“Da alcuni anni l’adozione dei test invalsi ha scatenato alcune polemiche nel mondo scolastico italiano tanto da portare alcune associazioni studentesche persino al boicottaggio degli stessi test.
 Come ogni forma di esame misurano alcuni elementi lasciandone in ombra altri, valorizzano alcune abilità a scapito di altre ma possono essere utili a fini statistici. Posto che per valutare al meglio le competenze e le conoscenze di una persona è preferibile un test con solo domande a risposta aperta, la pratica insegna che le valutazioni sono soggettive e a discrezione del docente con parametri valutativi diversi; è chiaro che un test siffatto non consente di comparare adeguatamente i risultati di studenti di scuole e classi diverse. Da qui la necessità di contemperare le due posizioni e di creare un test uguale a livello nazionale fatto prevalentemente di risposte chiuse e di alcune risposte aperte i cui criteri di valutazione siano predefiniti ad opera del Ministero, ente terzo ed imparziale. Quindi è importante per il Ministero, e non solo, estrarne indicazioni statisticamente significative sui livelli di apprendimento generali, di una scuola o di una classe, una volta che i risultati siano opportunamente comparati con classi e scuole dotate di caratteristiche simili. Come hanno spiegato i responsabili dell’area prove invalsiquest’anno i test sono stati rivisti per venire incontro alle critiche degli anni passati e metteranno l’accento sulle competenze più che sulle nozioni: è quindi inappropriato sostenere che le prove siano dannose e considerino gli studenti come numeri. Per quanto riguarda matematica, per esempio, oltre alle domande a scelta multipla ci saranno le domande aperte, con l’intento di capire il ragionamento fatto dallo studente per dare una risposta. In italiano invece la prova consiste in una serie di domande sulla comprensione complessiva di un testo e particolare importanza verrà data anche alla grammatica e alla conoscenza della lingua. 
Come si può vedere non si tratta di criteri denigratori nei confronti di una determinata area geografica, perché il ragionamento matematico può essere sviluppato al Settentrione come in Meridione, e l’italiano si dovrebbe sapere al Nord come al Sud.
Inoltre gli studenti italiani non saranno più etichettati tutti come “copioni”, perché da quest’anno i test saranno differenziati. I compagni di banco di un alunno avranno, quindi, una prova diversa dal vicino. Concludo rispondendo a chi vuole boicottare un’ occasione di valutazione generale dell’intero sistema scolastico che ‘prendere la temperatura non sostituisce la diagnosi , e tantomeno la terapia, ma non per questo i termometri sono inutili e se abbiamo 40 di febbre conviene capire il perché'”. Marco Bona, coordinatore provinciale del Movimento Giovani Padani di Asti