piccola media impresaOggi, 7 ottobre, Unioncamere Piemonte e Confindustria Piemonte hanno diffuso i risultati a consuntivo e previsionali delle rispettive indagini, con l’obiettivo di monitorare l’andamento della congiuntura in Piemonte. Dopo i saluti del Presidente di Unioncamere Piemonte Ferruccio Dardanello, sono intervenuti la responsabile dell’Ufficio Studi e Statistica di Unioncamere Piemonte Sarah Bovini, che ha analizzato i risultati della performance congiunturale del periodo aprile-giugno 2013, e il responsabile dell’Ufficio Studi Economici di Confindustria Piemonte Luca Pignatelli, che ha presentato le linee di sviluppo dell’industria piemontese nel III e IV trimestre 2013. A commento dei dati illustrati da Unioncamere Piemonte e Confindustria, con l’obiettivo di tracciare un quadro sempre più esaustivo dell’andamento della congiuntura in Piemonte, sono poi intervenuti Giovanni Foresti, economista del Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, e Zeno Rotondi, responsabile dell’ufficio Italy Research di UniCredit. Ha chiuso i lavori il Presidente di Confindustria Piemonte Gianfranco Carbonato. Le indagini presentate da Unioncamere Piemonte e Confindustria Piemonte evidenziano una situazione congiunturale ancora difficile, sebbene caratterizzata da un’attenuazione sia del ritmo di caduta dei livelli produttivi, sia del tenore pessimista delle previsioni. La minore flessione della produzione industriale registrata dall’indagine di Unioncamere Piemonte nel II trimestre 2013 trova corrispondenza nel lieve miglioramento delle previsioni rilevate da Confindustria Piemonte per la fine del 2013. I risultati di entrambe le indagini confermano ancora una volta il contributo positivo fornito dai mercati esteri. “Ci troviamo ancora una volta di fronte a risultati non positivi per la produzione industriale piemontese: per il settimo trimestre consecutivo i dati ci mostrano ordinativi in calo, fatturato in ribasso, consumi al palo. I mercati esteri continuano a rappresentare l’unica nota positiva, ma la ripresa non può fare affidamento esclusivamente sull’export, anche alla luce dell’instabilità politica del nostro Paese, che non fa bene all’immagine dell’Italia e del Piemonte nel mondo – ha commentato Ferruccio Dardanello, Presidente Unioncamere Piemonte -. La nostra economia ha bisogno di certezze, di politiche concrete e strutturate; è necessario infondere nuova fiducia al nostro sistema imprenditoriale, rilanciare i consumi interni e riconquistare quella competitività che ha sempre caratterizzato il nostro territorio”. “Le previsioni delle imprese piemontesi per il IV trimestre 2013 non autorizzano eccessive speranze sui tempi di avvio della ripresa: il clima di fiducia resta incerto, anche se i principali indicatori, seppur ancora negativi, mostrano un trend in crescita, in particolare rispetto al I trimestre 2013. Resta grave la situazione dei tempi di pagamento, che sono ancora di quasi sei mesi da parte della PA – ha dichiarato Gianfranco Carbonato, Presidente di Confindustria Piemonte -. Da una lettura attenta dei dati traspare qualche segnale incoraggiante. Si conferma innanzitutto il ruolo decisivo delle esportazioni che continuano a trainare le imprese ben posizionate sui mercati esteri; il consolidamento del quadro europeo non potrà che dare ulteriore stimolo. Il miglioramento delle aspettative delle aziende metalmeccaniche è un’indicazione importante, in quanto questo settore solitamente anticipa il ciclo economico. Anche il comparto dei servizi evidenzia segnali di miglioramento. Il grande sforzo delle imprese per uscire dalla recessione non trova tuttavia riscontro in un deciso cambio di passo nelle politiche europee e nazionali per dare maggiore sostegno alla crescita, agli investimenti e ai consumi delle famiglie. In questo senso auspichiamo, ad esempio, che il nostro Paese e le nostre imprese sappiano cogliere in modo incisivo le grandi opportunità offerte dall’imminente avvio del periodo di programmazione 2014-2020 dei Fondi europei a finalità strutturale” I DISTRETTI PIEMONTESI NELLA SFIDA CON I MERCATI ESTERI “È un quadro a luci e ombre quello che emerge dall’analisi delle esportazioni dei distretti piemontesi – evidenzia Giovanni Foresti, economista del Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo -. Se da un lato, infatti, le aree distrettuali della regione mostrano una crescita nulla nel II trimestre del 2013, dall’altro lato evidenziano una migliore tenuta sia rispetto alla media del manifatturiero italiano (-0,3% la variazione dell’export), sia, soprattutto, rispetto all’industria tedesca (-1,7%). La stagnazione delle esportazioni piemontesi è la sintesi di andamenti molto differenziati, con distretti in forte crescita (vini di Langhe, Roero e Monferrato) e distretti ancora in calo (ad esempio, la rubinetteria e il valvolame di Cusio-Valsesia). L’export piemontese è poi rimasto in territorio negativo nei mercati maturi (-1,7%) e, soprattutto, in Europa, ma ha continuato a crescere nei nuovi mercati (+4,4%), dove sono stati trainanti Brasile, Cina, Polonia e Sudafrica. Le prospettive di superamento dell’attuale fase recessiva restano affidate nel breve termine alla capacità delle imprese piemontesi di sfruttare le opportunità presenti all’estero. Nei prossimi mesi un contributo alla crescita dell’export potrà venire anche dai Paesi europei, dove iniziano a essere più evidenti i segnali di stabilizzazione del ciclo”. IL PIEMONTE NEL CONFRONTO CON LE ALTRE REGIONI EUROPEE “La recente classifica della competitività delle regioni europee, elaborata dalla Commissione Europea, fa sprofondare il Piemonte al 152simo posto, con una perdita di 11 posizioni – rileva Zeno Rotondi, responsabile dell’ufficio Italy Research di UniCredit -. L’analisi dell’Ufficio Studi UniCredit evidenzia in modo argomentato che si tratta di un’immagine distorta, condizionata dalla metodologia utilizzata e notevolmente incoerente con il quadro che emerge dalla performance sull’attività economica e sulla proiezione internazionale della regione. Infatti, il Piemonte figura tra le prime venti regioni in Europa per valore aggiunto totale, del commercio, trasporti e turismo e della finanza e servizi alle imprese. La regione è decima per valore aggiunto della manifattura e anche sul fronte internazionale mostra un’importante capacità di presidiare i mercati, posizionandosi tra le prime venti regioni dei principali Paesi dell’Unione Europea per quota di esportazioni sul totale delle esportazioni mondiali. Le trasformazioni delle economie locali dovute al processo di globalizzazione delle filiere produttive hanno reso più complessa la misura della competitività, implicando la necessità di sviluppare nuovi indicatori che tengano conto del posizionamento delle imprese di un dato territorio all’interno delle filiere globali. La partecipazione delle imprese italiane alle filiere globali appare piuttosto elevata nel confronto con Paesi simili per livello di sviluppo e struttura produttiva. Si tratta di un fenomeno importante per il Piemonte, specie nei settori di specializzazione della meccanica e dell’automotive”. II TRIMESTRE 2013: I DATI A CONSUNTIVO DI UNIONCAMERE PIEMONTE Ancora in calo la produzione industriale: -1,2% rispetto al II trimestre 2012 Il II trimestre 2013 si chiude con un dato ancora negativo per la produzione industriale piemontese, sebbene l’intensità della contrazione sembri attenuarsi. Dopo un primo trimestre dell’anno caratterizzato da un calo del 5,1%, il II trimestre ha infatti registrato una variazione tendenziale grezza della produzione industriale pari a -1,2%, allungando la serie di risultati negativi a sette trimestri consecutivi. La performance del sistema manifatturiero regionale si associa a risultati contrastanti realizzati dagli altri indicatori congiunturali. Gli ordinativi interni diminuiscono del 3,2% rispetto al periodo aprile-giugno 2012; quelli esteri, dopo il calo del I trimestre, rilevano un aumento (+1,7%). Si attenua anche la flessione del fatturato: le imprese manifatturiere piemontesi registrano, mediamente, una variazione tendenziale del fatturato totale pari a -0,6%, contrazione di minore intensità rispetto al trimestre precedente, in quanto sostenuta dall’aumento rilevato dalla componente estera (+3,3%). Sono, questi, alcuni dei risultati emersi dalla 167ª Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera realizzata da Unioncamere Piemonte in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali. La rilevazione è stata condotta nel mese di luglio 2013 con riferimento ai dati del periodo aprile-giugno 2013 e ha coinvolto 1.181 imprese industriali piemontesi. L’andamento negativo della produzione industriale non ha riguardato tutti i comparti. Le industrie del legno e del mobile hanno scontato la contrazione più marcata, con un calo del 5,2% rispetto al II trimestre 2012, seguite dalle industrie meccaniche e da quelle elettriche ed elettroniche, che hanno registrato decrementi del 2,1% e 1,8%. L’output prodotto dalle industrie dei metalli è diminuito di 1,1 punti percentuale rispetto al periodo aprile-giugno 2012. Migliori rispetto al dato medio regionale le performance delle industrie alimentari e di quelle tessili e dell’abbigliamento, le cui produzioni hanno manifestato un lieve calo (rispettivamente -0,2% e -0,1%). Le industrie chimiche e delle materie plastiche e i mezzi di trasporto hanno concretizzato, invece, risultati positivi, registrando incrementi del 2,4% e del 4,3%. Ad eccezione del tessuto manifatturiero del capoluogo piemontese, che ha manifestato una modesta crescita rispetto al II trimestre 2012 (+1,0%), il segno negativo accomuna tutte le altre province. Asti e Novara hanno scontato le flessioni più intense (rispettivamente -4,2% e -3,4%), seguite da Biella (-3,2%), Cuneo e Verbano Cusio Ossola, entrambe con una contrazione del 3,1%. La provincia di Vercelli sconta un calo della produzione industriale del 3,0%, mentre l’output prodotto dall’alessandrino subisce una diminuzione in linea con il dato medio regionale (-1,1%). IV TRIMESTRE 2013: I DATI PREVISIONALI DI CONFINDUSTRIA PIEMONTE Si attenua il pessimismo delle imprese piemontesi L’ultimo trimestre del 2013 non annuncia una svolta nel lungo ciclo recessivo; si attenua, tuttavia, il tenore pessimista delle previsioni, lungo un trend di lento ma graduale recupero in atto da alcuni trimestri. È questa l’indicazione della consueta indagine previsiva per il IV trimestre 2013, condotta da Confindustria Piemonte su un campione di quasi 1.100 imprese manifatturiere piemontesi. I principali indicatori migliorano di qualche punto rispetto allo scorso trimestre, pur restando su valori negativi. Le valutazioni delle imprese appaiono in linea con l’evoluzione incerta e controversa del contesto generale. Più in dettaglio, nel comparto manifatturiero il saldo ottimisti-pessimisti riferito ai livelli produttivi passa da -15 a -9 punti percentuale. Analogo andamento è riferibile agli ordini totali (-10 punti). Si tratta del nono trimestre consecutivo con saldi negativi: negli ultimi 5 anni solo in due trimestri l’indicatore ha registrato un valore positivo. Migliori prospettive sono offerte dall’export, che conferma un andamento lievemente espansivo anche nell’ultima parte dell’anno (+6 punti). Stabile il tasso di utilizzo degli impianti, su un livello inferiore alla media storica. Rimane elevato il ricorso alla Cig (quasi un’azienda su tre) ma stabile rispetto alla precedente rilevazione; a inizio 2013 la quota di aziende era superiore di circa dieci punti a quella attuale. A livello settoriale, si delinea una significativa divaricazione tra comparto metalmeccanico e altri comparti manifatturieri. Le imprese metalmeccaniche sono sensibilmente meno pessimiste, con saldi su produzione e ordini non lontani dal punto di equilibrio tra attese di aumento e di contrazione. In particolare, si registrano buoni segnali di miglioramento nella meccanica strumentale. Viceversa, nei settori non metalmeccanici le aspettative non sono incoraggianti, con l’eccezione dell’alimentare; particolarmente penalizzati i settori legati all’edilizia. Resta difficile la situazione finanziaria e di liquidità. Continua a peggiorare la redditività; quasi il 60% delle imprese segnala ritardi negli incassi; si riducono i tempi di pagamento, mediamente pari a 96 giorni in generale e a 159 giorni per le transazioni con gli enti pubblici. Anche l’indagine di settembre conferma il ruolo trainante dell’export. Le imprese che esportano una quota rilevante del fatturato formulano infatti previsioni positive; al contrario, le aziende legate principalmente alla domanda domestica si attendono una ulteriore contrazione del mercato. Qualche indicazione meno negativa proviene dalle 300 imprese del comparto dei servizi (comprendente Ict, servizi alle imprese, trasporti, servizi alla persona, turismo), incluse nel sondaggio di Confindustria Piemonte a partire dallo scorso giugno. In questo settore, i principali indicatori sono nel complesso più favorevoli rispetto a quelli del comparto manifatturiero e fanno riscontrare un assestamento o, in alcuni casi, un miglioramento rispetto ai valori dello scorso trimestre. L’indicatore riferito ai livelli di attività migliora di una decina di punti, portandosi su un livello di equilibrio tra attese di riduzione e aumento; analogo trend riguarda gli ordini. Il tasso di utilizzo delle risorse aziendali rimane elevato, appena inferiore al 90%. Il saldo sulle previsioni occupazionali si posiziona intorno al punto di equilibrio, guadagnando quasi 15 punti rispetto a giugno. Il ricorso alla Cig si dimezza, scendendo al 12%. L’assenza di una serie storica sufficientemente lunga per escludere l’effetto di stagionalità (o di altri elementi non dipendenti dall’andamento del mercato) rende tuttavia impossibile interpretare questi primi segnali positivi come anticipazioni di una possibile svolta o almeno di una duratura stabilizzazione del ciclo recessivo.