Il commento alla Parola di domenica 19 aprile 2020 a cura di padre Gerardo Bouzada.

Giovanni Paolo II chiamò “domenica della Misericordia” la seconda domenica di Pasqua, perché dal cuore di Gesù pieno di tenerezza sgorgarono dei doni come raggi e riflessi della sua risurrezione: la pace, i sacramenti e l’ultima beatitudine nella quale Gesù conferma nella fede a chi crede in lui e a chi soffre i dubbi dell’apostolo Tommaso. Con la celebrazione di questa domenica si conclude l’ottava di Pasqua, questa settimana che la Chiesa ci ha invitato a considerare come un solo giorno: “Questo è il giorno fatto dal Signore”. Il vangelo di oggi ci parla dell’apparizione di Gesù Misericordioso ai suoi discepoli, lo stesso giorno della sua risurrezione, dove consegnò il dono della sua pace e dei suoi sacramenti, e confermò la nostra fede e la fede di tutti quelli che come Tommaso, nel mondo sono pieni di dubbi e con ansie di certezze. Questa pace ci porterà a vivere meglio l’Eucaristia, a pregare con più fervore e a vivere l’amore con i nostri fratelli.

Cristo misericordioso e risorto ci dona la sua pace, ciò significa salute, armonia, pace interiore, serenità e tranquillità per coloro a chi è diretto il suo saluto. Pace come concordia tra le persone, le nazioni, e tra Dio e l’uomo. Gli apostoli l’avevano perduta dopo la morte di Cristo nel Calvario. Erano realmente con la pace, la fede e la speranza distrutte. Questo buio turbamento dei discepoli scompare grazie alla luce della vittoria del Signore, che riempie i loro cuori di serenità e gioia. Sant’Agostino definiva la pace come la tranquillità dell’ordine. E come c’e un doppio ordine, quello imperfetto in terra e quello compiuto in cielo, c’e anche una doppia pace: quella del pellegrinaggio e quella della patria. La ripetizione della parola pace nel Canone Romano della messa è chiara: la Chiesa ha ricevuto la missione di estendere fino ai confini del mondo la pace di Cristo Risorto e Misericordioso.
Il Giovedì Santo, Cristo ci aveva donato il sacramento dell’eucaristia. Adesso, dal suo cuore misericordioso esce quest’altro tesoro: il sacramento della riconciliazione. Cristo invia i suoi apostoli con la missione di prolungare la propria: perdonare i peccati. La pace con Dio e con i nostri fratelli è stata perduta con il peccato. Con il sacramento della riconciliazione ricuperiamo quella pace. La Chiesa, dopo la risurrezione di Cristo, è lo strumento attraverso il quale il Signore raduna tutto l’universo sotto la sua sovranità, lo strumento attraverso il quale scorre la grazia divina, i cui canali ordinari sono i sacramenti, ordinati alla riconciliazione degli uomini con Dio, attraverso la conversione.

Un ultimo regalo della risurrezione di Gesù fu la conferma della nostra fede. La fede nella risurrezione di Cristo è la verità fondamentale della nostra salvezza. “Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede”, dice San Paolo. Alla luce della risurrezione acquisiscono luce tutti i misteri che Dio ci ha rivelato e consegnato. I dubbi esistenziali di Tomasso hanno toccato il cuore di Gesù, fino al punto che nella sua misericordia ci regalò l’ultima beatitudine che ha a che vedere con tutti quanti non abbiamo avuto il dono di conoscere il Cristo storico di Palestina: “Beati coloro che credono senza aver visto.

Perché dubitiamo spesso di Dio e del suo amore misericordioso che dona pace? E’ solida la nostra fede in Cristo Risorto o accolgo dubbi di fede in continuazione?

In questo tempo speciale di pandemia, Signore donaci tuo perdono, e con il tuo perdono, la pace. Accresci la mia fede, perché io viva con serenità e con fiducia la mia vita cristiana. Tu sei fedele alle tue promesse e mai permetterai una tentazione superiore alle mie forze.

LETTURE: At 2, 42-47; Sal. 117; 1 Pt 1, 3-9; Gv 20, 19-31