CONFERENZA B2B WINE & FOOD PIEMONTECoesione, per affacciarsi con ancor più forza sul mercato agroalimentare a livello internazionale e conquistarlo.  Collaborazione, affrancandosi della solidità di uno dei più importanti gruppi finanziari europei. Gli ingredienti sono vincenti e la ricetta è pronta: dopo il successo dello scorso anno, il consorzio “I Vini del Piemonte” e Unicredit rinnovano la sinergia per la nuova edizione del B2B “Wine & Food Piemonte”, evento promozionale che si prefigge l’obiettivo di favorire le esportazioni e fornire supporto alle punte di diamante del Made in Italy, come il vino e il formaggio, settori che nonostante la crisi riescono a intercettare il sempre crescente interesse dei mercati emergenti e in espansione.

Quindici buyer, provenienti da Stati Uniti, Germania e Svizzera, dal Far East e dal Sud Est asiatico (come Cina, Singapore, Hong Kong, Giappone) incontreranno il 19 e 20 novembre alla Tenuta La Romana di Nizza Monferrato (Asti) 48 imprese (38 vitivinicole e 10 casearie) con sede nel Nord Ovest (Asti, Cuneo, Alessandria, Aosta, Imperia).

In mattinata, i produttori avranno la possibilità di essere partecipi ad almeno 5 appuntamenti della durata di circa mezz’ora cadauno, mentre nel pomeriggio i buyer potranno indicare le imprese che hanno suscitato il loro interesse e far visita personalmente alle loro vigne e cantine.

Per favorire il miglior incontro tra domanda e offerta, gli analisti di Unicredit selezioneranno scrupolosamente i buyer attraverso il rodato sistema di matching aziendale.

Che l’Italia, e in particolare il Piemonte, fosse conosciuto come terra del vino d’eccellenza non è una novità per gli acquirenti di tutto il mondo ma questa iniziativa si spinge oltre, ponendosi come rampa di lancio per costruire solide opportunità di business a tutte le aziende esportatrici, i buyer importatori e il territorio tout court.

Elementi “strategici”, come sottolineato questa mattina in conferenza stampa dal direttore del Consorzio Daniele Manzone, che seppur conscio della critica situazione economica ha invitato i produttori ad adottare come propri i fondamenti su cui si basa tutta l’azione de “I Vini del Piemonte”: ottimismo e fiducia, fattori imprescindibili in quanto “il vino era e resterà un prodotto vincente”.

I dati ne sono la conferma: l’Italia, come si evince da una ricerca ISMEA presentata in sala da Fabio Montuori (Ufficio Analisi Settoriali e Territoriali UniCredit) , esporta il 54% della sua produzione vinicola e gli spumanti raccolgono il 14% del volume esportato. In particolare, il vino bianco guadagna terreno sul rosso e traina le esportazioni.

E se il Piemonte, come affermato con orgoglio dallo stesso Manzone, “è la regione italiana più amata nel mondo”, fondamentale è far squadra tra le diverse realtà vitivinicole: “E’ davvero agghiacciante ridursi a far battaglia tra un’azienda e l’altra, ci vuole coesione senza campanilismo”.

In verità le stesse difficoltà a far quadrato per affrontare la crisi ed essere competitivi si riscontrano anche tra gli stessi consorzi: “E’ spesso difficile la collaborazione – ha chiosato Manzone – ma sarebbe bello ed efficace, ad esempio, una collaborazione con il consorzio del Barbera”.

Lo “spin doctor” per realizzare questo salto di qualità sono certamente gli istituti creditizi e il fatto che la scelta sia ricaduta su Unicredit non è casuale: il gruppo, sempre secondo il direttore del Consorzio, crede molto nella logica del sistema e questo fa si che venga considerato un ottima partner.

Il vino cresce in quantità ma anche in qualità: sempre secondo la ricerca pocanzi citata, si notifica come fino a 7 anni fa il 40% delle bottiglie non era d’eccellenza mentre oggi questa percentuale è scesa al 25%. Il settore, inoltre, da lavoro a circa un milione di persone; non è quindi un caso che in Piemonte si investa così tanto nel nettare degli dei.

Facendo ancora una volta riferimento ai numeri, il Piemonte (nel 2013) ha consolidato il secondo posto nella classifica dell’export (dietro al Veneto), ma nel lungo periodo è cresciuto meno della media italiana (- 13 punti) e meno della Toscana (- 6 punti).

L’”Asti” raccoglie, con 58 milioni di bottiglie esportate, l’85% del rapporto export/produzione, seguito dal Moscato (20 milioni di bottiglie, rapporto 78%) e Barbera (10 milioni e 40%).

I maggiori importatori restano, in ordine, Germania, Regno Unito, Stati Uniti e Francia; la Cina, ahi-noi, non è ancora tra i principali partner mondiali ma i rossi più bevuti dai cinesi sono il Barbaresco e il Barolo.

La società si evolve e con essa anche i consumi alimentari: il vino non è esente da questa trasformazione. Si pensi, come ha ricordato Giovanni Forestiero (Regional Manager Nord Ovest UniCredit) che dai 120 litri consumati negli anni 60, oggi si è scesi a 32 litri.

Sempre secondo Forestiero, è lo spumante a fungere d’ariete nel mercato (e i dati lo confermano) e la banca può contribuire in maniera significativa nell’export. Come? Forestiero ha individuato quattro ambiti: il primo passa attraverso la conoscenza dei mercati, con eventi d’orientamento e formazione per approfondire lo studio dei mercati esteri.

Un occhio di riguardo va anche ai prodotti, con un’offerta completa di servizi dedicati per tutte le attività con l’estero; la terza azione è quella della ricerca di controparti, con il supporto alla ricerca di nuove opportunità di business all’estero e, infine, la consulenza specializzata, che in Italia e all’estero, può contare su 200 specialisti  e 22 desk internazionali del gruppo Unicredit.

A conclusione dell’incontro è intervenuto anche Andrea Faccio (Presidente Consorzio I Vini del Piemonte) che ha ribadito l’assoluta necessità di fare sistema, sfruttando l’opportunità che i visitatori esteri in viaggio nel nostro territorio fungano da “ambasciatori” per esportare loro stessi la qualità del Made in Piemonte.

Faccio ha inoltre sollevato un problema di natura amministrativa: la troppa incertezza sulla regolamentazione vigente e i continui cambi di direzione imposti a suon di nuovi ordinamenti, porta sfiducia nel mercato del vino e ne frena l’ascesa.

Del resto “In Italia nulla è stabile fuorché il provvisorio”, come diceva saggiamente lo scrittore Giovanni Prezzolini.

Fabio Ruffinengo