È partito lunedì scorso “Rock bazar”,  il nuovo programma radiofonico curato da Massimo Cotto. La trasmissione va in onda quattro volte al giorno sulle frequenze di Virgin Radio, una delle emittenti più importanti a livello nazionale, alle 6.30, alle 13.30, alle 19 e alle 00.30. Una nuova sfida per il giornalista astigiano, che nel corso della sua trentennale carriera ha esplorato con successo diversi ambiti, dalla scrittura di biografie e romanzi alla ricerca di nuovi talenti musicali, passando per esperienze come autore televisivo, deejay e di “narrattore teatrale” (la sua ultima creatura, “Chelsea Hotel, sarà al teatro Alfieri il 28 marzo).
Come descriveresti il tuo nuovo programma radiofonico?
“Lo si potrebbe definire ‘rock bizarre’, perché racconta le storie e le leggende delle più grandi rockstar. è una sorta di grande affresco in pillole attraverso gli aneddoti, gli eccessi e le follie. Come quella volta che Charlie Watts, batterista dei Rolling Stones, ha preso a pugni Mick Jagger durante un concerto, o quando Jim Morrison e Robert Plant si sono incontrati in aereo e hanno finto di non riconoscersi, o quando la cantante Janis Joplin è stata iscritto al concorso del ragazzo più brutto?dell’università… Non solo stranezze però, ma anche i momenti che sono rimasti incisi sulla pietra: i concerti epocali, i grandi festival, le prime apparizioni, le cadute”.
Come è cambiato il mondo della radio negli ultimi 30 anni? Quali evoluzioni prevedi?
“È cambiato tutto, ma la più grande novità è rappresentata dall’avvento della figura del direttore artistico che sceglie i brani da trasmettere. È finita l’epoca romantica e bella del deejay che arrivava con la sua valigetta di dischi e ti raccontava la sua visione del mondo (negli anni settanta si diceva “il suo microcosmo”). Oggi tutto viene masticato ed espulso più velocemente, si va meno in profondità, ci si limita ad accarezzare la storia invece di morderla. La radio ormai la si ascolta mentre si guida, esattamente come i libri si leggono in metropolitana: è quindi necessario raccontare?storie brevi e che non necessitino di particolare attenzione. Sono però sicuro che in un futuro non lontano finirà l’era delle playlist e si tornerà a un ascolto diverso e più vario”.
Cosa consiglieresti a un giovane che volesse intraprendere questa strada?
“Di crederci. Oggi è difficile per tutti ottenere qualsiasi lavoro, tanto vale lottare per fare quello che si ama davvero. La radio è magia. La scorsa estate, appena sceso dal palco di Recanati dove avevo fatto una bellissima serata di musica e parole con gli Afterhours, una mamma mi ha indicato e poi ha detto a suo figlio: “Vedi, lui è quello che parla alla radio!”. L’ho trovata un’immagine meravigliosa e mi sono sentito ancora di più un privilegiato”.
L’intervista integrale è disponibile sul numero della Gazzetta d’Asti da oggi in edicola.
Alexander Macinante