ROBERTO COTAContinua l’impegno concreto della Regione per l’edilizia scolastica: il presidente Roberto Cota e l’assessore all’Istruzione, Alberto Cirio, hanno presentato il 27 novembre la seconda fase del piano straordinario avviato all’inizio dell’estate. Il bando rivolto ai Comuni con meno di 10mila abitanti, chiuso a settembre, ha ammesso a finanziamento 197 interventi per un totale di 40 milioni di euro: 22 nell’Alessandrino per oltre 3,8 milioni, 17 nell’Astigiano per 4 milioni, 13 nel Biellese per oltre 2,3 milioni, 47 nel Cuneese per 9,9 milioni, 17 nel Novarese per 3,4 milioni, 57 in provincia di Torino per 12,5 milioni, 12 nel Vercellese per circa 2 milioni e 12 nel VCO per oltre 2 milioni. Le richieste ammesse riguardano: * 15 nuove costruzioni, per un contributo di 500mila euro ciascuno: 7 in provincia di Torino (una materna a Scalenghe, una primaria a Chianocco, un istituto comprensivo a Inverso Pinasca, materna e primaria a Sauze d’Oulx, una materna a Robassomero, una primaria a San Maurizio Canavese e una materna a Druento), 3 nell’Astigiano (una materna a Mombercelli, una materna a Baldichieri d’Asti, una primaria a Calamandrana), 4 nel Cuneese (una primaria a Faule, una materna a Cherasco, una materna a Trinità, una primaria a Bagnolo) e una nel Novarese (una materna a Dormelletto); * 182 interventi sull’edilizia esistente: di questi, 83 avevano partecipato già al bando 2011, erano stati dichiarati ammissibili ma non finanziati e sono stati automaticamente inseriti nel Piano 2012/2014, evitando ai Comuni di sostenere nuove onerose spese per la presentazione ex novo del progetto. La prima fase aveva invece visto l’assegnazione di 12,9 milioni per la realizzazione di 60 progetti, tra cui figuravano 7 nuove costruzioni. “Siamo da sempre un territorio virtuoso e continuiamo in questa direzione, investendo sulla sicurezza di uno dei patrimoni più preziosi per un territorio: le scuole – ha sottolineato il presidente Cota – Ci tengo però a precisare che questo Piano straordinario verrà sostenuto con risorse interamente regionali, perché dal Governo non abbiamo ricevuto un euro e, anzi, colgo l’occasione per ricordare che le nostre Province attendono ancora i circa 40 milioni promessi ormai da troppo tempo dallo Stato. Inoltre, ribadiamo la necessità che il Governo sblocchi dal patto di stabilità le risorse destinate agli edifici scolastici, perché altrimenti molti piccoli Comuni si ritroveranno nel paradosso, pur avendo finalmente le risorse grazie alla Regione, di non poterle spendere per non sforare i limiti imposti dal Governo Monti. Chioso dicendo che mi pare si stia vivendo in una stagione nella quale si parla tanto ma si fa bene poco: ho sentito diverse volte il ministro Profumo parlare dell’esigenza di investire sull’edilizia scolastica, ma dallo Stato non abbiamo ancora visto un soldo! Quindi certi discorsi sono di carattere puramente accademico e, sinceramente, ci siamo stufati di avere da Roma sempre mazzate sui denti. Quindi pregherei su tutti i fronti di smetterla di fare lezioni e di cominciare a lavorare e fare qualcosa per quanto riguarda il nostro territorio”. “Abbiamo il dovere di garantire la sicurezza dei nostri figli quando sono a scuola – ha aggiunto l’assessore Cirio – Quando le risorse mancano la priorità è tutelare le fasce più deboli e cioè gli anziani e i bambini. Con questo Piano straordinario riusciremo a intervenire sulle emergenze principali del nostro territorio, dando una nuova scuola ai piccoli Comuni che ne hanno più bisogno, ma anche e soprattutto preservando lo stato di conservazione degli edifici già esistenti. Strutture preziose, che ogni giorno in tutta la regione accolgono più di 500mila giovanissimi studenti e che rappresentano il cuore attorno al quale si costruisce il senso di appartenenza di intere comunità”. Per i Comuni che pur essendo stati ammessi a finanziamento non potranno farne uso a causa dei limiti imposti dal patto di stabilità, la Regione approverà nei prossimi giorni una delibera che ne farà slittare i progetti al fondo della graduatoria senza eliminarli: in questo modo, se i limiti del patto di stabilità dovessero variare, potranno essere recuperati in un secondo momento, ma allo stesso tempo si eviterà che le risorse finanziarie disponibili vengano immobilizzate, trasformandole immediatamente in progetti esecutivi che aiuteranno anche lo sviluppo economico del territorio.