Lo scrittore torinese Maurizio Blini, già investigatore della Polizia di Stato e autore di oltre venti romanzi, sarà ad Asti per presentare il suo nuovo noir, “Delitto sotto la Mole” (Fratelli Frilli Editori), un intreccio avvincente che segna il ritorno della coppia investigativa Meucci e Vivaldi.

Blini, diventato uno dei nomi più amati del noir italiano, sarà ospite martedì 13 maggio alle 18,30 all’Irish Pub Jack Madden, in dialogo con Roberto Gonella. 

Lo abbiamo intervistato in vista dell’evento.

“Delitto sotto la Mole” è il 14° romanzo della serie con Meucci e Vivaldi. Che storia racconta? 

“La storia si sviluppa su due piani narrativi che si intrecciano e si rincorrono, fino a fondersi come serpenti in amore. Una vicenda è ambientata a Torino, l’altra ruota attorno a due sorelle di Asti. Come sempre nei miei libri c’è molta realtà ma anche tanta fantasia. Meucci e Vivaldi, protagonisti della serie da quasi vent’anni, sono due personaggi che ho voluto far crescere e invecchiare con me. Non li ho cristallizzati nel tempo: sono andati in pensione, hanno vissuto il disorientamento e la nostalgia che segue una lunga carriera in polizia. Nell’ultimo romanzo li ritroviamo appena rientrati da Cuba, dove si erano trasferiti, ma proprio sotto casa di Vivaldi avviene un omicidio che li coinvolge nuovamente, loro malgrado”. 

C’è qualcosa di lei nei due personaggi?

“C’è moltissimo di me in quei due. Sono due lati della stessa medaglia, in cui ho messo non solo le mie virtù, ma anche fragilità, contraddizioni e limiti. Sono ispirati ai veri poliziotti che ho conosciuto: uomini e donne con le loro debolezze, lontani dai supereroi dei romanzi americani. Credo che il lettore si riconosca in loro proprio per questo. Sono personaggi veri, vicini, e forse è questo il segreto del successo della serie”.

Cosa rende un giallo credibile e quale ruolo gioca la fantasia? 

“La credibilità nasce dalla conoscenza del mondo che si racconta. Servono basi solide, una preparazione accurata. Bisogna conoscere tecniche investigative, giurisprudenza, ed essere aggiornati. Oggi, strumenti come il dna o il luminol permettono di riaprire casi chiusi da anni, e chi scrive deve saperlo. Ma la fantasia è altrettanto fondamentale. Ho tanti ricordi ed esperienze che mi aiutano, ma è la creatività che trasforma tutto in una storia. È la fantasia a dare vita ai personaggi, ai dialoghi, all’anima del racconto.

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 9 maggio 2025

Cristiana Luongo