Ambiente Asti è al fianco di chi si è battuto per evitare consumo di suolo agricolo, lo snaturamento di un quartiere residenziale come quello di Bellavista, la cementificazione delle unici ingressi ancora paesaggisticamente interessanti della città : Vallarone e Corso Alba.

Di Tangenziale Sud Ovest si parla da anni e con circa le stesse motivazioni.

Anni 70/80 si voleva realizzare una strada a raso, ma poi giunse il quartiere e la strada a raso si abbandonò.

Se ne tornò a parlare con l’arrivo della Asti Cuneo, l’idea era che la Asti Cuneo finisse a ovest. La motivazione principale, il corridoio 5 Lisbona Kiev. Idea patrocinata dalla Provincia, ma la Società che doveva realizzarla dopo attenti studi di flusso, capì che se un corridoio c’era di traffico tra Cuneo e Asti , la direzione da preferire era la direzione verso est della città, perché le auto da Cuneo che giungono ad Asti e proseguono sulle autostrade vanno verso Genova o Milano.

Così la concessionaria, realizzò la tangenziale a est della città, collegandosi con l’autostrada.

Pian piano le motivazioni svanivano, ma la concessionaria per questo passaggio a est e la concessione del tratto di Asti da Corso savona a corso Alessandria avrebbe realizzato un lotto accessorio la TSO.

Sull’idea della Provincia, si trovò pure un intesa del Comune e la TSO divenne quell’ecomostro da più di 300 milioni di euro, realizzata con i soldi del concessionario, la strada più costosa al Km e senza una vera utilità come grande opera.

Lo stesso ministero dell’ambiente dopo varie osservazioni di associazioni, abitanti dei quartieri, Associazioni di agricoltori, ordini professionali bocciò quel tracciato. In fumo quindi i progetti preliminari, costati al concessionario, che comunque ricadevano sulle tasche di tutti noi.

Il dibattito e la lenta fine di un progetto devastante durarono più di 10 anni.

Si sa che a ogni inizio di campagna elettorale, torna di moda. Il territorio è in crisi e quindi si ricerca la crisi in mancanza di infrastrutture, ma diverse inchieste giornalistiche, osservazioni di fatto hanno sempre smontato quest’opera come strategica. Tranne l’Assessore Gabusi che torna a parlarne e comunica di voler spendere nuovamente 400 000 euro (pochini) in consulenze, soldi pubblici in consulenze per un progetto vecchio di 40 anni, talmente prioritario che non ha mai visto la luce.

Lo fa a un anno dalle elezioni, vincolando anche chi governerà Asti in futuro? Pare davvero uno spreco di risorse, visto che magari non ci saranno le stesse priorità per il Comune.

A 10 anni dalla vittoria del buon senso, avvengono diversi episodi: un nuovo piano del traffico, una pandemia, la crisi dei trasporti che vanno a incidere sulle nuove ondate pandemiche.

Un piano del traffico della città non ancora attuato, ma si corre a mettere le mani su un’opera che si potrebbe rivelare totalmente inutile.

Vi è la progettazione del recovery fund, che a livello nazionale e su indicazione europea insistono su altre priorità : transizione ecologica e mobilità sostenibile.

Eppure l’amministrazione Comunale e la Regione continuano a insistere su spendere soldi pubblici su opere vecchie, più che politiche avanzate e innovative, sembra che amino rispolverare idee avanzate, impolverate nei cassetti e per spolvelarle vogliano utilizzare soldi pubblici, in consulenze, che dimostrano un’idea vecchia di territorio.

Idea che collide con quello che è il futuro tracciato dalle indicazioni che stanno alla base del Recovery Fund.

Come Ambiente Asti crediamo che i soldi pubblici andrebbero spesi meglio e in linea con gli indirizzi fissati dall’Europa, che le priorità siano altre, che la politica degli annunci abitata da vecchie idee abbia ormai fatto il suo corso e che il territorio vada realmente realizzato e non danneggiato da idee ormai superate.

Allo spreco economico, si aggiunge il danno per l’irreversibilita della trasformazione (ambientale, agricolo), per chi ha imprese agricole nella piana del Tanaro e nella zona tra Vallarone e Asti Ovest. Si aggiunge il danno per il prestigio di Asti, che invece di valorizzare una città bella, da patrimonio Unesco, si impegna per fare una città sempre più cementificata. Gli accessi da Revignano e Corso Alba, gli unici con un patrimonio paesaggistico integro verrebbero sacrificati. Il villaggio Bellavista da zona residenziale diventerebbe centro del traffico, anche quello pesante visto lo scopo dell’opera. E’ un intervento di consistente impatto ambientale e paesaggistico (con costi in termini economici e di inquinamento per le fasi di cantiere) non proporzionato al reale valore strategico dell’opera; l’opera determina una barriera fisica tra diverse parti della città e del territorio; elevato consumo di suolo anche per le opere accessorie; può determinare anche un impoverimento turistico della città.

Le alternative sono interventi di sostegno per l’utilizzo della tratta asti ovest/est con la tangenziale sud, il completamento di connessioni tra tratte di tangenziale, che esiste già, e viabilità urbana. Come abbiamo già detto  è molto difficile trovare tracciati di circonvallazione a raso. 

In sostanza, non vale la pena. Soprattutto è vergognoso che vengano spesi questi soldi per un progetto che non si farà mai.

La lista civica “Ambiente Asti”, La città ai cittadini