Il commento alla Parola di domenica 2 febbraio 2020 (V domenica del tempo ordinario) a cura di padre Gerardo Bouzada.

Gesù continua a fare il ritratto e la fisonomia dei suoi discepoli nel famoso discorso delle beatitudini. E oltre alle beatitudini, che indicano il cammino dell’autentica felicità, oggi Gesù usa due immagini significative; colui che porti il nome cristiano è chiamato a diventare sale e luce in questo mondo.
Gesù ci dice che siamo chiamati a essere sale, non zucchero. Cosa fa il sale? Dona sapore ai pasti. Impedisce la scadenza degli alimenti; è conservante perché è acido. Scioglie il giaccio nelle strade per evitare incidenti di traffico. Il sale di bicarbonato è un antiacido per lo stomaco. Il sale toglie la ruggine accumulata nei camini, evitando possibili incendi pericolosi. I colori possono essere restaurati con l’aiuto di un panno umido in una soluzione di sale e acqua. Il sale allontana il tarlo dai nuovi tappeti di cotone. Il segreto è pulire il pavimento con una soluzione concentrata di sale e acqua calda prima di mettere sopra il tappeto. Tutti questi significati simboleggiano ciò che deve diventare il cristiano. Gesù ha agito così: con il sale della sua parola ha dato sapore a tutte le situazioni umane – gioiose o dolorose – preservando i valori umani e morali con il suo messaggio divino, perché non si corrompessero.
Come seconda immagine il cristiano deve essere luce, perché portiamo dentro di noi nella nostra anima e nella nostra coscienza il riflesso di Cristo risorto. Siamo cristiani con il fuoco della Pasqua. Cristo con la sua Pasqua cancellò le tenebre del demonio, che sembrava avessero trionfato il Venerdì Santo. Nelle nostre pupille brilla la luce del cero pasquale. Nelle nostre labbra risuona il “Lumen Christi”. Le nostre mani sostengono la candela che si alimenta dal cero pasquale che è Cristo.
Che Dio ci liberi dall’essere cristiani senza sapore e spenti. Con il sale doneremmo sapore alla nostra vita cristiana e allo stesso tempo guariremo le ferite dei nostri fratelli, non con parole chiassose, ma con la parola e balsamo del crocifisso e il nostro mondo sarà preservato dall’oppressione, dall’ingiustizia e della mondanità. Con il sale – dice San Giovanni Crisostomo – possiamo ridare sapore a chi era diventato insipido, ma con il sale giusto; troppa sale rovina i pasti. Con la luce della fede di Cristo illuminiamo nostra interiorità e il nostro ambiente dove ci troviamo. Fede che ci illumina dall’interno, come cerca di esprimerlo l’iconografia orientale. Con la luce della fede viviamo in questo mondo per non cadere, si, ma con gli occhi fissi verso l’eternità. Per la luce della fede vediamo con chiarezza quale è il cammino che ci conduce verso il cielo. Non siamo più “un popolo che cammina nelle tenebre”, ma che ha la luce della vita.
Abbiamo cura di non rovinare il sale aggiungendo dolcificanti, come possono essere i nostri gusti personali egoisti ed i condimenti piccanti di questo mondo. Abbiamo cura della nostra luce, che è una partecipazione della luce di Cristo, in modo che non illuminiamo con la minuscola luce delle nostre vanità o abbagliamo con la conoscenza enciclopedica, culturalmente mondana.
Ines Bojaxhiu, molto più conosciuta come Madre Teresa di Calcutta, Premio Nobel per la Pace nel 1979, è sempre stata considerata una persona estremamente semplice. Anche i suoi consigli sono stato, a volte, di una semplicità che sconcerta a chi glielo ha chiesto. In un’occasione, un gruppo di professori americani si sono rivolti a lei: -Per favore ci dica qualcosa che può aiutarci nella nostra vita. Madre Teresa sorrise e rispose semplicemente: Sorridete.

LETTURE: Is 58, 7-10; Sal.111; 1 Cor 2, 1-5; Mt 5, 13-16