Il commento alla Parola di domenica 7 luglio 2019 (XIV Domenica del tempo ordinario) a cura di padre Gerardo Bouzada.

Noioso? Perché?

“Essere inviati” è la coordinata dove è collocato il discepolo di Gesù, nella vita quotidiana, nella comunione di una Chiesa uscente, nella missione evangelizzatrice.
Siamo inviati ad amare e l’amore non è mai noioso. È impossibile essere infastidito da qualcosa o qualcuno che ami veramente. Siamo annoiati solo quando perdiamo l’interesse per qualcosa. E nel cammino della vocazione sacerdotale come in altri cammini, l’interesse si perde solo quando si perde l’amore.
Ora, in concreto, considerando l’azione di un sacerdote… la sua missione può essere noiosa? Egli è responsabile di portare gli uomini a Dio, il mediatore tra cielo e terra; accoglie molti uomini e donne nella Chiesa dalla nascita, li accompagna nella loro crescita attraverso mille circostanze e difficoltà e li prepara ad entrare nel cielo, nella vita vera. Se anche si prende in considerazione che gli uomini non sono un sacco di patate che si possono trasportare avanti e indietro senza problemi, ma esseri con la propria libertà, che possono decidere tra Dio e una vita lontana da lui, sembra che la sua missione non sia così semplice o noiosa.

Uomo di cuore universale

La vocazione lo mette in contatto con molte persone: in seminario incontra colleghi provenienti da luoghi diversi, più le persone che incontrerà nel suo ministero, senza dimenticare la propria famiglia e gli amici di tutta la vita. Nessuno ha un campo di azione più ampio di lui: bambini, giovani, adulti, fidanzati, giovani coppie, famiglie, anziani, tossicodipendenti, prigionieri, indigeni, politici, imprenditori, lavoratori… il sacerdote è un uomo universale. Deve essere sempre disponibile per servire tutti quando ne hanno bisogno. Deve anche essere staccato da qualsiasi luogo e posto di lavoro per le missioni a lui affidate dai suoi superiori, vescovi o superiori religiosi.
Formazione integrale
Per quanto riguarda la sua formazione, un sacerdote dovrebbe prepararsi con cura per le mille domande che possono porgli sulla fede, i sacramenti, la morale, i costumi, la storia della Chiesa, la cura della pastorale familiare, la sessualità, l’educazione dei ragazzi, l’etica di impresa, l’apologetica, le sacre scritture… La sua azione è molto varia: può svolgere missioni e portare la fede a popoli che non sono stati evangelizzati o che sono lontani dalla fede, trasmettere la parola di Dio nei media, scrivere libri, insegnare nelle scuole o nelle università, guidare gruppi giovanili, orientare spiritualmente matrimoni, consigliare agli imprenditori di avere cura dei loro dipendenti, prendersi cura dei prigionieri, servire come cappellano militare, aiutare i moribondi ad entrare nel altra vita… e preparare le omilie e altre predicazioni lungo l’anno. Come ti annoi quando c’è così tanto da fare?

La cosa più importante

C’è una cosa in cui nessun uomo può superarlo e nemmeno uguagliarlo, qualcosa in cui non può essere sostituito: può, con la sua parola, fare lo stesso Gesù presente in un pezzo di pane, e far perdonare a questo stesso Dio i peccati di un uomo. Qualcuno potrebbe abituarsi a questo o sembrargli noioso? La vita del sacerdote è una esistenza unica, perché in continuo contatto con il divino; è il ponte tra l’umano e il divino. In ogni caso questo sarà “noioso” per coloro che non hanno il dono della fede, ma non sarà mai noioso in sé.
La mediocrità uccide, la pienezza vivifica. Solo chi ha osato dare la vita a Dio sa che Egli continua a inviarlo ogni giorno della sua vita e presenta una sfida molto alta. Non esiste la routine dove c’è l’amore. Ogni giorno è una nuova risposta, viviamola come se fosse la prima, l’unica e l’ultima volta..