È uscito “Split Ep”, disco nato dalla collaborazione tra i Massimo Volume e gli astigiani Bachi da Pietra. Prodotto da La Tempesta Dischi, Bronson e Circolo degli Artisti, con distribuzione Venus, il cd vede la presenza di 4 brani: “Morse” e “Un altro volume” (Massimo Volume), “Litio” e “Stige 11” (Bachi da Pietra). Le illustrazioni di copertina sono state curate dal disegnatore Francesco Scrimaglio.
Come nasce il vostro progetto?
“Nasce a Nizza Monferrato nel 2005 da noi, Giovanni Succi (ex Madrigali Magri) e Bruno Dorella (Ronin, OvO, ex Volfango) e dal nostro gusto per l’azzardo. Volevamo una band capace di creare un immaginario forte ma che al tempo stesso rimanesse vulnerabile, imponendosi dei limiti e una qualche forma di rigore nell’essere al mondo. Mi riferisco al fatto di decidere di usare solo chitarra, voce, due tamburi e un piatto per le canzoni (e siamo al quinto album), di non essere logorroici come i cantautori ma neanche decerebrati come le pop-star, di chiamare questa cosa Bachi da Pietra, con rimandi – per chi li coglie – di preistoria e minacce informatiche… Insomma fare roccia e non seta. Sognando sotto sotto, nella nostra disarmante ingenuità di adulti, che un giorno qualcuno si sarebbe magari accorto che tra simili sterpi che non ti aspetti se ne stanno appostate le serpi dei versi. Fu così che diventammo quel che siamo: tenaci insetti da lavoro, infaticabili seminatori di mine, neri contrabbandieri d’inchiostri, che mangiano, spaccano e sputano pietra. Ma li puoi sempre schiacciare”.
Quali sono le principali difficoltà che si incontrano oggi nel fare musica?
“Francamente fare musica per noi non comporta nessuna difficoltà, anzi è la cosa che ci viene più naturale fare, oggi come ieri. Sarebbe difficile anzi costringerci a non farla. Una gioia per molti, ma credo alla lunga l’esito per noi sarebbe triste. Gli insetti sono stati tra i primi esseri viventi sulla crosta terrestre a captare ed emettere suoni e anche se siamo un po’ vecchiotti fa parte di noi. Chi ci è parso spesso in difficoltà sono i giornalisti. Ma comprendiamo perfettamente: non avendo formule facili da spendere siamo articoli difficili da trattare. Per questo talvolta anche il pubblico può trovarsi in difficoltà ai concerti. Sono rari tra gli umani gli individui davvero curiosi che amano la musica al di fuori delle mode o dei programmi sciantosi nelle scatole dove la gente litiga. Pochi al calar del sole lasciano le tane per la curiosità di ascoltare la musica, meno ancora lo fanno per la musica che ancora non sanno: preferiscono sempre quella che sanno già. Oppure preferiscono gruppi che si rivolgano a loro in gergo cosmopolita. Oppure escono per fare serata con gli amici e che ci sia il gruppo per molti vale quanto la tappezzeria. Sicché fino a ieri ci siamo anche talvolta lasciati schiacciare, era parte del gioco. Certo, ormai molti bacati sono dalla nostra parte e quando suoniamo escono apposta anche per il minimo ronzio. Ma in ogni caso ormai abbiamo altri piani: dopo sei anni di punta di piedi faremo casino, attaccheremo per primi. Adesso ci va così, poi vediamo”.
Quali sono i vostri modelli di riferimento?
“I nostri eroi sono gli umili simboli della dura e lieta lotta per la grama esistenza, come il cerambice,blatte e coleotteri, le falene, molti vermi, ma non disdegniamo neanche le rane. Leghiamo poco con i volatili. Questo rappresenta circa il 47% del nostro retroterra culturale. Il resto è quasi tutto sassi e dirupi, miniere e cave, parole dure. In fondo ai nostri anfratti riceviamo altri segnali, ma poco e male. Però ci piace ricreare a memoria suoni che non abbiamo con gli attrezzi del nostro vecchio mondo futuro. Testardi di brutto. Con gli strumenti della pietra ci piace fingere l’elettronica, ci piace la roccia che si spacca, ci piace la techno fatta a braccia, ci piace suonare come macchine di materia organica, ci piace cantare le canzoni ma siamo rauchi, ci piace il jazz ma non abbiamo accordi. Ci piace sentire l’inferno salire in silenzio e ti ci trovi nel mezzo. Ci piace il blues delle origini e ne avevamo messo da parte parecchio. Solo che ormai, è tutto andato a male. Ci piace”.
Maggiori informazioni sul gruppo su www.bachidapietra.com
Alexander Macinante