Il commento al Vangelo di domenica 29 giugno (Mt 16,13-19) a cura di Samuele Pia
Gesù lo conoscono un po’ tutti: c’è chi conosce il suo nome, chi ne conosce gli insegnamenti, chi lo vede come rivoluzionario, chi come portatore di pace, e chi lo considera persino pericoloso. Ma non è questo che Gesù ci chiede. La sua domanda è personale, rivolta a ciascuno di noi: “Chi sono io per te?”
Pietro risponde con fede, non perché ha studiato o sentito parlare di Gesù, ma perché ha fatto esperienza viva della sua presenza. Su questa fede Gesù fonda la sua Chiesa, che ancora oggi — dopo duemila anni — rimane salda. Come dice il Vangelo: “le potenze degli inferi non prevarranno su di essa” — e così è stato. Oggi essa è guidata da Papa Leone XIV, successore di Pietro.
Questo mondo è destinato a svanire, insieme a tutto ciò che abbiamo costruito. Ma i legami tra fratelli — l’unica cosa che resta in eterno — non svaniranno mai. Come scrive San Paolo: “Ogni atleta si esercita con molta disciplina; loro per ottenere una corona che si consuma, noi invece per una che dura in eterno” (1 Cor 9,25). Corriamo dunque per quel premio destinato alla vita eterna.