Renato Goria ha appena terminato la conferenza stampa di presentazione della Douja d’Or 2016. E’ il secondo Salone che presiede dopo il suo insediamento ai vertici della Camera di Commercio. Essendo stato eletto alla fine di luglio del 2015, non aveva potuto apportare le modifiche a un cartellone già definito dal suo predecessore Mario Sacco ma nella sua testa già viaggiava una diversa idea di Douja, a partire dalla sede: l’Enofila non lo convinceva, Goria aveva nella mente le immagini di una manifestazione che veniva vissuta interamente dalla città quando il suo “centro” era all’interno del Palazzo del Collegio, ora sede permanente della Biblioteca. Recuperati gli spazi di Palazzzo Alfieri e Ottolenghi, l’imprenditore astigiano ha colto al volo l’opportunità e di concerto con il sindaco Brignolo ha spostato l’intero “carrozzone” e ora attende di sapere se la sua scelta è quella giusta: la parola finale la determinerà il gradimento del pubblico. Presidente, sta per partire la Douja che desiderava? Ma lei come si immagina la Douja tra cinque anni? “Direi di sì e per tanti motivi. Anzitutto perché mi sono posto un obiettivo sin dal primo giorno: riconsegnare alla città la Douja. Sono cinque i pilastri sui quali mi sto muovendo: incremento del turismo, valorizzazione dei beni culturali museali, valorizzazione dei paesaggi e dei personaggi nell’ambito Unesco e l’internazionalizzazione di questi eventi. Vogliamo portare questa Douja in più ambiti possibili. L’abbiamo presentata in diverse città e anche nella provincia, che non è Asti. La Douja bisogna farla conoscere a livello internazionale ma anche nel proprio territorio”. Non è preoccupato delle prossibili proteste da parte di chi abita in centro? In passato gli abitanti si sono lamentati per gli schiamazzi e le bottiglie rotte. La scelta di trasferire la Douja all’Enofila era stata determinata anche da questi motivi. “Come tutti gli anni abbiamo portato avanti il discorso del bere moderato. Dal punto di vista della sicurezza stiamo lavorando alacremente con la Prefettura. Stiamo facendo di tutto perché questa sia una festa e non degeneri in altro. Abbiamo attivato anche tutta una serie di volontari”. Ogni anno, da qualche tempo, si registrano le defezioni da parte di qualche Pro Loco ale Festival delle Sagre. Domenica non troveremo le casette di Refrancore, Chiusano, Annone, e Castagnole Monferrato. Secondo lei è un calo fisiologico o irreversibile? Ci sono modifiche o integrazioni che vorrebbe venissero applicate alle Sagre? “Abbiamo intitolato la Douja ”For ever young”. Abbiamo messo al centro i giovani sui manifesti e nei cartelloni. Abbiamo una giovane contadina come simbolo. Ci auguriamo che siano loro a rimpiazzare le vecchie generazioni perché occorre un ricambio generazionale. E’ accaduto già nella storia della manifestazione che alcune Pro Loco lasciassero per poi ritornare qualche anno dopo. Quest’anno mi sono dedicato di più alla Douja perché le Sagre sono una macchina collaudata. Mi sarebbe però piaciuto portarla a tre giorni, estendendola anche al venerdì, ma c’è stata una spaccatura tra i colleghi, tra favorevoli e contrari, e problemi con il mercato, che non era possibile spostare. Un’idea potrebbe essere quella di far partire le Sagre il sabato a mezzogiorno, di aumentarle almeno di un pranzo”. E.A.