Il commento alla Parola di domenica 3 marzo 2019 (Ottava domenica del tempo ordinario) a cura di padre Gerardo Bouzada.

Domenica scorsa, Gesù ci ha comandato di “amare i nostri nemici”. Amore non come sentimento, ma amore come decisione, atto di volontà, desiderio di amare nonostante la paura della sofferenza.
Oggi Gesù ci racconta quattro parabole brevi per dirci come dovrebbero essere i rapporti all’interno della comunità cristiana.

Può un cieco guidare un cieco?

Se Gesù ci avesse dato un altro consiglio, non sarebbe molto importante, ci sono stati uomini nel corso della storia che ci hanno dato buoni consigli. Gesù è più che un buon consiglio, e più che una frase che ripetiamo. Gesù è uno stile di vita.
Gesù è una chiamata a vivere le nostre responsabilità. Una buona guida conosce la strada, gli ostacoli che troveremo sulla strada e la fine della strada.
Tutti siamo chiamati a guidare qualcuno e abbiamo qualcuno che ci guida. I genitori guidano i loro bambini, gli insegnanti gli studenti, i sacerdoti i fedeli, il capo i dipendenti.
Qual è la mia responsabilità? Chi devo guidare? Chi dipende da me? Sono una guida cieca o vedo chiaramente? Mi assumo la mia responsabilità o sono indifferente? Guido con il mio esempio o scandalizzo con la mia vita disordinata?
Noi credenti siamo guidati dalla migliore guida, Gesù. Se ci lasciamo guidare da Gesù, se lo ascoltiamo e guardiamo a Lui, sicuro che anche noi saremo guide che vedranno chiaramente, guide che si sacrificheranno per i loro figli, per gli studenti, per i loro parrocchiani…, guide che non abbandonano il gregge ma fanno la strada fino alla fine.

Il discepolo non è più del suo maestro

Potresti nominare tre persone che hanno lasciato un segno positivo nella tua vita? I tuoi tre migliori insegnanti?
Per molti di noi i primi tre insegnanti sono stati: il papà, la mamma e Gesù. Abbiamo imparato le prime e le migliori lezioni a casa. Il mondo visto attraverso gli occhi dei genitori. Lavoro e riposo, amore e perdono, gioia e lacrime, tenerezza e grida, ricompense e punizioni, chiesa e casa, vita donata per i bambini e per i più anziani.
I nostri genitori ci portarono da un altro insegnante: Gesù. C’erano cose che i genitori non sapevano, ci sono cose che noi non conosciamo. e Gesù si presenta come l’insegnante che ci conosce e ci ammaestra.

Gesќ è “l’insegnante della vita”

I ragazzi oggi hanno internet, televisione e imparano molte cose lì. Hanno persone che si prendono cura di loro, ma hanno genitori?
Per imparare le cose di Dio, abbiamo solo un insegnante, Gesù. Le cose di Dio sono trasmesse da persona a persona, da credente a credente. La fede è una persona, Gesù.
Per sapere cosa succede nel mondo, ho la televisione e internet. Per conoscere Dio devo andare dal Maestro. Solo Lui può farmi togliere il velo della mia ignoranza, conoscere e rivelarmi chi è e chi sono io. In Chiesa veniamo ad ascoltare Gesù. Non sapremo mai più di Lui. Non saremo mai come Lui, saremo sempre discepoli che chiamati vogliono stare con Lui e missionari inviati da Lui.
Gesù è il miglior insegnante della tua vita? Ha lasciato tracce profonde nella tua vita? Sì, dobbiamo denunciare il male e l’ingiustizia. Gesù ci mette in guardia da una grande tentazione: ingrandire il male degli altri e ignorare il male che è nel nostro cuore. E ci invita a cambiare i nostri cuori poiché non finiremo mai di convertirci. La critica deve sempre iniziare da sé. E se si parla del male, che sia per trovare una soluzione.

Il buon albero

Il discepolo di Gesù è riconosciuto dalle sue azioni, non solo dalle sue parole. Gli atti, i lavori, sono quelli che dicono se uno crede o no, se uno ama o no, se uno si aspetta o no. La bocca parla dell’abbondanza del cuore. Come diceva il mio professore di teologia morale: nel cuore dell’uomo ci sono due lupi, uno buono e uno cattivo in lotta permanente. Chi dei due vince alla fine? Quello al quale tu hai dato da mangiare di più