Premetto che io non sono contrario “a prescindere” al teleriscaldamento, lo sono però molto a questo impianto e alla localizzazione proposta. Non ho partecipato finora alla discussione perché la questione è stata posta, per colpa dell’Amministrazione Comunale, in modo manicheo: a favore o contro. Partecipare alla discussione con dei distinguo è come mettersi in mezzo alle opposte tifoserie in occasione di un derby. Il Consiglio Comunale aperto della scorsa sera si è concluso con un’esibizione muscolare della maggioranza che impone però di prendere posizione. Quando si invocano risparmi milionari e la creazione di occupazione per imporre una variante urbanistica ad hoc divento diffidente. Sono ancora in attesa che qualcuno dimostri l’enorme vantaggio derivato alle produzioni del Monferrato e l’impennata occupazionale determinati dalla variante urbanistica che questa amministrazione ha operato qualche anno fa per consentire l’insediamento di un ristorante cinese nei locali di un’ex concessionaria d’auto in corso Alessandria. Prima di dimettermi da consigliere comunale, oltre 2 anni fa, ho proposto una Delibera Consiliare che impegnava il Sindaco ad aderire al “Patto dei Sindaci”. Un’iniziativa a livello europeo che coinvolge le amministrazioni che intendono promuovere il risparmio energetico e l’uso intelligente delle energie rinnovabili. Nulla di tutto ciò è parente del teleriscaldamento proposto ad Asti. Se oltre il 50% dell’energia termica prodotta per le abitazioni viene dissipata per mancanza di coibentazioni e per tecniche costruttive inadeguate, prima di pensare a come produrre l’energia bisogna preoccuparsi di non disperderla. Occorre quindi che le amministrazioni pubbliche si occupino di promuovere innanzitutto strumenti volti al contenimento dei consumi. A questo pensavamo quando abbiamo approvato l’adesione di Asti al Patto dei Sindaci, non al teleriscaldamento. Al consigliere di maggioranza che nel corso del consiglio dell’altra sera ha cercato, maldestramente, di appioppare alla Sinistra, di cui facevo e faccio parte, una condivisione ante litteram del progetto, consiglio di informarsi in modo più corretto, anche perché forse all’epoca dei fatti a cui si è riferito non era neanche in Italia. Molto succintamente: con l’insediamento nella nuova sede, Comune e Asl si trovarono a fronteggiare il problema derivante dalla deposizione della condensa prodotta dall’impianto di riscaldamento dell’ospedale. Una ipotesi poteva essere quella di creare una centrale termica esterna all’area dell’ospedale, nella zona industriale di Val Rilate, alimentata da biomasse. A questo fine l’Asp presentò un progetto sperimentale di SRF (Short Rotation Forestry, coltivazione di piante forestali a ciclo corto) finanziato dal Ministero dell’Agricoltura e poi abbandonato, come il campo di pioppi vicino al cimitero che ne faceva parte, con il cambio di amministrazione. Non posso entrare oltre nel merito per ragioni di spazio ma voglio lanciare un invito al Sindaco e alla sua maggioranza: è una questione di vita o di morte? Cosa brucia nella pentola se non si decide subito? Davvero volete assumervi una responsabilità così onerosa per le Amministrazioni che seguiranno a 3 mesi dal voto? Se siete così convinti della bontà della vostra proposta fatene l’argomento principale del programma per la prossima amministrazione. Se la cittadinanza è con voi vincerete le elezioni e potrete continuare su questo insano progetto, altrimenti rimandate al mittente le pressioni che di volta in volta vi fanno alzare dal letto o torcere le budella e perdere il sonno per votare provvedimenti che non vi convincono! Giovanni Pensabene presidente Associazione A Sinistra
Teleriscaldamento, Pensabene: “Sono contrario a questo impianto e alla localizzazione proposta”
