Il commento alla Parola di domenica 14 aprile 2019 (Domenica delle Palme) a cura di padre Gerardo Bouzada.

Cogliere l’occasione

Molte persone si sono riunite a Gerusalemme per celebrare la festa della Pasqua. L’atmosfera della città in quei giorni era favorevole al fervore religioso e all’euforia politica. La Pasqua commemora la liberazione dalla schiavitù in Egitto. Ricordando quella circostanza nazionale, non era difficile esaltare i valori patriottici e religiosi che cercavano di auspicare la liberazione di Israele dalla dominazione romana.
Gesù era consapevole di questo clima. E coglie l’occasione per fare un gesto profetico davanti alla folla, nella stessa capitale e nello stesso tempio.
Per Gesù era una vera celebrazione e manifestazione popolare. Il popolo, sempre pronto all’esaltazione, partecipò all’”entrata trionfale di Gesù in Gerusalemme”.

Profezia liberata

San Luca rompe gli schemi tradizionali che hanno presentato il Messia come liberatore politico. Gesù non intende una cosa del genere. Luca lo inquadra in questi dettagli:
Gesù viene per la pace. Viene montato su un asino e non su un elegante cavallo nello stile degli invasori. Ecco come si compie il profeta Zaccaria (9, 9-10).
Slegate l’asino e portatelo. “Slegare” è un simbolo di slegare la profezia, che era rimasta “legata” fino ad allora, perché nessuno era interessato a un Re-Messia di quello stile.
I discepoli collaborano con l’ordine di Gesù, affinché comprendano la sfumatura pacifica che Gesù compie con la sua missione.
La profezia viene liberata, adempiuta in Gesù. Così, viene inaugurato il nuovo tempo, il nuovo stile di essere Messia.
Hanno messo i loro mantelli sull’asino… Hanno steso i loro mantelli sulla strada (vv. 35-36). La folla riconosce Gesù, rinuncia al suo modo di vedere le cose e dà a Gesù un omaggio spontaneo e popolare. Il “manto” è un segno di potere e autorità.
I discepoli di Gesù, che erano molti, pieni di gioia, urlavano lodi a Dio per tutti i miracoli che avevano visto. Dissero: “Beato il re che viene nel nome del Signore” (vv 37-38). È la reazione popolare dell’entusiasmo, che ha risposto alle aspettative del Re-Messia.
I Farisei, mangiati dall’invidia, chiedono a Gesù di far tacere i suoi discepoli. Sono quelli che hanno sempre attaccato Gesù, interpretando male le sue azioni e insegnando, come coloro che hanno la verità e la decisione sugli altri (v. 29).
La scena finisce con il pianto di Gesù su Gerusalemme. Quando vide la città, pianse per essa e disse: “Se in questo giorno capissi anche tu la via della pace! Ma i tuoi occhi sono chiusi”.
Quando Luca scrisse questo vangelo, i Romani avevano conquistato e distrutto Gerusalemme. Fu il grande disastro dell’anno 70.

Cosa ci dice la Parola?

Chi è Gesù? È il re-servo che viene per portare la vera pace, non per dominare, non per dichiararci schiavi. Viene per celebrare la Pasqua della liberazione, definitiva e totale, che nasce dalla liberazione dal peccato.
Gesù, ancora una volta, è un segno di contraddizione: è accettato e respinto, elogiato, criticato e condannato.
Il mio atteggiamento davanti a Gesù. Come è? A volte di entusiasmo, gratitudine e sequela. Altre di codardia, e non ci impegniamo sulla via della nostra liberazione e del nostro compito per la proclamazione del Regno.
Come è la mia fede e donazione? Come mi comporto nei momenti difficili? Con quale entusiasmo e sicurezza seguo Gesù, nell’euforia e nella debolezza? Dono gesti profetici, di testimonianza davanti agli altri, quando il Vangelo è disprezzato o frainteso? Metto la mia faccia per il Vangelo e per la Chiesa?
Gesù, che cammini sulla strada della Pasqua con entusiasmo. Ma vedi che alcuni dei tuoi amici si chiudono e respingono il tuo messaggio di salvezza. Possa io non chiudere mai le mie orecchie o la mia coscienza alla tua Parola e alla tua Pasqua!

LETTURE: Is 50, 4-7; Sal.21; Fil 2, 6-11; Lc 22, 14 – 23, 56