Il commento al Vangelo di domenica 2 agosto, Giubileo dei Giovani, a cura del vescovo Marco Prastaro

Nell’iniziare il giubileo dei Giovani questa pagina del Vangelo si rivela adeguata poiché Gesù, insegandoci il Padre Nostro, ci aiuta a comprendere di cosa sia fatta la nostra fede e su che cosa possiamo costruire i rapporti fra di noi. 

I discepoli chiedono a Gesù: “Insegnaci a pregare” cioè a entrare in un rapporto più profondo con Lui dal quale esserne trasformati. Sì, perché la preghiera è anzitutto entrare in rapporto con il Signore, stare con lui, è farci vicini a Dio e con lui custodire le poche cose indispensabili per vivere bene. 

Anzitutto custodirle da fratelli, dimenticando le parole “io e mio”, perché sono le parole della guerra, dell’egoismo, dell’individualismo, del narcisismo che così tragicamente segna la vita del nostro mondo di oggi. Nel Padre Nostro, si dice soltanto Tu, tuo e nostro: il tuo Nome, il nostro pane, Tu dona, Tu perdona.


La prima cosa che nel Padre nostro chiediamo è che il Suo nome sia santificato, e il nome di Dio è amore: che l’amore sia santificato sulla terra, da tutti. Se c’è qualcosa di santo e di eterno in noi, è la capacità di amare e di essere amati. La prima cosa da custodire dunque è l’amore, che è sempre dono di sé, libertà, rispetto dell’altro. 

Chiediamo poi: “Venga il tuo Regno”, una nuova architettura del mondo e dei rapporti umani come Dio li sogna. Un mondo fatto di pace e giustizia, in cui ogni persona sia rispettata nella sua dignità, possa essere pienamente sé stessa, possa realizzare le sue aspirazioni più profonde. 

La pace e la giustizia sono la seconda cosa da custodire e da costruire insieme.


Dacci il nostro pane quotidiano. Il Padre Nostro vieta di chiedere solo per sé, chiediamo di donare a tutti ciò che ci fa vivere. E di questo pane, nel mondo ce n’è a sufficienza per tutti. Non va dunque posseduto, accumulato, ma va diviso con tutti, perché tutti se ne possano saziare. La condivisione è la terza cosa da custodire e da vivere ogni giorno.

Chiediamo poi “perdona i nostri peccati”, togli tutto ciò che rende pesante la nostra vita; facci fare l’esperienza di sentirci amati per ciò che siamo, così come siamo. Col tuo perdono Signore libera il nostro futuro. E noi, che conosciamo come il perdono riaccende la vita, lo doneremo ai nostri fratelli e a noi stessi, per tornare leggeri a costruire vita nuova piena di amore e di pace. Il perdono, da ricevere e da donare, è il quarto elemento da custodire.


Infine, chiediamo al Signore di “Non abbandonarci alla tentazione”. Non ti chiediamo di essere esentati dalla prova, ma di non essere lasciati soli a lottare contro il male, contro la sfiducia e la paura di non essere all’altezza delle cose, di essere meno degli altri, di non valere nulla.  La speranza che è la certezza che nulla mai potrà separarci dall’amore di Dio è la quarta cosa da custodire


Ecco allora quanto il Padre nostro e ogni preghiera ci affida: l’amore, la pace e la giustizia, la condivisione, il perdono e la speranza.

Vorrei concludere con un’ultima considerazione. Gesù dice ai suoi discepoli: “chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto”.

Mi piace pensare che questa sia la caratteristica dell’essere giovane: il non accontentarsi, l’ostinazione nel chiedere, nel ricercare, nel disturbare chiunque possa avere risposte o sia causa del male. Su questo aspetto non mollate mai. Un mondo senza questa vostra tenacia e ostinazione sarebbe un mondo peggiore.

Preghiamo insieme per essere capaci di tutto questo. 

Preghiamo perché la nostra fiducia in Dio sia sempre più grande. E facciamoci trasformare dalla preghiera perché Dio possa a sua volta fidarsi di noi.