Costituzione, riforme, federalismo, leggi ad personam, politicizzazione del processo legislativo, valori, laicità: un appassionato e vivace ritratto della cosa pubblica in Italia è stato tratteggiato, venerdì mattina, da Emilio Giribaldi nella sua “lectio magistralis” al Liceo Europeo “Ugo Foscolo” di Asti. Ai ragazzi dell’istituto di via Comentina, il magistrato ha esposto con la consueta passione civile alcuni dei principi fondanti il nostro stato di diritto e la nostra vita quotidiana. Invitato dalla preside Anna Maria Morando, Giribaldi ha dialogato con il professore di Diritto ed Economia della scuola, Francesco Salasco, e con gli allievi di tutte le classi del liceo, spaziando dallo Statuto Albertino all’Articolo 138 della nostra carta costituzionale, che specifica come modificare la stessa Costituzione, ricordando però che «se le leggi sono ben applicate, non c’è bisogno di alcuna revisione del testo». Passando per la Maturità, l’Esame di Stato, «oggetto di troppe riforme e troppi cambiamenti» in maniera compulsiva e repentina in un quadro complessivo che «è tutto da riformare», e per il Federalismo, quello vero, che «andrebbe fatto incentivando le autonomie regionali, riformando in questo senso il Senato» senza però perdere di vista l’unità nazionale, Giribaldi ha anche affrontato l’argomento della sentenza della Corte Europea di Strasburgo che molto ha fatto discutere circa la presenza del Crocefisso nelle aule pubbliche del nostro paese. «L’Arabia Saudita vieta la costruzione di chiese cattoliche», ha sottolineato Giribaldi, ma questo non si può certo applicare in Italia, inoltre, «l’esposizione di un simbolo religioso, di qualunque tipo, può offendere la sensibilità di qualcuno». Visto che «le gerarchie ecclesiastiche non devono interferire nella propaganda politica», il magistrato ha ricordato come «lo Stato sia realmente libero per determinate scelte».
Sulle recenti diatribe politiche legate alla questione giustizia, Emilio Giribaldi teme l’avvento di un’Italia dove «i cittadini non siano tutti uguali, come invece vuole l’articolo 3 della Costituzione». La recente riforma dei tempi processuali non dissipa il quadro ma, anzi, complica ulteriormente le cose: è giusto aspettarsi tempi più brevi per la risoluzione delle cause, civili o penali che siano, ma questo non pare certamente il modo: «le sentenze devono anche essere più brevi nella loro stesura», suggerisce.
L’arrivo dell’avvocato astigiano Marco Venturino, poi, ha ulteriormente ampliato l’ambito della discussione, dando ai ragazzi la possibilità di ascoltare il controcanto di chi sta dall’altra parte della barricata nella giustizia, anche con l’aiuto di alcuni esempi pratici.
Dopo quasi due ore, la particolarissima lezione di giustizia e civiltà si è conclusa, tra gli applausi.