Entro il dicembre 2024 la baraccopoli di via Guerra 37 non ci sarà più. E’ questa l’intenzione dell’Amministrazione Comunale che ha chiesto la collaborazione dell’Associazione “21 luglio” per affrontare l’annosa questione dell’insediamento nella periferia est della città.

In questi anni più volte si è parlato di una chiusura del campo, ma oggi il concetto è cambiato introducendo il concetto di superamento, concetto diverso, che parla di inclusione sociale.

Una fase già cominciata, ha spiegato il Carlo Stasolla, portavoce e referente dell’associazione “21 luglio” che da anni si occupa della questione a livello nazionale e che ha redatto il rapporto “Oltre il campo”. Un’associazione che è stata protagonista ad Asti già di diversi convegni e proprio in una di queste occasioni è venuta in contatto con l’Amministrazione Comunale che ha deciso di “sposare” il percorso offerto dal “21 luglio” che ha una nutrita esperienza in materia di superamento delle baraccopoli a livello nazionale e piemontese.

L’obiettivo è, quindi, reinserire le persone attualmente residenti in via Guerra 37 nel tessuto sociale cittadino.

Sei gli step che prevede il programma a partire da una fotografia reale della situazione, che ritragga le necessità degli abitanti, le problematiche ma anche delle risorse che possono offrire.

“Basti pensare che l’età media nell’insediamento di via Guerra è di 18 anni, a fronte di una città come Asti nella quale è di 47 anni – spiega Stasolla –. Vuol dire che questi giovani possono essere una risorsa”. Risorsa sia per la città che per la loro comunità. A livello culturale l’associazione “21 luglio” ritiene, infatti, di dover puntare proprio sulle nuove generazioni per poter cominciare un dialogo che possa portare al superamento della baraccopoli. Superamento che significa inserire queste persone nella realtà urbana, in abitazioni o condomini.

“Aiuteremo queste persone come facciamo con tutte le altre – hanno spiegato dall’assessorato ai Servizi Sociali –. Non significa che troveremo loro una casa, ma che li accompagneremo nel percorso, aiutandoli, se necessario in base alle loro necessità. Quello che facciamo, insomma, con chi si rivolge ai Servizi”.

Attualmente in via Guerra 37 abitano 108 persone, di cui 61 adulti (con 18 minori tra gli 0 e i tre anni e altrettanti in età scolare) per un totale di 27 nuclei familiari che dovranno trovare una soluzione alternativa alla baraccopoli. 

“Abbiamo fotografato il campo dall’alto, abbiamo ripulito l’area dove di solito si accumulava l’immondizia posizionando dei jersy per evitare nuove pile di rifiuti. Vogliamo mappare ogni tre mesi dall’alto la situazione per monitorare eventuali cambiamenti nel sito – ha spiegato il sindaco Maurizio Rasero -. Ma oggi, con la collaborazione dell’associazione “21 Luglio vogliamo” fare di più”.

“Per completare questo percorso è necessario avere una proposta realistica ed evitare un approccio calato dall’alto ma piuttosto partecipativo, che comprenda quelle realtà che da sempre gravitano attorno alla baraccopoli. Amministrazione a parte parliamo di associazioni, scuole, parrocchie. Insomma realtà che  conoscono i residenti e che i residenti conoscono –  aggiunge Stasolla -. Da evitare anche un approccio rieducativo ed etnico. Parliamo di persone non di nomadi o rom. Non è la razza che li definisce. Ed è proprio per questo che il primo passo è approfondire la realtà dell’insediamento, mappare le persone che gravitano attorno al campo e creare dei gruppi di lavoro che si occupino specificatamente di un aspetto, quale ad esempio la scuola o la salute”.

Quindi poi si passa allo step del piano di azione locale che con la metafora del volo prevede come atto finale l’atterraggio, ossia la fuoriscita. Un percorso fattibile, sulla base dell’esperienza vissuta in altri simili contesti, secondo l’associazione “21 luglio”, nonostante quella di via Guerra sia una realtà ben consolidata.

Le prime tracce della baraccopoli risalgono, infatti, al 1990 quando un gruppo di persone in fuga dal conflitto balcanico e provenienti dalla Sardegna si trasferì ad Asti, prima in frazione Revignano, quindi in via Guerra 27 e poi nel 2003 in via Guerra civico 37. Da allora gli insediamenti in città sono diventati tre (due in via Guerra e uno a Revignano, ndr) e non è escluso che il modello adottato su via Guerra 37 in futuro possa essere ripreso anche nelle altre realtà.

Ma l’associazione “21 luglio” ora è concentrata sulla baraccopoli di via Guerra 37. 

“Entro 24 mesi il progetto si superamento dovrebbe essere concluso – aggiunge il referente –. Una stima basta sulla nostra esperienza in altre situazioni simili”. L’associazione effettuerà un coordinamento dei lavori por bono, mentre il Comune ha assunto un assistente sociale full time e un educatore part time completamente dedicati al progetto per un costo di 133 mila euro. Denaro a cui vanno aggiunti 162 mila euro per il finanziamento delle azioni di inclusione sociale. Questa la stima dei costi del progetto che fa parte della fase quattro del percorso (finanziare e realizzare); poi si proseguirà con la campagna di comunicazione, in realtà già cominciata e infine, la fase sei, quella di monitoraggio e sostenibilità. In pratica il superamento della baraccopoli con i suoi residenti dislocati in altre realtà sul territorio (come abitazioni e condomini).

La speranza di Stasolla, ma anche di tutto il comparto Servizi Sociali e dell’amministrazione risiede in una frase di William Shakespeare: “Ogni cosa è pronta se anche i nostri cuori lo sono”. Quindi significa che questo sarà un lavoro che coinvolgerà i residenti della baraccopoli ma anche la città intera.