“L’ordine del giorno votato all’unanimità, a conclusione del Consiglio comunale aperto di lunedì 13, presenta qualche novità di rilievo rispetto al precedente, votato più o meno sugli stessi temi, nel dicembre del 2012. Vale la pena di sottolinearle. Il confronto con l’Asl, sull’uso degli edifici dismessi dalla Azienda, partecipato dalle Associazioni. Analogamente partecipato dalle Associazioni e in capo, forse, alla Prefettura, il confronto con gli enti pubblici e religiosi, per una esplorazione delle proprietà immobiliari eventualmente utilizzabili come abitazioni. Infine, la richiesta alla Fondazione di destinare il 25 % del bilancio al finanziamento di attività a favore dell’occupazione e del diritto all’abitare. Per il resto si tratta di impegni già votati in precedenza (i preliminari per un uso pubblico degli edifici “occupati” di strada Volta e via Allende), con l’aggiunta di un maggior controllo per ridurre il peso della morosità colpevole in Erp (il 3% del totale dei canoni di locazione, irrilevante). Sull’Agenzia Territoriale per la Casa gravano, con ben altre peso, il pagamento dell’imu, il costo delle aree, gli eventuali oneri di urbanizzazione (che il Comune di Asti, l’unico del Piemonte, fa pagare per intero), i crediti verso gli enti pubblici, la non affidabilità delle imprese, l’impossibilità di rinnovare il tournover. Di questa situazione di crisi dell’Atc e degli effetti collaterali, sicuramente di qualche interesse per i 700 aspiranti assegnatari e per le 100 emergenze abitative, non c’è traccia sull’ordine del giorno. Il continuo rinvio della pubblicazione graduatoria del bando del 2011 (quella precedente è in vigore da più di 4 anni, non era mai successo), la non agibilità degli alloggi di viale Pilone già assegnati, la residualità degli alloggi popolari disponibili, compongono ad Asti l’ordito una politica della casa popolare ormai ridotta al lumicino, su tutto il territorio nazionale ( dal 2008 il numero dei provvedimenti di sfratto è aumentato del 60 %, negli ultimi 10 anni il tasso di crescita dei canoni di locazione è aumentato del 130 %, del 150 % nelle grandi città, 650 mila persone aspettano una casa popolare). Di tutto questo, nel corso del Consiglio, non ha parlato nessuno, salvo il consigliere dell’Atc che ne ha riferito, la delegata della Cgil e il portavoce del Coordinamento che ne hanno fatto cenno. Sul tema del lavoro e del reddito, in rapporto di causa ed effetto con il tema del diritto all’abitare, l’odg si esaurisce in dichiarazioni di principio. Ma già nel corso del Consiglio gli interventi non sono andati oltre una sommaria analisi della situazione occupazionale. Che uso fare delle borse lavoro disponibili (formazione o contributo di sostegno al reddito), che ruolo fare assumere all’ente locale nella promozione della imprenditorialità; sono temi che affogano nei vincoli imposti alla sovranità dei Comuni, dalle politiche neoliberiste e dell’austerità. Di tutto questo nessuno ha parlato, salvo l’assessore al lavoro che ne ha fatto una banalità, orientandolo ad una difesa del proprio ruolo. E’ un odg che porta il segno della opposizione politica e sociale, ma nel costrutto dialogante rimane un componente di un “dispositivo di controllo” che, insieme al dialogo, ha altri componenti (il linguaggio e l’autoreferenzialità per esempio). In altri termini, è un odg che serve alla giunta e al Consiglio per allontanare il conflitto sociale o riportarlo nell’alveo degli atti filantropici e compassionevoli. Come sono quelli agiti finora dalla giunta. Sono dieci mesi che questa giunta “dialoga” e segnala, con notarili elenchi dei limiti che gli sono imposti dall’esterno, che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Noi opponiamo che, di mezzo ci sono gli atti costituenti (quelli che stiamo facendo noi, le occupazioni in particolare, attualizzando le promesse degli articoli 3, 41, 42, 43 della Costituzione) o gli atti possibili, che la giunta non vuole prendere e che il consiglio nel suo insieme aborre. Vale a dire le requisizioni e gli espropri, accompagnati da chiamate di responsabilità e di partecipazione; atti chiaramente incompatibili con lo statuto presente della proprietà. Insomma si tratta di un ODG votato all’unanimità; una unanimità Ogm”. Carlo Sottile, presidente dell’associazione Coordinamento Asti-Est