EDILIZIA GAZZETTA D'ASTI 2013Il tempo è davvero scaduto. Dal 2008 ad oggi in Piemonte sono state chiuse 2.800 imprese edili per un calo complessivo del 22,7%, i fallimenti sono aumentati del 30% e 13.000 operai hanno perso il lavoro per una diminuzione complessiva della manodopera del 24%. Sono questi alcuni dei drammatici dati sulla crisi del settore nella nostra regione che ANCE Piemonte ha presentato questa mattina presso il Palazzo del Lavoro in occasione del “Non Convegno 2013”.
Un evento organizzato in controcorrente rispetto ai convegni degli anni precedenti e finalizzato a far meglio comprendere il vuoto spaventoso lasciato dalle istituzioni: troppo distanti dai reali bisogni del comparto e dell’ampio indotto, oltre che incapaci di gestire una crisi come quella attuale e, pertanto, non invitate al Convegno.
Il susseguirsi di politiche rigide ed austere ha comportato una esponenziale flessione degli investimenti nel settore dal 2008 ad oggi pari al 23,3%, a scapito dell’intera filiera. A livello nazionale, infatti, nel solo 2012 la produzione di cemento (va ricordato che alcune delle principali aziende leader del settore hanno sede proprio in Piemonte) ha avuto un calo del 22,6% mentre il mercato dell’edilizia – arredo ha visto il proprio fatturato crollare del 19%.
Ma oggi erano assenti anche i lavoratori e gli imprenditori che subiscono questa situazione insostenibile.
Il dramma però interessa in senso più generale tutti i cittadini, che con l’introduzione dell’IMU hanno visto nell’arco di un solo anno triplicare il carico fiscale su un bene primario come la casa: dai 9 miliardi di euro dell’ICI nel 2012 ai 22 miliardi di oggi. Se a questo si aggiunge che tra il 2007  il 2012 l’erogazione di nuovi mutui alle famiglie piemontesi è scesa del 58,7%, si può facilmente comprendere il motivo per cui le compravendite di abitazioni nella nostra regione si siano ridotte del 45,6%, il livello più basso degli ultimi 18 anni.
Un’altra causa di questa crisi va ricercata nel difficile rapporto tra credito e imprese. Le banche hanno preso una direzione opposta negando i finanziamenti al comparto. Nel periodo 2007-2012 in Piemonte la riduzione dei finanziamenti alle imprese per gli investimenti è stata del 46,2% nel comparto abitativo e del 69,9% nel non residenziale.
Anche le politiche di bilancio continuano a penalizzare la spesa per infrastrutture. Dal 1990 ad oggi si ha un calo del 42,6% di risorse in conto capitale, del 61,2% di risorse per nuove infrastrutture a fronte di un incremento del 30% delle spese correnti.
Una situazione a cui occorre far fronte immediatamente – ribadisce l’Ance Piemonte – attraverso una presa di coscienza da parte delle istituzioni nazionali e locali della crisi dell’edilizia, che necessita di politiche ad hoc finalizzate a dare nuovo slancio all’impresa e impulso all’intero comparto rispetto a provvedimenti di facciata come il “Decreto Fare” non sufficienti a migliorare la drammatica situazione ma che penalizzano ulteriormente la nostra regione.