Il commento alla Parola di domenica 27 gennaio 2019 (Terza domenica del tempo ordinario) a cura di padre Gerardo Bouzada.

Il primo discorso di un personaggio ha un valore molto speciale. E’ programmatico: presenta le principali linee di ciò che sarà la sua azione. Per questo San Luca si ferma alla predicazione di Gesù nella sinagoga di Nazaret, dove apre in qualche modo il suo ministero pubblico. Il Vangelo ci dice in dettaglio i passi di Gesù: entrò nella sinagoga, si alzò, andò a fare la lettura, l’assistente gli diede il rotolo del libro di Isaia, Gesù l’aprì e cercò il testo.

Vedere

Per gli ebrei, il giorno del culto (che per noi è domenica) era sabato mattina; e l’azione liturgica che hanno celebrato ha avuto molte somiglianze con le nostre celebrazioni della Parola: salmi, preghiere, letture, prediche, benedizioni. Inoltre, come accade tra noi, per proclamare la lettura qualsiasi persona capace è stata invitata. Così il Vangelo ci dice che Gesù ha assistito, come al solito, all’ufficio del Sabato, e lo hanno invitato a proclamare la lettura e a predicare.
Nel testo di Isaia che Gesù legge, troviamo una persona che si presenta e descrive la missione per la quale Dio l’ha scelta e inviata. Quella missione è consolare le persone che sono in esilio, annunciando la loro liberazione. Il cieco e il povero che sono menzionati qui sono come una rappresentazione degli oppressi e dei prigionieri. E questa liberazione che viene annunciata non è un evento dovuto a vicissitudini politiche, ma a un piano provvidenziale di Dio, che ha unto questo suo inviato, ha versato su di lui con abbondanza lo Spirito Santo, e l’ha sommerso di olio profumato che si riversa sui sacerdoti e sui re il giorno della loro consacrazione. Ecco perché questo inviato parla a nome di Dio, annunciando “un anno di grazia”, cioè un tempo in cui tutte le colpe sono perdonate.
Così lo Spirito Santo, che parla attraverso il profeta Isaia annuncia che la fine dell’esilio è un gesto di misericordia di Dio che perdona tutti i peccati di Israele e la libera dalla prigionia che stava soffrendo come punizione per tutte le sue apostasie e infedeltà.
Giudicare
Quando Gesù fece questa lettura nella sinagoga di Nazareth, il testo nel suo senso letterale si riferiva a un evento nella storia di Israele, già passato. Ma Gesù, nella sua “omelia”, nella sua interpretazione, lo traduce all’attuale situazione degli ascoltatori: cioè, ci fa vedere che la situazione di oppressione, di mancanza di libertà vissuta dal popolo quando fu esiliato, in certo il senso continua ancora. Perché essere veramente liberi non è solo essere fuori da una prigione: puoi essere un prigioniero quasi senza renderti conto, da catene molto diverse: prigioniero del denaro, della moda, di ciò che dicono gli altri di te, del desiderio di potere, della dissolutezza sessuale, del desiderio di godersi la vita in piaceri e nient’altro, ecc. Tutti questi nodi che fanno schiavi hanno bisogno di essere sciolti.

Agire

L’interpretazione di Gesù ci porta a scoprire nel mondo la grande massa di ciechi e poveri, di prigionieri e oppressi che attendono l’arrivo del portatore della Parola di Dio che annuncia la liberazione. E Gesù stesso è quel Profeta consacrato dallo Spirito Santo di Dio che può annunciare a tutti la Buona Novella che la loro condizione è già cambiata, dal momento in cui lui si è reso presente.
Ci sono molte persone che costituiscono questo gruppo che il Vangelo chiama “poveri” e ai quali dobbiamo annunciare la Buona Novella che l’anno della grazia del Signore è arrivato. In un modo molto speciale, questo annuncio è rivolto ai non credenti e ai grandi peccatori. Uno può essere povero di povertà materiale; o per ignoranza; o perché segnato dalla società; o perché vizioso: la Buona Novella della Salvezza è per tutti loro.
Perché diciamo tutte queste cose oggi? Perché quando il Vangelo è proclamato alla Messa, è Gesù stesso che è presente a parlare ai credenti. Non dovremmo mai ascoltare la proclamazione del Vangelo come chi ascolta le storie di cose passate. La Parola di Dio non invecchia: è più fresca di quando fu scritta. Gesù stesso, presente nella Chiesa che si incontra per pregare, ci legge oggi il testo di Isaia e ci dice anche: Questa profezia si è adempiuta oggi. Gesù ci porta oggi la Buona Novella: Salvezza, perdono, trasformazione dei cuori, un mondo nuovo, in cui coloro che sono moralmente più deboli sono accolti con l’amore di Cristo. Ecco perché Israele proclama Maria beata: per aver creduto in ciò che è stato annunciato dal Signore. E la stessa cosa che vogliamo vivere oggi.

LETTURE: Ne 8, 2-4. 5-6. 8-10; Sal 18; 1 Cor 12, 12-31; Lc 1, 1-4; 4, 14-21