Matteo Piano ha legato il suo nome a un primato: quello di essere il primo astigiano convocato nella nazionale maggiore di pallavolo, allenata dal torinese Mauro Berruto. L’ormai gigante del volley, classe 1990, alto 207 centimetri, ha portato con sé il nome della città di Asti, cui è molto legato, nell’esperienza europea, dove la squadra italiana si è aggiudicata la medaglia d’argento alle spalle della Russia. Con una grande passione per le lingue straniere, al momento alterna lo studio di Scienze Motorie agli allenamenti con la Altotevere Città di Castello, squadra in cui svolge il ruolo di centrale, con cui ha appena ottenuto la promozione in massima serie dopo due stagioni in A2. Qualcosa a proposito della sua carriera pallavolistica nell’Astigiano? Ho iniziato all’incirca alle scuole medie, sotto la guida di Silvia Ravina, che mi ha allenato nel minivolley e poi sono passato al Grande Volley con Cinzia Ollari e Fausto Ferraris. Questi i miei primi allenatori, cui devo i miei primi passi nel mondo della pallavolo e con cui ho tutt’ora un buonissimo rapporto, siamo ancora in contatto. Inoltre, nell’ultimo periodo astigiano ho condiviso con Paola Rabellino e Mirco Zarantonello, per citarne alcuni, il progetto Play Volley, in cui ho allenato dei bambini”. Nel 2013 sono arrivate anche le prime convocazioni in Nazionale. Che esperienza è stata? Sono stati allenamenti molto duri, ma è stata un’esperienza entusiasmante; con la squadra ho intessuto un ottimo rapporto, e anche con il coach Berruto, viste le comuni radici piemontesi. Però è stato entusiasmante tutto l’insieme, cantare l’inno con la maglia della Nazionale è un’esperienza indescrivibile a parole. Come non è definibile la sensazione di avere addosso la medaglia; dire “bello” è riduttivo. E’ un’emozione difficile da raccontare. Per il futuro, quali sono le tue aspettative? Per ora, dopo aver lasciato la facoltà di Lingue Straniere alterno lo studio di Scienze Motorie all’Università a Roma agli allenamenti con la Altotevere Città di Castello. Adesso c’è il campionato con questa squadra e cercherò di dare il massimo, facendo tutto quello che posso perché possiamo arrivare il più in alto possibile in classifica. Noi non siamo ai livelli di Trento, Macerata o Piacenza, ma dobbiamo essere in agguato e pronti ad attaccare le grandi squadre appena queste muovono il minimo passo falso. Questo è lo spirito con cui cerco di affrontare tutte le sfide che si parano sul mio percorso: bisogna essere sempre pronti a sferrare l’attacco. Per il futuro si vedrà… L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 11 ottobre 2013. Monica Amendola
Tre domande a… Matteo Piano
