Desideriamo ringraziare Gazzetta di Asti per aver voluto dedicare, la scorsa settimana, uno spazio di riflessione legato alla situazione dell’Asp, preziosa ex municipalizzata che garantisce servizi primari ai cittadini di Asti e che troppo spesso viene considerata dai media solo in occasione di particolari situazioni di tensione, anzichè per un dibattito sulle migliori strategie da adottare per renderla pienamente all’altezza del ruolo sociale che le compete. Ciascuno dei temi trattati meriterebbe un approfondimento e molte spiegazioni utili ad essere comprese dai non addetti ai lavori e ci permettiamo di aggiungere qui qualche sintetico elemento forse adatto ad allargare la riflessione. In primo luogo il Comitato Astigiano a favore delle Acque Pubbliche ritiene che l’uscita del Gruppo Gavio e dei soci privati “puri” dall’azionariato di Asp e la crescita in essa del Gruppo Iren non aggiunge e non risolve le preoccupazioni che da anni continuiamo a proporre. Iren, infatti, viene ritenuta una realtà controllata dal Pubblico (Comuni di Genova, Torino, Reggio Emilia, Parma, Piacenza e La Spezia in primis); in realtà il 48,27% del suo azionariato è detenuto dal cosiddetto “flottante”, cioè quella parte del capitale sociale in circolazione sul mercato azionario. E’ pertanto naturale che questa azienda, così come – nel suo piccolo – la nostra SpA Asp, abbia come primario interesse quello di produrre utili e dividendi per i suoi azionisti. Nel caso di ASP questo esempio crediamo sia più chiarificatore di qualunque altro ragionamento complesso: i bilanci 2016/2017/2018 dell’intera ASP si sono chiusi con un risultato complessivo di +6.028.852 euro prima delle imposte e +4.696.114 euro al netto delle imposte; dal 2002 al 2018 il Comune di Asti ha incassato un dividendo pari a 9.339.489 euro mentre il socio privato ha introitato 5.266.727 euro. Non sarebbero state somme utili da reinvestire nelle reti e nel servizio anzichè nel coprire il bilancio del Comune di Asti (una sorta di Bancomat…) e rallegrare i soci privati e ex-pubblici (Iren, Gtt e Smat, controllate dal Comune di Torino)? Ricordandoci che è impossibile ritrovare nel comportamento delle due amministrazioni comunali (Torino e Asti) traccia di quella “leale collaborazione” che sarebbe loro imposta dalla Legge e l’assoluta mancanza di trasparenza verso la cittadinanza, contribuendo a svilire le istituzioni democratiche rappresentative. Per quanto riguarda il servizio idrico integrato, la legge indica la necessità di individuare un Gestore Unico Astigiano-Monferrato; anzi, lo avremmo già dovuto evidenziare nel 2017. Ma il consorzio S.I.A.M (Servizi Idrici Astigiano Monferrato), costituito nel 2008, non ha ancora trovato la definizione giuridica e operativa condivisa da tutti i soci. Che sono, paritari al 25%, i nostri 4 attuali gestori astigiani, assai diversi tra loro: l’Acquedotto della Piana e l’Acquedotto Valtiglione sono interamente pubblici in forma di Società per Azioni, l’Acquedotto del Monferrato è uno dei pochi Consorzi fra Comuni ancora esistente in Italia (dunque “genuinamente” pubblico) e l’ASP, appunto, è una SpA partecipata al 45% da soci privati e al 55% dal Comune di Asti. E’ proprio ASP, con la sua componente azionaria privata, a costituire il problema. Da qui la nostra proposta di trasformare ASP in un’azienda speciale, rigorosamente soggetta al diritto pubblico o, quanto meno, di valutare l’ipotesi di scorporare il servizio idrico. Una proposta, ce ne rendiamo conto, che comporta impegno e progettualità. Ma che contribuirebbe certamente a rendere trasparente l’attuale stallo in cui versa ASP, con contratti di servizio prorogati e in scadenza alla fine del prossimo anno e, soprattutto, con oltre 350 addetti ignari delle strategie che il Comune di Asti (e ormai Iren) intendono delineare per un futuro pieno di ombre, per loro e per tutta la città.

Alessandro Mortarino, comitato astigiano a favore delle Acque Pubbliche