La crisi che ha colpito il sistema economico piemontese a partire dalla fine del 2011, proseguita nel corso di tutto il 2012, ha messo a dura prova il tessuto produttivo regionale arrestandone il dinamismo e l’espansione. Nel 2012 sono state 29.073 le aziende nate in Piemonte, a fronte delle 30.588 nuove iscrizioni registrate nel corso del 2011. Al netto delle 30.893 cessazioni (valutate al netto delle cancellazioni d’ufficio, in aumento rispetto alle 29.751 del 2011), il saldo è negativo per 1.820 unità (nel 2011 il saldo era stato pari a +837 unità), dato che porta a 461.569 lo stock di imprese complessivamente registrate a fine dicembre 2012 presso il Registro delle imprese delle Camere di commercio piemontesi. Il bilancio tra nuove iscrizioni e cessazioni si traduce in un tasso di crescita del -0,39%, inferiore a quello registrato nel 2011 (+0,18%) e di segno negativo per la prima volta in dodici anni. Il tasso di crescita piemontese risulta, inoltre, in controtendenza rispetto al tasso di crescita registrato a livello complessivo nazionale (+0,34%).   “I settori imprenditoriali storici soffrono e non si possono continuare a ignorare i segnali di profondo affanno che ci arrivano dall’aumento delle cessazioni nel 2012. Solo il turismo piemontese regge gli urti della crisi e tiene più degli altri settori economici: un segno, questo, della fase di terziarizzazione che stiamo vivendo e che va sostenuta con politiche efficaci e urgenti – commenta Ferruccio Dardanello, Presidente Unioncamere Piemonte –. Le aziende e l’intero sistema economico non possono più aspettare: la politica deve rimettere al centro della sua azione l’impresa, spina dorsale dell’intera economia nazionale, da cui dipendono lavoro e occupazione. Si deve ridurre il carico fiscale, sburocratizzare, internazionalizzare e permettere a nuove aziende di nascere. Qui e ora”.   Il dato regionale scaturisce dagli andamenti negativi registrati da tutti i tessuti imprenditoriali provinciali, a eccezione di quello di Novara: quest’ultima rileva, infatti, un tasso di crescita positivo (+0,60%). Negativi i tassi di crescita rilevati dalla base imprenditoriale di tutte le altre province: Asti (-1,30%), Cuneo (-0,91%), Vercelli (-0,83%), Alessandria (-0,74%) e Biella (-0,72%) sono i territori che hanno accusato in maggior misura gli impatti negativi della crisi, mentre risultano più contenute le perdite registrate dal Verbano Cusio Ossola (-0,41%) e da Torino (-0,13%).     Dall’analisi per classe di natura giuridica, si osserva come le società di capitale (+1,79%) e le altre forme (+4,41%) continuino a caratterizzarsi per tassi di crescita positivi, mentre risultano negative le dinamiche delle imprese individuali (-0,99%, a fronte del -0,13% del 2011) e delle società di persone (-0,67%).     Valutando le variazioni annuali dello stock delle imprese registrate per settori di attività economica si osserva come soltanto il comparto del turismo abbia registrato una variazione percentuale positiva (+1,17%); risultano, invece, negative, le variazioni registrate da tutti gli altri settori di attività economica, comprese tra il -0,23% degli altri servizi e il -2,13% dell’industria in senso stretto, passando per le variazioni del -2,03% dell’agricoltura e del -1,46% del commercio.