“Non amiamo a parole ma con i fatti”. È con questa frase tratta dalla prima lettera di Giovanni che Papa Francesco ci vuole condurre nella riflessione per la I Giornata Mondiale dei Poveri da lui stesso voluta al termine del Giubileo della Misericordia come occasione concreta per dare seguito a quell’evento straordinario. Pensare che ci possa essere una fede che lasci da parte le opere dell’amore è segno che siamo stretti nella mentalità mondana. Al contrario San Francesco d’Assisi, con la sua coraggiosa scelta di stare con i poveri facendosi uno di loro, ci indica la vera strada che siamo chiamati a percorrere come singoli e come Chiesa. Per i discepoli la povertà è anzitutto vocazione a seguire Gesù povero, costruendo in se stessi un atteggiamento del cuore che impedisce di mettere noi stessi al centro magari anche mentre facciamo gesti estemporanei di solidarietà. L’obiettivo sta nell’incontro personale con i poveri, nella condivisione con loro, in uno stile di vita che tende la mano ai poveri, li sa guardare negli occhi, abbracciarli per uscire dalle nostre certezze e aprendo le orecchie per ascoltare il loro grido. Identificando meglio la povertà non saremo più tentati di rimanere inerti o rassegnati, ma saremo spronati a dare vita ad una nuova visione della società. Per questo la nuova Giornata è occasione per farsi incontro ai più poveri, per trascorrere un po’ di tempo con loro, per avvicinarsi, per invitarli nella nostra comunità e nella nostra casa non come “persone bisognose” ma come fratelli che ci possono accompagnare nella crescita come cristiani e come uomini. Senza dimenticare che a fondamento di questo incontro sta sempre la preghiera, specialmente quella del Padre Nostro che è la preghiera dei poveri in cui nessuno viene emarginato, ma tutti si riconoscono come uno.