“Oggi è la giornata mondiale dei migranti, forse andrebbe fatto un bilancio politico serio e doveroso. Occorre fare un bilancio serio sulle condizioni che i migranti subiscono nel nostro paese, occorre prendersi delle responsabilità e di questo le istituzioni devono farsi carico. Oggi nella giornata mondiale ci saremmo aspettati, una maggiore attenzione delle istituzioni nazionali e locali. Sono passati ormai molti anni da quando il fenomeno migratorio si è venuto a manifestare nel nostro paese e questo aspetto della vita sociale del nostro paese è stato affrontato male anche dai meno ostili al fenomeno migratorio e pessimamente da chi in questi anni lo ha usato per alimentare paure e razzismi. Più che parlare di un fenomeno complessivo , occorre magari ripercorrerlo attraverso le ormai milioni di individualità che compongono la moltitudine di chi è nato in un altro paese. Per questo motivo occorre dire che questa parte della società, nella nostra provincia il 10% rappresenta per la prima volta una situazione emblematica dalla nascita della repubblica, ha doveri come tutti noi (anche spesso più difficili e esosi da compiere) e non ha gli stessi diritti. Ogni campagna elettorale locale e nazionale, questa parte, che non dovrebbe essere disgiunta solo perchè nata su un territorio diverso dal nostro, ma che vive e contribuisce alla vita della nostra nazione, viene utilizzata spesso politicamente per segnare posizioni e contrasti, per alimentare paure e guerre tra persone. Oggi va riconosciuto che siamo inoltre davanti a nuove generazioni, alla seconda generazione, nata in Italia e che è quindi non solo “cittadina” perchè vive e collabora alla nostra comunità, ma lo è nei fatti. Purtroppo la nostra legislazione presenta delle profonde lacune e ben poco è fatto per colmarle. Tutti i governi che si sono susseguiti non hanno posto modifiche alla legge vergogna Bossi Fini e all’istituzione dei CPT oggi CIE, vere strutture totali che tolgono la libertà a un migrante non per un “reato” commesso ma per l’essere giunto da noi in modo non “legale”. Questa nozione di legalità è paradossale, la stessa magistratura e le istituzioni si sono dimostrate forti con i deboli, non capendo il fenomeno e non dando risposte adeguate, e creando strutture da molti paragonate a Lager, dove il concetto di legalità si è unito a rispetto di leggi che potremmo definire vere e proprie barbarie sui diritti dell’uomo. Lo scorso anno è uscito un bellissimo film in cui i pescatori si chiedono se prestare o no soccorso a una carretta del mare e si trovano in contrasto con la legge dell’uomo volendo rispettare quella del mare. Oggi è questo il Rubicone che la politica e le istituzioni devono attraversare, le barbarie o una legalità e sudditanza a leggi ingiuste. A livello locale le problematiche relative alla crisi che ha colpito tutti, hanno segnato molto più profondamente le persone prive di rapporti parentali, su questo le amministrazioni locali dovrebbero confrontarsi. Le emergenze che coinvolgono pezzi di quelle comunità da anni sono le stesse e servono scelte di campo. Un altro aspetto importante sono i diritti civili, il concetto di cittadinanza, il diritto di voto, la giusta informazione ai residenti (li chiamerei cittadini) di seconda generazione che a 18 anni possono diventare cittadini Italiani, su questi punti e su come poter rendere partecipi delle decisioni e dare una piena valenza alla “cittadinanza”, occorre che la politica istituzionale si interroghi e si confronti. Servono scelte, nel 2007 ad Asti venne votata una variazione allo Statuto comunale, importante perchè segnava una sensibilità importante delle istituzioni e della società civile, da allora quel 10 % di popolazione non ha più avuto una reale possibilità di partecipazione. Quell’esperienza del diritto di voto, è stata da militante la più bella e arricchente esperienza della mia vita, che incontrò  l’enorme ricchezza dei partecipanti e un assessore sensibile (Giovanni Pensabene)  e un sindaco che lo appoggiò(Voglino). Lo scorso anno questa pressione sui diritti è avvenuta a livello nazionale con “L’Italia SONO ANCH’IO”, una importante campagna e oggi vi è una bellissima campagna sulla cittadinanza che mira a coinvolgere i Sindaci dei Comuni e che si chiama “18 anni in comune”, aderire a questi percorsi a livello locale è una sensibilità che una amministrazione comunale deve avere. Ai miei ragazzi a scuola un giorno ho chiesto di prendere una decisione e poi ho riposto la questione non contando il voto degli studenti non cittadini Italiani, i miei ragazzi e soprattutto gli Italiani di origine si sono ribellati, e hanno poi detto che era assurdo che i loro compagni e i loro genitori non potessero godere degli stessi diritti. Io credo che l’associazionismo, la società civile e la scuola abbiano fatto molto per valorizzare differenze e costruire una società cooperante, ciò che manca sono le scelte politiche istituzionali. Per questo invito l’amministrazione a approfondire questi temi e cercare nel più breve tempo possibile di riiniziare un percorso di partecipazione purtroppo interrotto nel 2007″. Mario Malandrone, Asti Social Forum