“Di lavoro si muore, di lavoro ci si ammala, siamo stufi di contare i morti”. Giorgio Airaudo, segretario generale della Cgil piemontese è ad Asti in questo assolato primo maggio. E’ alla testa del corteo che percorre le vie della città, insieme al presidente della Provincia Maurizio Rasero, alla vicesindaca Stefania Morra, all’assessore Riccardo Origlia,al segretario della Cgil Luca Quagliotti, al segretario aggiunto della Cisl Stefano Calella, al dirigente della Uil Pierluigi Guerrini. Sono quasi mille le lavoratrici e i lavoratori che li seguono, chiedendo più sicurezza. Più diritti. Più stipendio. Il corteo era iniziato dalla Wai Assauto al mattino presto con “la colazione dell’operaio”, un panino con acciughe e bagnetto verde e un bicchiere di Barbera, offerta dalla Cgil ed è terminato in piazza Statuto. “Non hanno chiamato il precariato con il loro nome – grida Airaudo alla folla che si è assiepata sotto il palco – lo hanno chiamato invece flessibilità, e hanno detto che con lui sarebbe arrivata la piena occupazione e stipendi più alti”, ma, incalza il sindacalista, “hanno mentito”. Il leader della Cgil piemontese prosegue: “Gli stipendi sono del 26% più bassi che in Germania e il lavoro è rimasto instabile, precario, hanno creato nuovi schiavi la cui vita vale poco”. Stefano Calella cita per nome, uno per uno, coloro i quali sono morti nell’Astigiano. Poi tocca a Rasero, reduce dalla trasferta a Barcellona per vedere la sua amata Inter, è arrivato in città da solo poche ore, ma non ha voluto mancare: “Dalle 16 ore che gli operai facevano nel 1800, siamo passati alle otto di adesso, grazie alle lotte sindacali – dice il presidente della Provincia – eppure, se la gente muore, c’è ancora altrettanta strada da percorrere, e dobbiamo farlo insieme. Noi, come istituzioni siamo a disposizione”.
FOTO DI ROBERTO SIGNORINI











