cefaleaE’ cominciato oggi, giovedì 29 maggio, al Teatro Alfieri di Asti il sesto congresso nazionale dell’Anircef, Associazione Neurologica Italiana per la Ricerca sulle Cefalee, dal titolo “Le cefalee nei contesti sociali”. Proprio il congresso al quale hanno tenuto relazioni Marco Aguggia, presidente Anircef e direttore U.O. Neurologia e Stroke Unit, dell’ospedale Massaia di Asti, e Bruno Colombo, medico del San Raffaele di Milano lancia un allarme, grazie a uno studio condotto dal Centro Cefalee del San Raffaele di Milano e dal centro clinico di riabilitazione neurologica Hildebrand di Brissago in Svizzera. I medici non si sono ancora pienamente resi conto del fatto che il ricorso alla medicina alternativa nel mal di testa è molto aumentato negli ultimi anni, soprattutto fra i giovani pazienti (4 – 16 anni), raggiungendo punte dell’80% per il trattamento preventivo degli attacchi. I motivi che inducono a tale comportamento sono il non voler assumere troppo a lungo farmaci così da evitare i loro effetti collaterali, l’inefficacia delle terapie convenzionali, la voglia di tentare un approccio integrato alla malattia, un’innata tendenza dei più giovani a usare queste sostanze piuttosto che i farmaci. Oltre ai prodotti omeopatici, le sostanze più usate sono risultate valeriana, ginko biloba, boswellia serratia, agnocasto, fiori della passione, tiglio, vitamine (B6 e B12), supplementi minerali, magnesio, complessi multivitaminici, ecc. Il 45% ricorre  anche  a trattamenti fisici (massaggio  osteopatico, adyurvedico, shiatsu), il 33% allo yoga, l’11% all’agopuntura. Il problema è, dicono gli Autori dello studio, che i neurologi non se ne rendono sufficientemente conto e intanto il 30% dei pazienti si autoprescrive terapie alternative, nel 22% dei casi su suggerimento di figure non mediche, ma nel 24% anche del medico di base o del pediatra. Dovrebbero invece indagare meglio sull’uso delle terapie alternative da parte dei loro pazienti e essere maggiormente preparati sui problemi e i vantaggi del loro impiego che, soprattutto nella cefalea del bambino, potrebbe davvero rivelarsi, ma solo alla luce di studi più approfonditi, un’arma importante ed efficace.