Il commento alla Parola di domenica 20 gennaio 2019 (Seconda domenica del tempo ordinario)  a cura di padre Gerardo Bouzada.

La prima lettura fu scritta intorno agli anni 515-500 aC, dopo il ritorno del popolo ebraico dall’esilio babilonese. A quel tempo Gerusalemme era in uno stato deplorevole: le mura, il palazzo e il tempio furono distrutti. C’erano numerosi colonizzatori pagani che occupavano le case e le terre che un tempo appartenevano al popolo ebraico. I ricchi si approfittavano dei poveri. Il morale delle persone che erano tornate da Babilonia era a terra perché, oltre a vivere male, era difficile per loro adorare Dio in queste condizioni. E questo non poteva continuare così, perché per il popolo ebraico Gerusalemme era, ed è tuttora, la città di Dio che vive tra il suo popolo.

Con parole incoraggianti, Isaia espone il suo amore per Gerusalemme e il suo desiderio di riconquistare il suo splendore. Desidera che sia una città santa da dove Dio governi i popoli del mondo con giustizia. Certamente, il profeta ci parla della città di Gerusalemme, ma anche ci racconta del cuore degli ebrei che vivevano in quel momento, e del cuore di tutti coloro che ora meditano con fede su questo testo sacro.
Perché abbiamo attraversato tutti, o stiamo attraversando, un momento di crisi spirituale a causa di qualcosa che abbiamo fatto, detto o pensato. Mi riferisco a quei momenti in cui il nostro cuore assomiglia a quella Gerusalemme devastata e abbandonata e non sentiamo la presenza di Dio. Come il profeta, desideriamo con tutte le nostre forze ricostruire il nostro cuore.
Il Salmo ci invita a lodare il Signore. Ma non è facile quando sei in crisi, perché senti che Dio è scomparso dalla tua vita. Bene, proprio per questo, è importante fare uno sforzo per non lasciarsi che i nostri sentimenti di indifferenza o rifiuto guidino i nostri comportamenti verso gli altri e l’Altro. Al contrario, possiamo con la nostra libertà ricordare quei tempi in cui Dio era importante nella nostra vita. Abbiamo il buon esempio di Santa Teresa di Lisieux, che ha subito una tremenda crisi spirituale negli ultimi mesi della sua vita, ma questo non ha impedito ricordare il suo amore per Dio nella sua autobiografia spirituale ”Storia di un’anima”.

San Paolo ci parla dei doni che lo Spirito di Dio ci ha donato. Effettivamente: tutti ci distinguiamo in qualcosa. Nessuno è il migliore in tutto, né nessuno è il peggiore in tutto, perché Dio ha ritenuto opportuno condividere i propri doni in modo personale. In altre parole, ha concesso a ciascuna persona una serie esclusiva di qualità. Ed è molto saggio rallegrarsi di ciò che Dio ci ha dato a noi e agli altri. Meditare bene su di esso ci aiuta ad aumentare il nostro amore per Dio, per gli altri e per noi stessi nei momenti di crisi.
A volte la nostra vita è come le nozze di Cana: è senza vino, cioè senza gioia, senza illusione. La monotonia della nostra vita quotidiana, i continui problemi che sorgono, le difficoltà che dobbiamo superare… ci corrodono lentamente all’interno fino a quando un giorno ci rendiamo conto che siamo impantanati nella tristezza e disperazione. E pensiamo che Dio ci abbia abbandonato.
In quei momenti è altamente raccomandato, non prendere decisioni importanti ma aspettare, e chiedere aiuto alla Vergine Maria. Lei, come alle nozze di Cana, sa bene qual è il nostro problema e chiede a suo Figlio di risolverlo. Quando preghiamo con devozione a Maria, ci accompagna. A volte la soluzione non è immediata, o non risulta come ci aspettavamo. Ma la verità è che, prima o poi, in un modo o nell’altro, grazie alla sua intercessione, il nostro cuore è guarito, diventando la Gerusalemme che il profeta desiderava: un luogo dove regnano amore, perdono, giustizia e felicità.
Gli insegnanti spirituali ci dicono che i tempi di crisi sono l’opportunità che Dio ci dà per maturare interiormente e per avvicinarci a Lui. Per quanto profondamente sentiamo la tristezza, paura o rabbia, è importante non smettere di scegliere di amare Dio e desiderare il suo ritorno. Anche se a volte questo è difficile, con l’aiuto di nostra Madre, la nostra anima si sentirà di nuovo la “prediletta” e la “sposa” di Dio. E, così, saremo emersi più forti dalle crisi.

LETTURE: Is 62, 1-5; Sal 95; 1 Cor 12, 4-11; Gv 2, 1-12