dal forte valore simbolico ed educativo.

