Il dialogo tra giovani italiani figli di immigrati che si è tenuto il 23 settembre al Cpia, nell’ambito del Festival dei Popoli, dedicato quest’anno alle seconde generazioni, è stato un dibattito vivace, coraggioso e appassionato: difficile restare indifferenti. I giovani che hanno intrecciato voci, esperienze e vissuti a beneficio di un vasto pubblico sono riusciti ad offrire con grande generosità stralci di storie personali vibranti di emozioni autentiche. Durante la prima parte dell’incontro il moderatore, Paolo Maccario, responsabile di Migrantes, ha intervistato una delle giovani donne presenti, Nogaye Ndiaye, giurista e autrice dei libri “Fortunatamente nera” (2023) e “Universo parallelo” (2024). L’autrice ha esposto una visione critica molto chiara e analitica della società italiana in relazione al razzismo. A suo avviso, il nostro paese sta attraversando una fase in cui il razzismo esiste eccome ma sotto forme normalizzate e pertanto misconosciute dai più. Si tratterebbe di un fenomeno sistemico articolato in sfaccettature di diversa gravità, che permea la nostra vita senza che la maggioranza delle persone ne abbia consapevolezza. Addirittura, si nasconde anche alla radice di atteggiamenti all’apparenza amichevoli che eppure sottintendono pregiudizi negativi e discriminazione. Per esempio, vi siete mai soffermati a pensare che un complimento come “Parli davvero bene l’italiano”, rivolto a uno sconosciuto con tratti somatici diversi da quelli autoctoni, implica la convinzione che chi ha origini straniere debba per definizione essere un pessimo parlatore della lingua italiana? Si tratta di un pregiudizio potenzialmente del tutto fuorviante, considerato che molte persone con tratti somatici diversi fra loro sono tutte quante nate nel nostro paese e hanno frequentato le stesse scuole. Il perpetuarsi nel tempo di quelle che Nogaye (e non solo) definisce “micro-aggressioni” concorre a determinare il così detto minority stress, una peculiare forma di disagio che può colpire, con effetti anche molto logoranti, quanti appartengono a un gruppo minoritario (non solo etnico). A partire dalle micro-aggressioni Nogaye articola una prospettiva in base alla quale in Italia non è mai avvenuta una reale integrazione, bensì gli immigrati sono costretti ad assimilarsi alla cultura italiana nascondendo il più possibile le proprie diversità nel faticoso e mortificante tentativo di essere accettati. Critica, altresì, con decisione i centri per il rimpatrio anche sotto il profilo giuridico. In conclusione, secondo Nogaye è fondamentale innanzitutto diffondere la consapevolezza che il razzismo è tuttora annidato in interstizi invisibili della nostra cultura, seppellito sotto la coltre della negazione. La giovane persegue il suo obiettivo sfruttando anche l’ormai pressoché irrinunciabile canale dei social e con notevole successo di pubblico, se si pensa che la pagina Instagram da lei curata, “Le regole del diritto perfetto”, può vantare già quasi 77.000 followers. Dal dialogo tra Nogaye e gli altri giovani sono emersi vari altri stimolanti spunti di riflessione come la possibilità che proprio chi è già stato vittima di razzismo sia talora più pronto di altri a coalizzarsi con i prevaricatori contro nuove vittime pur di consolidare la propria appartenenza al gruppo dominante e non essere più marginalizzato. Una delle ultime suggestioni con cui si è chiuso il dialogo non è certo tale per importanza e profuma di speranza per il futuro: bisogna imparare a non regolare l’ampiezza dei propri sogni secondo i limiti angusti degli stereotipi negativi. Una persona con genitori di origine straniera può aspirare a qualsiasi posizione lavorativa, esattamente come tutti gli altri, insomma queste seconde generazioni non intendono proprio essere seconde a nessuno. Ce l’hanno restituito con gentile ma decisa chiarezza, ciascuno attraverso la propria personalità, anche Amina e Awa Sylla (di origini senegalesi come Nogaye), Nabil (Marocco), Jasmin (Costa d’Avorio) e Amadeus (Albania). Dal 24 settembre al 6 ottobre potremo soffermarci a riflettere anche sul futuro tragicamente rubato e le speranze ancora in volo dei più giovani abitanti di Gaza attraverso la mostra di disegni realizzati da bambini e ragazzi della Striscia “The heart of Gaza”, visitabile presso il Santuario Beata Vergine del Portone. Il profilo letterario di Nogaye ci sospinge anche verso le due imminenti presentazioni di libri previste dal Festival dei Popoli. Il 25 l’appuntamento è per le 18.00 alla piazzetta del seminario con “Ognuno impazzisce a modo suo” di Stefan Capaliku, che dialogherà con Durim Taci. Il 26, presso il Foyer delle famiglie, sempre dalle 18, potremo assaggiare la cultura peruviana attraverso tutti e cinque i sensi per una serata all’insegna di letteratura, degustazione e danze tipiche, scoprendo “Le leggende di Cusco” di Sofia Gallo raccontate a viva voce da Ana Ponce Paredes.