Il commento alla Parola di domenica 10 novembre 2019 (XXXII Domenica del Tempo Ordinario) a cura di padre Gerardo Bouzada

Siamo nati tutti in una famiglia più o meno coesa, in essa abbiamo appreso una serie di valori che ci hanno aiutato a condurre una vita dignitosa. Ma è vero che oggi è in crisi (violenza familiare, bambini abbandonati, matrimoni rotti…). Papa Francesco dice: “Oggi la famiglia è disprezzata, maltrattata e ciò che ci viene chiesto è riconoscere quanto sia bello, autentico e buono iniziare una famiglia, essere una famiglia oggi; quanto sia indispensabile per la vita del mondo, per il futuro dell’umanità”.

Oggi gli adulti non sono quelli di una volta

Come dice Jacques Lacan, oggi viviamo in un surriscaldamento globale della famiglia (i bisogni vengono soddisfatti prima che vengano espressi) ed a una continua glaciazione dei rapporti sociali (per questo i figli a casa hanno tutto e in società mancano di tutto). E Gustavo Pietropolli Charmet denuncia che viviamo il continuo inquinamento della mente con la pubblicità (in mano agli adulti). Oggi si è dimenticata l’arte di invecchiare senza la quale il dialogo tra le generazioni è difficile. Giovani e adulti vengono accomunati nel modo di parlare, vestire, comportarsi, e nelle relazioni al punto che si fa fatica a capire chi è l’adulto. Oggi al centro delle attese non ce la voglia di diventare adulto, responsabile della società e del futuro ma la voglia di rimanere giovane. Quella degli adulti di oggi è una generazione che ha fatto della giovinezza il suo bene supremo. Con gravi ricadute nel campo educativo.

La vecchiaia è diventata oggi il nemico numero uno della società

Nulla si vende che non sia anti-age. A tutto si può resistere tranne a ciò che ci aiuta a lottare contro la vecchiaia. Se per gli adulti il massimo è la giovinezza e tutto il resto è noia, che cosa dovrebbero segnalare, insegnare, indicare, mostrare ai giovani? Se per gli adulti crescere è la cosa peggiore che esista e l’età adulta è il luogo del non ritorno, lo spazio-segno che preclude al non essere, della vecchiaia e della morte, perché dovrebbe risultare una cosa bella per i giovani? Se per gli adulti il vero paradiso è la giovinezza, perché i giovani dovrebbero allontanarsi da esso?
Quale significato può avere il futuro e che senso ha progettarlo se nessun progetto concreto è auspicabile dal momento che, gli adulti lo insegnano, crescere vuol dire “allontanarsi da” e non “andare verso”? Davanti a questo cosa fare? Siamo chiamati a restituire dignità e tensione morale alla dimensione adulta della esistenza. Ci serve un discorso per parlare della ambizione di diventare adulti.

Rievangelizzare gli adulti

Il Papa ci dice: “In famiglia, condividi tanti momenti indimenticabili: pasti, riposo, faccende domestiche, divertimento, preghiera, escursioni e pellegrinaggi, solidarietà con i bisognosi” La famiglia è, quindi, il germe della fede e della vita eterna.Quali esperienze e valori hanno imparato i giovani della prima lettura, dato che hanno preferito dare la vita prima di abbandonare ciò che nella loro famiglia veniva insegnato e vissuto? Quando la vita ha sostanza, quando ha senso, i valori che sono trasmessi trascendono ciò che è stato vissuto. Vivere il progetto Dio su di noi è germinare la vita intorno a noi. E dare la vita per quel progetto, fa sì che il Signore si schieri dalla nostra parte, perché non abbandona quelli che confidano in Lui. Questo è ciò che questi giovani che sono stati torturati ci fanno vedere, “quando saremmo morti per la sua legge, il re dell’universo ci risorgerà per una vita eterna”. Rafforziamo la vita familiare nelle nostre comunità, proteggiamola e accompagniamola in modo che rimanga un germe di vita che non finisce. Li dove gli adulti danno priorità a voler il bene dei figli più che volere bene ai figli.