Quello della politica, lo si sa, è un mondo strano che mette da parte i suoi protagonisti per poi rispolverarli a sorpresa, anche se per il ritorno in pista di Giorgio Galvagno, ex parlamentare di Forza Italia ed ex sindaco, non è stato proprio un fulmine a ciel sereno. Nonostante la mancata rielezione alle ultime amministrative Galvagno anche se in un ruolo più defilato non ha mai abbandonato la sfera pubblica, sedendo in consiglio comunale sugli scranni dell’opposizione. Ora però essere solo una delle tante voci non gli basta più e annuncia il suo ritorno a un ruolo attivo, anzi: più che attivo propositivo. Galvagno ha scelto una nuova battaglia quella per la trasparenza della cosa pubblica, ribadendo con forza il ruolo del consiglio comunale, assieme al sindaco, “l’unico organo democraticamente eletto e che può fungere da garante per i cittadini”. Nelle sedute del consiglio di ieri sera, giovedì, e di lunedì l’ex primo cittadino ha già presentato una bozza di un documento nel quale chiede a Brignolo di invischiarsi nelle cose degli altri lavorando in equipe per perseguire obiettivi comuni. Obiettivi che, anche se non viene esplicitato, hanno un nome: la Fondazione, la Banca e la Camera di Commercio i cui aspetti, specie quelli legati ai soldi, andrebbero analizzati nel dettaglio, proprio per capire come e dove viene indirizzato il denaro. “Una premessa doverosa. La nostra amministrazione ha lasciato una buona eredità alla nuova Giunta: bilanci in ordine ( 4,5 milioni di Avanzo d’amministrazione) , progetti finanziati! 14 milioni i come il Pisu un patrimonio di iniziative già avviate e sperimentate, una città sistemata a dovere per milioni di euro( circa 8) e senza indebitare il Comune nemmeno di un euro. Abbiamo lasciato le strade, i giardini, l’illuminazione, le scuole, gli asili , gli uffici, in buon ordine nonostante le grandi difficoltà finanziarie che esistevano già quando amministravamo noi – ha spiegato Galvagno nel cosniglio comunale di ieri sera -. Nessun sospeso, nessuno strascico, nessun problema aperto o irrisolto … Questo per dire che tutto ciò che è stato fatto in questo anno è frutto della nostra eredità. In effetti, per ora, abbiamo visto sono solo super Tasse e le Televendite”. Divesri i punti su cui l’ex sindaco si è concentratro. Osservazione del bilancio. Il bilancio quest’anno è caratterizzato da: una pesante “torchiatura” fiscale ( più Tasse per tutti); dalla “assenza “ di nuovi progetto o iniziative( tutto quello che c’è viene dal passato) , dalla “rassegnazione” di fronte alla crisi (secondo il motto : meglio non far niente!). A causa di ciò appare perfino inutile discutere di un documento senza spessore e funzione. I REVISORI dei Conti in un primo tempo lo hanno addirittura bocciato perché “impresentabile”. E non per un fatto tecnico perché la Ragioneria sa il suo mestiere. Ma passiamo oltre, diamo ancora un po’ tempo a questa Giunta . Se son rose fioriranno, finora sono state solo le spine. “Partiamo dal presupposto che viviamo uno straordinario momento di crisia tutti i livelli: abbiamo un governo in bilico, un parlamento debole , con troppi parlamentari, nominati e non più rappresentativi, una Regione in affanno grazie all’ eredità della Giunta Bresso e indebolita della bufera che investe gran parte dei consiglieri regionali. La Provincia di Asti, abbandonata e dimenticata, a cominciare dalla sua Presidente, il capoluogo che non ha mosso dito per far qualcosa al pari di tutti gli altri enti e i partiti… Tutti zitti, giù nel burrone, senza reagire e senza banfare, mai visto una rassegnazione e un menefreghismo del genere. Abbiamo poi una serie di altri Enti astigiani , fra cui la Camera di Commercio, la Fondazione Cassa di Risparmio di Asti , l’Ente del Turismo, le Case popolari che operano forse in modo un po’ troppo autoreferenziale (sono un cerchio chiuso, si danno ragione da soli) . Probabilmente sarebbe utile seguirli un po’ più da vicino, visto che spendono una montagna di soldi pubblici. In questa situazione il comune è rimasto il solo organismo veramente democratico e rappresentativo del nostro territorio. L’unica realtà a cui la gente comune può rivolgersi senza dover andare con il cappello in mano. Ecco perché il ruolo del Comune è oggi fondamentale, decisivo . Questa situazione richiede perciò un cambio di marcia da parte nostra, un ruolo nuovo, diverso e ancora più incisivo rispetto al passato”. Un ruolo protagonista al Comune “Visto che non ci sono più molti soldi, ci siano almeno le idee e la capacità di coordinare le risorse del territorio. Risorse che vengono impiegate, talvolta, in un modo che richiederebbe qualche spiegazione – conitnua Galvagno -. Con i chiari di luna odierni è giusto per esempio domandarsi: la Fondazione, la camera di Commercio, le Case popolari, l’Ente del Turismo , ecc, come spendono i loro ( cioè i nostri) soldi? Sono sempre utili, opportune e necessarie le iniziative che prendono? Non sarà forse il caso di cambiare qualcosa? Forse si, forse no, ma una verifica andrebbe fatta. Certamente il Comune di Asti non può essere disinteressato a queste verifiche , anzi dovrebbe esserne il promotore secondo quello spirito di leale collaborazione che deve caratterizzare il rapporto fra gli enti che operano sullo stesso territorio. Se ne riparlerà dopo il periodo feriale”. Per quanto riguarda invece l’attività specifica del Comune si limito semplicemente ad una preghiera. “Non gettate via tutto il lavoro costruito in passato (che è stato notevole) , non gettate via i 350 milioni della “nuova” Tangenziale ( lavoro, edilizia, indotto) , continuate ad attrezzare le aree industriali, non abbandonate le aree verdi e i giardini all’incuria e al vandalismo, tenete un po’ meglio la città, portate a termine i progetti avviati e finanziati, non perdete i 14 milioni di opere pubbliche ricevute da noi in eredità, fate pure le “borse della spesa” per i poveri , ma evitate prima di tutto gli sprechi e chiedete alla Fondazione di fare qualcosa in più per i poveri di questa città, alle Banche chiedete qualcosa per i giovani e le famiglie. Altrimenti, sindaco, che senso ha, entrare nel consiglio di amministrazione di una banca in quanto sindaco della città? Ma ne riparleremo”, prosegue. Un Comune non “addomesticato” “Il significato di questa enunciazione è molto semplice: dobbiamo riscoprire l’orgoglio del ruolo di rappresentanti dei cittadini, di coloro che hanno scelto di mettere a disposizione della città “gratuitamente” (in pratica è così per i consiglieri) il loro tempo , la loro intelligenza e le loro fatiche . Quindi usando un termine volutamente un termine colorito, non dobbiamo lasciarci “addomesticare”. Questo può voler dire tutto e niente. Ognuno lo intenda come crede, ma ci capiamo – continua Galvagno -. Il Consiglio comunale deve esser il luogo dove si discute, sì dibatte , e si decide, dopo aver sentito tutti quelli che si devono sentire , in modo pubblico e trasparente. Dobbiamo essere impermeabili verso quella ristretta cerchia di persone che per principio amano agire dietro le quinte ritenendo in base a una loro pretesa autorità morale di aver titolo a suggerire le soluzioni e le iniziative migliori per la città, tutto naturalmente per spirito di servizio ( ma non a gratis , naturalmente!)! Costoro stanno lavorando , con l’aiuto di qualche addomesticato , per creare le condizioni onde sia indifferente chi si alterna al governo della città. L’importante , per loro, è mantenere il controllo dell’Istituzione in cui si sono insediati. La poltrona ( e anche i gettoni) innanzi tutto. Nulla di illecito, semplicemente sbagliato e dannoso per la società. Questa tendenza , questo modo di fare , contrastato ( con alterno successo) nel recente passato, non deve dunque trovare spazio nel nostro comune puntando magari sulle nostre divisioni e debolezze. Il tentativo di addomesticamento degli organismi elettivi da parte dei circoli e delle lobby è una eventualità che va assolutamente respinta . In un momento così difficile, infatti, la politica e chi la rappresenta deve dare un esempio di imparzialità e di equità, che poi oggi vuol dire mettersi dalla parte di chi è più debole e non ha voce in capitolo, giovani compresi. Da un punto di vista pratico ciò significa introdurre le riforme e cambiamenti necessari negli Enti , Organismi e Istituzioni che in qualche misura dipendono o hanno rapporto col comune. Tutto ciò ripeto, senza cedere alle lusinghe di certi ambienti che non mancheranno di farsi sentire. Su questo argomento dobbiamo pretendere da tutti la totale trasparenza e chiarezza di posizioni. Ok?” Premesso tutto questo Galvagno propone al consiglio comunale tre inziative: l’operazione trasparenza su nomine e conti (chi sono i nominati, da chi, a chi rispondono, quando costano, come spendono i nostri soldi? ); un progetto di rinnovamento figlio della trasparenza (quali sono i meccanismi di nomina, come avviene il valzer degli incarichi); un progetto di sviluppo (come unire le forze su un progetto comune per rilanciare l’Astigiano). Operazione Trasparenza “Come invoca la stessa Giunta , uno strumento per la buona amministrazione, il rinnovamento della società è costituto dall’adozione di corretti criteri di trasparenza e di pubblicità. Mettere in rete i compensi degli amministratori comunali è in questo senso una buona cosa ma è assolutamente insufficiente ( l’anagrafe degli eletti è un obbligo di legge e qui semmai siamo già in ritardo..) Il comune deve estendere la richiesta di conoscere la situazione patrimoniale e la mappa degli incarichi di “tutti” coloro che occupano posti e ruoli di responsabilità collegati direttamente o indirettamente con il comune”. In altre parole un’operazione di • Trasparenza su nomine e incarichi: le poltrone, le sedie , gli sgabelli, chi sono i nominati, quanto costano, chi li nomina, a chi rispondono! • Trsparenza sui conti. Sono soldi ben spesi? Il Comune ha il dovere di interessarsi di tutto ciò che accade sul proprio territorio, specie se chi svolge tale attività utilizza denaro pubblico o destinato al pubblico. Al riguardo diventa fondamentale sapere qual’ è la resa e l’impatto economico delle attività svolte dai vari enti con i finanziamenti pubblici o assimilati. Rispondere a questa domanda significa non prendere sempre per oro colato le dichiarazioni che gli amministratori fanno sul risultato della loro gestione o sulla buona riuscita e l’efficacia delle loro iniziative.. e nessuno ama darsi la zappa sui piedi … Si tratta invece di applicare criteri il più possibile oggettivi e scientifici per capire il rapporto costo-benefici . Diversamente tutto scade in un arbitrario esercizio di autovalutazione senza riscontri obiettivi. “Per il ruolo e l’incidenza esercitata, la Fondazione Crat rappresenta il primo argomento da affrontare. Le ragioni di questa priorità sono molteplici. Oltre alle modifiche statutarie necessarie per adeguare lo Statuto della Fondazione ai cambiamenti introdotti nell’ordinamento degli enti locali, si aggiunge la necessità di introdurre un insieme di regole che migliorino i criteri di trasparenza per le nomine e per la gestione dell’ente. Il Comune capoluogo può dare in tal senso un importante contributo conoscitivo e propositivo. Fermo restando che l’ultima parola in merito spetta al consiglio di indirizzo della Fondazione stessa . E’ però importante che i cittadini sappiano che cosa pensa in merito il Consiglio comunale, il sindaco e i consiglieri che essi hanno eletto proprio perché vigilino e agiscano a tutela degli interessi generali della città”. L’ex sindaco propone quindi la riforma dello statuto della Fondazione Crat. “Adeguare lo Statuto alla nuova situazione istituzionale : sparisce la provincia e in forse anche la Camera di Commercio . Con l’eliminazione della Provincia di Asti e con la conseguente e prevedibile revisione della Camera di Commercio verrano a mancare due enti cui è attribuito il potere di designare un numero rilevante di amministratori della Fondazione . L’abolizione della provincia comporterà , a catena, un ridimensionamento se non l’ accorpamento ad Alessandria di tutti gli enti a base ex provinciale. Per evitare che la il governo della Fondazione venga sottratto agli astigiani si impone quindi una riforma dello statuto che preveda, secondo la nostra proposta, che la designazione degli amministratori di competenza della Provincia di Asti venga fatta dai Sindaci dei comuni astigiani ( con determinate procedure). Idem per quanto riguarda la Camera di Commercio: al suo posto le designazioni dovrebbero essere fatte dalle Associazioni economiche di categoria del territorio ( con un meccanismo di designazione a carattere elettivo, nel rispetto della rappresentatività e della rotazione delle associazioni stesse). Dimezzare i costi (compensi e poltrone) della Fondazione per investire di più sul territorio Il rapporto fra costi della struttura ( compensi agli amministratori, costi generali e gestionali) alla luce della situazione economica e della natura altruistica ( filantropica) dell’Ente risulta eccessivo e ne consiglia un drastico ridimensionamento. Per conseguire tale scopo nel breve periodo non sarebbe nemmeno necessario modificare lo statuto perché sarebbero sufficienti delle semplici deliberazioni del consiglio di indirizzo. L’obiettivo è quello di incidere con un dimezzamento dei costi destinando l’intera somma risultante ad un investimento mirato per il sostegno all’occupazione giovanile e alla piccola impresa. Il numero delle poltrone in verità non sarebbe di per sé indispensabile se non in quanto determini un aumento dei costi, al quale tuttavia si può ovviare con un ridimensionamento dei compensi e delle attività che nell’attuale situazione alcuni osservatori ritengono inappropriate e poco produttive. Nomine trasparenti, durata delle cariche, eliminare intrecci inopportuni Le nomine devono esser fatte seguendo criteri che garantiscano l’assoluta trasparenza, sulla base di curriculum pubblicati sul web, a seguito di un bando pubblico, nel quale vengano indicati i criteri che saranno seguiti per valutare i titoli e per effettuare la scelta degli amministratori. Bando pubblico per l’individuazione dei candidati; Provvedimento “ motivato” per la designazione o la nomina; Previsione di una durata di tre anni per tutti gli incarichi della fondazione, Rinnovabili una sola volta; Sorteggio dei revisori dei conti; Divieto per i membri del Cda della fondazione di auto nominarsi o essere nominati amministratori della banca controllata nel corso o alla fine del loro mandato a meno che non sia trascorso un anno dalla scadenza dello mandato nella Fondazione stessa. No! al cumulo delle cariche negli stessi enti e in quelli controllati, individuando al riguardo precise regole e criteri da seguire”.