“La richiesta rivolta al Comune, di provvedimenti fuori dall’ordinaria amministrazione, è stata  ancora una volta elusa, pur avendo raccolto forza e nuovi argomenti dalla manifestazione del 19  ottobre di Roma. La moratoria degli sfratti, di cui è stata riconosciuta la necessità, è stata girata  “ai livelli superiori” e basta. La requisizione delle proprietà assenteiste, come alternativa al  rifiuto di accedere ad una proposta di comodato d’uso, è stata trovata interessante da più di un  interlocutore, ma è rimasta allo stato di “contributo alla discussione”.  I dati richiesti sono arrivati, copiosi, sia dal Comune che dall’Atc, nell’ordine della nostra agenda. La cosiddetta emergenza è tutt’altro che ridotta, l’offerta  pubblica di alloggi nei prossimi anni è poco più che residuale, l’andamento degli sfratti è costante e  continua ad avere esiti drammatici anche per famiglie che si accompagnano all’Associazione  (l’ultimo caso in evidenza è quello di una famiglia con minore e donna incinta domiciliata in una  stanza del Maina), le ricadute della crisi sulle attività dell’Atc sono gravissime, hanno subito una  impennata le cifre della morosità e in relazione a quelle si sono moltiplicate le richieste di  annullamento della assegnazione. Insomma, il problema abitativo e delle sue proiezioni, visto  attraverso i dati che sono stati appena forniti, conferma la richiesta di provvedimenti fuori  dall’ordinaria amministrazione.  La stessa conferma viene da un esame, che ieri è stato fatto necessariamente per sommi capi,  degli esiti, nel tempo lungo degli ultimi vent’anni, di un mercato immobiliare altamente  speculativo. Il sostanziale blocco di quest’ultimo, nonostante l’intenzione di correggerne  l’orientamento, tema su cui si è dilungato l’assessore all’urbanistica in relazione alla “variante  frazionale”, attorno ad un cospicuo patrimonio immobiliare pubblico e privato ridotto al suo  valore di scambio, dunque sottratto a qualunque uso di utilità sociale e pubblica. Una proprietà  assenteista, estranea a quella legittimata dalla Costituzione, che si accompagna ad una residuale  attività immobiliare a favore dei ricchi (grattacieli, torre dell’acquedotto e poco altro).  Lo scenario è questo e se di questo scenario si accettano i vincoli, anche le buone azioni, che  pure sono state fatte, per esempio orientare le borse lavoro alla tutela del diritto all’abitare, per  esempio garantire l’uso pubblico di alcuni edifici, altrimenti destinati al mercato, perdono nel  breve periodo la loro efficacia. Anzi finiscono con il confermare quei vincoli. Vincoli che sono  noti, quelli delle politiche dell’austerità, e che vengono recitati come un mantra ogni volta che, dalla  parte degli assessorati, ci si limita a subirne gli effetti. Buone azioni destinate a finire nel tritacarne  della crisi, quando non vengono inceppate da burocrati imbecilli, come sta avvenendo per la  formazione della graduatoria dell’emergenza, che non può essere composta perchè è stato  introdotto surrettiziamente il criterio della “anzianità di sfratto”. “Roba da matti” ha commentato la  sindacalista della Cgil sollecitando la giunta a farsi parte attiva nella richiesta di una revisione della  Legge Regionale 3/2010. Nonostante tutto, l’idea di dover mettere in discussione la forma, giuridica e di fatto, della  proprietà, procedendo dalla differenza tra piccola proprietà immobiliare e proprietà assenteista,  comincia a farsi strada. Dopo averne colto il valore gli architetti nel corso del loro convegno, ne  hanno colto il valore, certo con mille cautele, i rappresentanti della piccola proprietà e il  rappresentante del prefetto, ne ha condiviso il valore la sindacalista della Cgil. Uno strumento,  ammesso che lo si voglia usare, ma gli allarmi dei proprietari pare che siano già suonati, sarà il  censimento del patrimonio immobiliare inutilizzato, avviato a suo tempo dall’assessorato  all’urbanistica, la cui conclusione è annunciata per la fine dell’anno.  Qualunque provvedimento fuori dall’ordinaria amministrazione che gli assessorati vorranno  prendere – e dovranno farlo al più presto – non potrà fare a meno di una chiamata di  responsabilità e di partecipazione verso le persone e le famiglie, che finora sono state  considerate le destinatarie di provvedimenti ad personam, cosicchè si facciano protagoniste  consapevoli dei loro diritti di cittadinanza. Agli amministratori sfugge ancora troppo questa  esigenza. Tanto è vero che le famiglie occupanti, al di là del riconoscimento formale di un loro agire  collettivo (la famosa delibera), non sono ancora state direttamente coinvolte nelle ipotesi di riuso degli edifici occupati.  A questo proposito l’assessore ai servizi sociali ha attribuito a se e alla giunta il merito della  sottrazione (a sentir lui eccezionale), ai programmi di alienazione sovraordinati (uno del governo  nazionale, l’altro del governo regionale), degli edifici dell’asl e del ministero della difesa. Qualcuno  della nostra parte ha replicato che forse le occupazioni hanno avuto il loro peso. Ha replicato  tributando una lode d’ufficio alle Associazioni. Come volevasi dimostrare.  In altri termini, sono ancora troppo pochi da quella parte quelli che hanno inteso la lezione delle  tre occupazioni.  In conclusione, e non dimenticando mai che questi momenti di confronto con le istituzioni ci  servono per smontare i dispositivi di assoggettamento alle politiche dell’austerità, nonché per  far crescere l’opinione pubblica che ci è favorevole, dunque senza dover cedere nulla della  nostra autonomia, sarebbe opportuno :   insistere con la richiesta di un tavolo partecipato da chi, anche nel corso di questo incontro,  ha mostrato un qualche interesse per la nostra proposta di uso sociale forzoso (o comodato  d’uso o requisizione) della proprietà assenteista;  rielaborare a modo nostro, chiamando in assemblea i circa 200 assegnatari destinatari della  richiesta di revoca della assegnazione, la proposta del direttore amministrativo dell’Atc  (caduta nel vuoto in sede amministrativa regionale) dell’innalzamento della soglia del  reddito che definisce la morosità colpevole;  formulare con la rappresentante della Cgil un giudizio comune sull’esito dell’incontro”. Carlo Sottile, Coordinamento Asti Est