I ribelli sono tornati per un giorno a Cortiglione: domenica il paese ha ritrovato i suoi banditi, come li chiamavano i tedeschi. Li ha nominati al microfono una ragazzina, a uno a uno, nel salone Val Rosetta, oltre cento persone intervenute per ripercorrere i 72 anni della Repubblica partigiana dell’Alto Monferrato. Avevano quasi tutti tra i 20 e i 30 anni, i ribelli di Cortiglione. Tra Orfeo De Bernardi, diciassettenne, e Michele Grasso (Beppe), 41 anni, ce n’erano altri 44, tra cui i fratelli Massimelli. Elsa (Fiamma), ventenne, e il fratello Dionigi (Nestore), 28 anni: tutti e due dell’VIII^ Divisione Garibaldi, 100a Brigata, lei staffetta e lui commissario politico che alla Liberazione trattò la resa dei repubblichini della San Marco. Quarantasei giovani (“Un paese così piccolo con un contributo così alto” ha sottolineato Laurana Lajolo) che, negli anni bui della guerra, non ebbero dubbi nell’imboccare “la strada della scelta e della responsabilità”: lo ha ricordato, ai ragazzi in sala, il direttore dell’Israt Mario Renosio. Tra il pubblico anche alcuni parenti: in prima fila la moglie di Nestore, Duilia Occhiena, con il figlio Roberto, Gabriella Scaliti, figlia di Fiamma e il nipote Luca Vicarioli. Il più commosso è stato il sindaco Gilio Brondolo, nipote dei due garibaldini, ma tutta la sala ha avuto un moto di emozione quando sullo schermo, in una vecchia intervista Rai, sono comparsi i volti di alcuni ribelli della Valtiglione: insieme a Dionigi Massimelli, Stefano Icardi, Davide Lajolo, Battista Reggio. Punto da cui partire la ristampa del libro “La Storia di Fiamma messaggera partigiana” promossa dagli organizzatori dell’incontro: Comune, Unione Collinare Vigne e Vini, Israt, Provincia, Associazione Davide Lajolo, Anpi, Casa della Memoria di Vinchio sotto il patrocinio di Regione e Comitato Resistenza e Costituzione. I giovani hanno letto alcuni brani, integrati dall’intervento dei relatori: Nino Boeti, vicepresidente del Consiglio Regionale, ha ricordato la Resistenza al femminile, Laurana Lajolo e Mario Renosio la breve vita della Repubblica dell’Alto Monferrato, nel 1944, un’oasi di pace in un territorio occupato che restituì alla popolazione momenti importanti di vita comunitaria: in quei mesi di libertà si vendemmiò, si ballò e si celebrarono matrimoni. Altri nomi da ricordare: quelli di Vittorio Beccuti, Ludovico Simonelli, Carlo Cassinelli, Vittorio Marino e Lorenzo Brondolo, fondatori a Cortiglione del primo CNL della zona; dell’avvocato Filippo Fabiani, tra i promotori della Giunta della Repubblica dell’Alto Monferrato, che non fece ritorno da Mauthausen come il diciassettenne Vittorio Benzi, a cui è dedicata la Casa della memoria, della resistenza e della deportazione di Vinchio. Pagine di storie sfogliate domenica tutti insieme, i sindaci della zona con i gonfaloni e gli anziani con molti e ancora vivi ricordi. I ragazzi, occhi affacciati su un presente distante un tempo lungo (71 anni) dalla Liberazione, venuti a imparare che “la libertà non è mai conquistata per sempre: la nostra tocca a noi praticarla e difenderla” (Renosio). Un riconoscente applauso a Nino Boeti, arrivato con la consigliera regionale astigiana Angela Motta, per la medaglia d’oro al merito civile conferita dal presidente della Repubblica Mattarella al gonfalone della Regione. Per non dimenticare, e continuare a fare storia e memoria, la lettura drammatizzata dell’attrice Patrizia Camatel nei panni di una donna contadina a raccontare cosa ha voluto dire guerra, fame, lotta per la libertà tra una manciata di case di un paese chiamato Vinchio o in qualsiasi altro luogo nell’Astigiano occupato dal nemico.