Il commento alla Parola di domenica 11 ottobre 2020 (XXVIII domenica del tempo ordinario) a cura di padre Gerardo Bouzada

La parabola di questa domenica mette in scena un re che festeggia le nozze di suo figlio, segno dell’incarnazione del Verbo, il Figlio eterno del Padre, la cui natura divina si sposa con la natura umana per iniziare un’amicizia, un dialogo e un’intimità con noi. Dio fece due inviti al popolo eletto di Israele. che non accettò, preoccupato solo per le questioni materiali. Triste e umiliato, Dio chiama altri, poveri e emarginati dai banchetti ufficiali, ma chiede loro di portare il vestito di festa. Dio ha preparato dei piatti ottimi da condividere con i più bisognosi.

Gesù è lo sposo, via, verità e vita. Ci ha donato la sua Chiesa, sua vita, suo sangue, sua dottrina. Lui è nostro modello. 

Il vestito di festa di cui ho bisogno per entrare nel banchetto del Regno Gesù ce lo ha donato, come dono di amore, immeritato da parte nostra: la grazia di cui ho bisogno per diventare santo e arrivare alla vita eterna.

Gesù ci offre da assaggiare la sua grazia soprattutto per mezzo della partecipazione ai sacramenti, la lettura del vangelo, la preghiera semplice e umile e nelle migliaia di momenti giornalieri dove lui illumina e ispira la nostra mente e cuore. 

La parola grazia non è solo un concetto. E’ una realtà. È un incontro con Cristo. La grazia è la linfa della di cui abbiamo bisogno come tralci per poter avere una vita spirituale, cioè, la vita di Dio che fa di noi santi. La grazia ci perfeziona, aiuta, illumina, fortifica… non la vediamo con gli occhi del corpo. È una realtà spirituale, invisibile ma reale. È ciò di cui il nostro organismo spirituale ha bisogno per crescere, alimentarsi, così come abbiamo bisogno del cibo per il corpo. 

Ci sono due tipi di grazia: santificante e attuale. La grazia santificante la riceviamo il giorno del battesimo, diventiamo giusti, viene cancellato il peccato originale e diventiamo amici e figli per adozione di Dio, fratelli di Cristo, partecipi della vita divina. Questa grazia conferisce valore e merito soprannaturale alle nostre azioni, anche se sono piccole. Questa può crescere se la coltiviamo per mezzo della preghiera e i sacramenti. Ma possiamo perderla, romperla, se pecchiamo mortalmente. 

Invece, la grazia attuale è quella che abbiamo bisogno giorno dopo giorno per convertirci continuamente e arrivare alla santità. Sono diverse le grazie attuali con le quali Dio ci illumina l’intelligenza e predispone la nostra volontà per realizzare atti buoni e meritori. In concreto, Dio ci concede queste grazie attuali per mezzo di una lettura, un buon esempio di qualcuno, ascoltando una predica, vivendo una prova o una malattia. Si chiamano grazie attuali perché ci vengono concesse per realizzare un’opera buona. Si chiamano anche grazie transitorie, perché accadono in un certo momento della giornata, molte volte quando meno ce lo aspettavamo. Se ne approfittiamo cresciamo in santità. 

Le grazie attuali sono necessarie per avere fede, per volere il bene, per fare opere meritorie, per vincere le tentazioni, per convertirsi e perseverare nel bene. Le grazie attuali al peccatore lo aiutano a convertirsi, al cristiano tiepido a voler una vita più santa, all’uomo virtuoso a una maggiore donazione. 

Chi non ha ricevuto la grazia può fare azioni moralmente buone? Certamente. Può farle nell’ordine naturale, come dare elemosina, amare i familiari e amici. Ma queste opere non hanno valore nell’ordine della vita eterna, perché sono sprovviste della grazia. Dunque, ascolto gli inviti di Gesù o preferisco i miei affari? Ho sempre vestito di festa nella mia anima ogni volta che prego e vivo l’Eucaristia? Ringrazio Dio per invitarmi al Banchetto della messa ogni domenica. Dopo il banchetto porto qualcosa ai miei fratelli più bisognosi?

Grazie, Signore per i banchetti che mi prepari. Scusami se qualche volte li ho disprezzati. Aiutami a non macchiare il mio vestito di festa. Che sappia condividere con miei fratelli questi regali che tu mi doni gratuitamente.

LETTURE: Is 25, 6-10; Sal.22; Fil 4, 12-14. 19-20; Mt 22, 1-14