Il commento alla Parola di domenica 22 settembre 2019 (XXV Domenica del Tempo Ordinario) a cura di padre Gerardo Bouzada.

Dio non dimenticherà le azioni di coloro che sfruttano i bisognosi

Nella prima lettura, il profeta Amos rimprovera i suoi contemporanei per il loro entusiasmo di possedere, l’avido non esita a usare mezzi fraudolenti per aumentare le loro entrate. Sono i vecchi volti della corruzione così attuali anche ai nostri giorni. Il pericolo sta nel vedere come normale ciò che finisce per essere un’attenzione ossessiva al denaro, che a sua volta genera ingiustizia sociale. Il messaggio di questo testo è rivolto ai commercianti che, presi dalla loro avidità, hanno fatto dei soldi il loro dio e hanno continuato i loro affari fraudolenti, sebbene esternamente rispettassero le norme e le regole religiose.

Non si può servire a due padroni

Perché uno odierà l’uno e amerà l’altro o si dedicherà all’uno e ignorerà l’altro. È un principio che parla di un servizio che in diversi ambienti sociali e culturali può facilmente portare a incomprensioni.
Pensa al potere del denaro che favorisce situazioni personali di schiavitù, come “dipendenze”, servitù verso un tipo di pensiero edonistico, una cultura ingiusta. Ecco perché la frase evangelica “Non puoi servire Dio e il denaro”, la comprendiamo molto bene perché si riferisce a una dipendenza, in questo caso al denaro, che disumanizza la persona e si concentra su se stesso dimenticando il prossimo.
I farisei si prendevano in giro Gesù, perché per loro la ricchezza era una benedizione di Dio. È una posizione che è anche facile da trovare oggi nelle persone che riducono la loro religiosità al rispetto delle regole e dei riti, ma non vogliono sapere nulla del servizio agli altri.

Guadagnate amici con il denaro ingiusto

L’insegnamento di Gesù raccolto dall’evangelista Luca parla di un amministratore, di un uomo che nella sua gestione si beneficia dei soldi che gestisce.
Gesù intende manifestare l’ingiustizia che sta alla base della ricchezza che non svolge una funzione sociale. Ecco perché dire “denaro ingiusto”. “Presuppone che la ricchezza sia ingiusta se non ha altri scopi superiori a quelli del proprio beneficio, se rimane nell’egoismo compiacente del denaro che dà sicurezza e ignora i bisogni degli altri.
Così possiamo capire la frase evangelica che sembra esagerata: “Guadagna amici con i soldi ingiusti”. Vale a dire, ancora hai tempo per condividere i tuoi beni con i più bisognosi. Portandoci a riflettere sul ruolo del denaro quando siamo tutti più che amici, fratelli. Questa è la “astuzia” dell’amministratore che ha scoperto un’altra funzione del denaro, guadagnando amici e aiutando i bisognosi che dipendono come lui dal Signore.
E potremmo anche approfondire quella “astuzia” e la situazione che la causa. L’amministratore si chiede in anticipo: “Cosa farò se il mio signore togliesse la mia amministrazione? Non ho la forza di scavare, mi vergogno a chiedere”. È una situazione di necessità, che potremmo definire un limite vitale. È rovina. Si scopre che l’amministratore non decide di rubare di più al padrone ma di distribuire e condividere, cerca aiuto, cerca la via d’uscita dal suo problema di fratellanza. È in questa situazione di perdita, di crisi che è cresciuto un nuovo atteggiamento. È l’”astuzia” che consiste in una nuova disponibilità dell’anima che l’amministratore mostra agli altri.
Chiediamoci: Ho la coscienza tranquilla nell’uso del denaro o ci sono abusi? Il denaro ostacola la mia crescita di fede e amore?

LETTURE: Am 8, 4-7; Sal.112; 1 Tm 2, 1-8; Lc 16, 1-13