E’ una pianta di gradevole aspetto, ma infestante e aggressiva: tanto da impedire la crescita e la sopravvivenza degli alberi tipici dei nostri luoghi. Un pericolo, l’ailanto, la cui presenza si sta manifestando sempre più con forza sia nel centro urbano di Asti che nelle frazioni.

A focalizzare l’attenzione sul fenomeno è Angela Motta, consigliera comunale di Italia Viva, che mette in evidenza la particolare situazione di invasività della pianta negli spazi dell’ex caserma Colli di Felizzano.

“La situazione più preoccupante – segnala Motta – è in via Bocca: lungo il muraglione esemplari di ailanto si susseguono numerosi mentre altri svettano (la pianta può raggiungere fino al 25 metri di altezza) davanti alla casa di riposo ‘Città di Asti’. Altri esemplari, isolati o in gruppo a costituire improvvidi cespugli, crescono davanti alla cancellata dell’Università, nel cortile dell’Agenzia del Territorio e a poco distanza dalla Guardia di Finanza. Insomma una situazione che non promette niente di buono”.

Motta preannuncia un’interrogazione al sindaco Rasero e agli assessori all’Ambiente (Berzano) e ai Lavori Pubblici (Morra) per sapere “se esiste un piano di monitoraggio dell’ailanto in città (centro e frazioni), qual è la situazione nelle aree verdi comunali e lungo i viali urbani, quale piano di manutenzione, gestione ed eliminazione della specie si attua già e si intende attuare per evitarne l’ulteriore diffusione a scapito delle piante autoctone, da quali situazioni più problematiche, oltre a quella segnalata dell’ex caserma Colli di Felizzano, si pensa di intervenire con maggiore urgenza”.

“Come ha messo in  evidenza il convegno organizzato ad Asti, nel 2014, nell’ambito della rassegna Verdeterra – ricorda Motta – operare correttamente nel contenimento della pianta è fondamentale per evitare la sua diffusione incontrollata. I metodi di lotta all’ailanto, importato nell’Ottocento dalla Cina, devono essere differenziati in base allo stadio di sviluppo: l’obiettivo è sopprimere la pianta e il suo apparato radicale, evitando la nascita di nuovi ricacci attraverso i polloni radicali. Chi pensa semplicemente di tagliarla e, così facendo, risolvere il problema, si ritroverà presto nella situazione di partenza”.

La consigliera di Italia Viva segnala che interventi riusciti di contenimento dell’ailanto e di altre specie invasive sono stati ottenuti, in passato, in alcuni comuni (Rocca d’Arazzo, Isola, ecc.) e che regole precise a cui attenersi sono state da tempo dettate dal Gruppo di lavoro piante esotiche della Regione Piemonte.

Motta chiede inoltre “se il Comune ha in programma una campagna di informazione sull’ailanto dal momento che gli esemplari vengono piantati, crescono e si moltiplicano anche nei giardini privati”.