L’ultimo appuntamento del festival Anima Vagans che ha animato durante il mese di Luglio gli spazi suggestivi dell’Abbazia di Vezzolano, è dedicato alla Luna protagonista della performance non solo in veste figurata, grazie alle attrici de il Piccolo Teatro d’Arte, ma anche di persona, offrendoci, subito a seguire la rappresentazione, lo spettacolo di un’eclissi totale piuttosto lunga – la più lunga del decennio – amplificata dai telescopi del Gruppo Astrofili Monferrini predisposti nel frutteto dell’Abbazia.
A celebrare l’appuntamento con l’eclissi è l’anteprima dello spettacolo Selene, tratto dall’omonimo testo di Daniele Caroppo, che Claudio Ottavi, il regista della compagnia, ci propone questa sera in forma di “studio”, nell’attesa che assuma la sua veste definitiva l’anno prossimo in concomitanza del 50° anniversario dello sbarco sul satellite.
Molteplici sguardi sono stati rivolti verso la Luna nel corso dei millenni: dalle affascinanti narrazioni del mito, alle deduzioni razionali dei filosofi, alle puntuali osservazioni degli scienziati; e a questi sguardi si sono accompagnate fantasie anche mirabolanti di viaggi ed esplorazioni.
Nel testo, La Luna, dopo l’interminabile silenzio della Terra che domina immobile il suo cielo, inizia a percepire delle voci dall’astro azzurro: i canti del mito, i racconti fantastici, i dialoghi dei filosofi, lo sguardo della scienza; e, parallelamente all’afflusso di quelle multiformi versioni dell’astro, essa a propria volta, in una sorta di parallelismo selenico, sogna se stessa, in maniera progressivamente più ricca e articolata.
L’amore di Selene per Endimione – il bel greco cui rendeva visita la notte, abbandonando per lui il primo cielo – è l’altro filo conduttore della vicenda che diventa il simmetrico pendant dell’attrazione che l’uomo prova da sempre per l’astro notturno, della fascinazione che la Luna esercita su di lui: tanto che lo sbarco lunare che conclude lo spettacolo potrebbe intendersi come un ideale happy end, reale e non più solamente sognato, di quell’amore millenario: come a suggerire che – al di là dei dettagli tecnici, dei calcoli, di tutte le necessarie interazioni fra la meccanica umana e le meccaniche celesti – la conquista della Luna non sottrae a quell’astro nulla del suo antico afflato mitico e piuttosto lo incrementa.
Nel costruire il testo, che ha la fisionomia di una sorta di “mistero” lunare (però mistero giocoso, in ciò fedele alla varietà di registri delle opere considerate) l’autore ha operato una selezione fra pagine significative della letteratura lunare, balzando fra le epoche e adattando i testi con molta libertà: dall’Inno omerico a Selene, alla poesia di Saffo, al dialogo De facie in orbe lunae di Plutarco, alla Storia vera di Luciano di Samosata (II sec. d.C.), ad altri viaggi immaginari sulla Luna – quello dell’Astolfo ariostesco, quello di Cyrano de Bergerac, del barone di Münchausen – al Nuncius Sidereus di Galileo Galilei, alla poesia di Leopardi, fino alla cannonata, al confronto assai impoetica, del Jules Verne di Dalla Terra alla Luna.
L’ultima scena ci mostra gli astronauti sul suolo lunare e ci fa ascoltare le loro parole. Non mancano, anche in questo caso, le parole della Luna, alla quale Endimione ha restituito una buona volta la visita, e che per questo deve essere senz’altro molto felice.
La realizzazione della performance è affidata agli attori de il Piccolo Teatro d’Arte: Federica Valenti, Arianna Lodato, Elisa Caponi, Cristina Leone, Selene Scarcella, Alessia Tucci, Mattia Tedone, Raimondo Livolsi diretti da Claudio Ottavi; Special Guest l’attore/doppiatore gianluca Jacono; La serata è stata organizzata da In Collina in collaborazione con il Polo Museale e l’osservazione dell’eclissi è a cura del Gruppo Astrofili Monferrini.