Il commento alla Parola di domenica 10 marzo 2019 (Prima domenica di Quaresima) a cura di padre Gerardo Bouzada.

San Luca conclude le tentazioni di Gesù a Gerusalemme e descrive l’irradiazione del Vangelo da quella città. È importante ricordare che, secondo gli Atti degli Apostoli, a Gerusalemme accade l’ascensione di Gesù e anche la venuta dello Spirito Santo nella Pentecoste. Da qui nasce la Chiesa.
Gesù Messia non “approfitta” dell’essere il Figlio di Dio come un privilegio per sé stesso ma per noi. D’altra parte, il diavolo è il nemico per antonomasia del piano di Dio e dell’umanità. È lo spirito malvagio, la forza del male, l’oppressore della società.
Lo Spirito Santo ha portato Gesù nel deserto. Gesù assume la storia del popolo di Israele camminando nel deserto verso la terra promessa. Gesù è il pellegrino del deserto che cerca, si interroga, cammina per se stesso e per l’umanità. Quaranta giorni ci portano il ricordo dei quaranta anni del popolo di Israele che cammina attraverso il deserto verso la terra promessa. Il popolo di Israele fu tentato e cadde nel peccato dell’idolatria, della mormorazione, dell’uso disordinato della libertà.
Gesù, secondo Adamo, ci ricorda la prima tentazione. Adamo ha ceduto alla prova. Il secondo Adamo, Gesù, la supera.

Le tentazioni

La prima tentazione è la rinuncia alla condizione di essere una persona che cammina. È la tentazione di non accettare te stesso come un uomo che cammina, un pellegrino. L’essere umano ha fame di molte cose: beni, sesso, dominio, orgoglio, autosufficienza, realizzazione del suo progetto. Ma la vera soddisfazione nasce dalla Parola di Dio e di ciò che tale parola indica e rafforza: il piano di Dio perché l’uomo sia felice.
Quante volte vogliamo usare Dio a nostro vantaggio. Non accettiamo lo stile di Dio, ma vogliamo che entri nei nostri schemi. La Parola ci dice il modo esatto per diventare felici: accettare e conformarci al piano di Dio.
La seconda tentazione è rinunciare a servire i fratelli. È la tentazione del potere, del dominio sugli altri, dell’autorità imposta con la violenza, del convertire la religione, la Chiesa e la nostra stessa missione in potere per fare proseliti.
Gesù rifiuta questo sentiero e si dichiara servo. Non è venuto per essere servito ma per servire. Gesù non ammette la tentazione del culto dell’autorità e dell’obbedienza imposta. Gesù non vuole dare al potere il culto di essere adorato come se fosse un dio. Solo Dio è l’Assoluto. Solo lui adorerai.
La terza tentazione è provocare Dio. È chiedergli miracoli non necessari. Il Vangelo non è proclamato dalla forza di uno spettacolo per impressionare le persone e quindi che si convertano alla fede. È la tentazione di ingannare le persone con apparizioni, messaggi celesti, supposti o falsi. È la tentazione di rinunciare alla vita semplice. È rinunciare a scoprire che Dio si manifesta nella storia personale, familiare e sociale in modi discreti, come se non ci fosse, agendo e motivando. È la tentazione di rinunciare alla croce: se sei il re d’Israele, scendi giù dalla croce e crederemo in te.

Conclusione

Gesù non è un Messia politico, che cerca il potere e la gloria. Gesù non è un Messia magico e spettacolare, che vuole imporre il Vangelo con prodigi folgoranti. Gesù visse e portò avanti la sua missione senza vantaggi per se stesso, senza alcun miracolo per lui. Gesù è un Messia tentato, come ogni essere umano. Il tentatore gli ha offerto scorciatoie, ma Gesù le respinse. Gesù è il Messia della giustizia e del servizio fraterno. Il servo e servitore di tutti.
Cosa rispondi al Signore davanti a questo messaggio ed esempio? Come vuoi affrontare ogni tentazione? Come Gesù? Chiedi a Gesù la chiarezza per sapere quali sono le tentazioni che ti circondano oggi: consumismo, ambizione, dominio, arroganza, sesso, potere. Non pensare che, per il fatto di essere tentato, cadi già nel peccato. Sentire la tentazione non fa di noi persone cattive, consentire sì. Le tentazioni sono una opportunità per fortificare la scelta verso colui al quale abbiamo deciso di offrire tutta la nostra vita.

LETTURE: Dt 26, 4-10; Sal 90; Rm 10, 8-13; Lc 4, 1-13